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Perché a Monfalcone?

10 February 2008 ore 15:00

Adriatica si trova in cantiere a Monfalcone per degli importanti lavori di restauro. Ma perché proprio a Monfalcone? Lo abbiamo chiesto a Pat...

 

Siamo andati a Monfalcone perché è una zona molto particolare e particolarmente attrezzata, dove ci sono Marina, cantieri e un indotto che garantisce massima competenza e presenza diffusa di tutte le personalità che servono a rimettere insieme una barca. Queste professionalità, che io ormai ho imparato a conoscere ed ammirare, sono davvero tante: i sabbiatori intervengono sullo scafo, altri fanno radiografie come in ospedale per verificarne lo spessore dell’acciaio, altri ancora trattano le sentine, ci sono falegnami e elettricisti, coloro che si occupano dell’elettronica e gli idraulici (fondamentali perché l’impianto idraulico di Adriatica è complicato dieci volte quello di una casa...). Poi ci sono i velai (anche se nel nostro caso restano sempre i nostri amici siciliani di Doyle) e tutta una serie di professionalità che a Monfalcone abbiamo trovato in prima fila. In primis i cardiologi, cioè coloro che devono cambiarci il motore. E questo è estremamente importante.

 

In più il porto e il cantiere non sono luoghi separati da un territorio, ma è anzi dall’interfaccia tra mare, porto e territorio che nascono una tradizione e una competenza. Si può dire che il porto è la cerniera tra il mare e la terra. Questo vale su tanti fronti: il primo è quello che ho appena detto, le competenze tecniche artigianali che sono essenziali per farne un posto sicuro dove ricoverare e ristrutturare una barca. Ma è anche un’altra cosa, il territorio è anche una tradizione che si affaccia al mare attraverso il porto. E allora ecco la tradizione marinaresca di Monfalcone e di tutta la zona di Trieste, una delle tradizioni più importanti e forti del Mediterraneo e del mondo. Mi raccontavano gli amici del Marina Hannibal che lì vengono i giramondo a rimettersi in sesto. I giramondo sono un popolo che noi abbiamo conosciuto molto spesso viaggiando e con cui spesso abbiamo fatto amicizia durante il nostro giro del mondo: barche che fanno le stesse rotte, persone che vivono in barca e si ritrovano nei vari porti. I giramondo non vanno in un posto per caso, ci vanno perché trovano tutto quello che gli serve: comprensione culturale, competenza e un ambito anche ideologico in cui ripararsi.

 

I porti si dividono in due categorie: quelli in cui ci vanno solo proprietari di yacht o grandi motoscafi, che usano la barca in maniera rispettabilissima, ma solo per andare in vacanza, senza viverla, e gli altri, i porti in cui le persone che vivono il mare si rifugiano per fare i lavori, smontare un motore, smontare una vela, eccetera... evidentemente Monfalcone appartiene alla seconda categoria, quella più interessante, che fa sognare i Velisti per Caso come me. Quando arrivo in un Marina, io voglio andare vedere quello esperto, molto più esperto di me, che sta smontandosi la barca. Vado, chiacchiero, cerco di capire... Insomma, mi interessa che un Marina sia un posto vero, dove ci abita la gente che vive sul mare. Teniamo presente che Monfalcone, in realtà, è fuori dalle rotte dei giramondo, nel senso che bisogna risalire tutto l’Adriatico per arrivarci. Se questi vanno lì è perché trovano questa cultura fondamentale, che unisce il Velista per Caso come me al velista non per caso.

Unisce nel sogno e dal mio punto di vista anche un po’ nella retorica, perché pur se non sarò mai capace di smontare il motore della mia barca, voglio andare a vedere, voglio capire e ammiro davvero chi lo fa. Sapere che Monfalcone è la tana dei giramondo mi piace e mi fa sentire parte di questo mondo. Tra l’altro Hannibal è un nome bellissimo, ho scoperto che è in onore di Annibale, zio di Mauro Pelaschier. Pelaschier è stato il timoniere di Cino Ricci e adesso è una delle personalità più importanti, simpatiche e competenti della marineria italiana. Tra l’altro l’ho sempre invidiato perché è un gran bell’uomo! In questo momento indosso la divisa di Aria, che è una barca di cui Pelaschier è stato Skipper... la cosa che mi ha sempre fatto arrabbiare da morire è che se ci mettiamo gli stessi vestiti, a lui stanno molto bene e a me no. Dicevamo, lo zio di Pelaschier era questo Annibale a cui hanno appunto intitolato il marina. Conoscendo Mauro questo a me piace, mi fa balenare l’idea di una tradizione, di un radicamento del territorio della marineria.

 

Poi siamo vicini a Trieste, non ne parliamo nemmeno! Mi ricordo l’accoglienza che ci hanno fatto all’Adrìaco quando siamo passati da lì con Adriatica, altri circoli ce ne sono moltissimi, a Trieste c’è una tradizione incredibile... e poi sì, c’è anche la bora che è terribile, una volta mentre ero lì si è alzata in pochi secondi e ho capito cosa può significare... Per cui tutti quelli che vanno per mare a Trieste hanno il mio rispetto e la mia ammirazione, io avrei il terrore. Detto questo, il territorio oltre a un discorso di tradizioni e competenza ha una sua storia, apriranno adesso un marina dove una volta c’erano delle terme romane e ci sono dei percorsi che conducono alla scoperta dell’entroterra attraverso canali. Questo territorio dal punto di vista delle tradizioni enogastronomiche e delle sue potenzialità anche turistiche è uno dei più fertili d’Italia.

Non esiste un cantiere su Marte, esiste un cantiere in un porto e il porto si collega a un territorio e il territorio a una competenza, a una sapienza, a una tradizione. Noi siamo sempre andati in cerca di questo e abbiamo sempre trovato questo. In giro per l’Italia abbiamo avuto diversi incontri importantissimi: abbiamo cominciato con Fano, siamo andati avanti con Marina di Ravenna, poi Cala de’ Medici e Rosignano (che comunque rimane la nostra il nostro yacht club, dove Adriatica è destinata a tornare) e adesso questo incontro con Monfalcone.

Questo anche per sottolineare che non solo il Tirreno, ma anche l’Adriatico e quindi tutta l’Italia ha le proprie strutture per accogliere le barche e sviluppare il turismo nautico. Ci sono nel Tirreno e questo è scontato, è meno scontato che ci siano nell’Adriatico, ma nella nostra esperienza possiamo garantirlo. La nostra vocazione è sempre quella, essere turisti e velisti per caso, cercare di unire l’esperienza del mare a un’esperienza collettiva con quella del territorio.

 

Patrizio

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