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Sole sulla pelle

L'eritema solare consiste nel caratteristico arrossamento della pelle (in greco erythema vuol dire appunto "arrossamento"), conseguente a un’esposizione solare eccessiva, in termini di durata e intensità, rispetto alle difese naturali della cute dell'individuo (presenza di melanina, spessore dell'epidermide). L'arrossamento da eritema solare spesso è associato a prurito e, nei casi più gravi, a vere e proprie bolle, ossia cavità ripiene di siero dovute allo scollamento dell’epidermide. L'eritema solare è, pertanto, una vera e propria ustione, la cui entità è proporzionale all’intensità e alla durata dell'esposizione. Per via della liberazione da parte della cute ustionata di particolari fattori infiammatori, sovente l'eritema solare si associa a febbre e a malessere, di entità talora rilevante e preoccupante. Nel giro di 5-7 giorni, o anche meno qualora vengano intraprese le opportune terapie, il quadro clinico si risolve e l'arrossamento si attenua, pur lasciando la cute maggiormente irritabile e vulnerabile, per un certo periodo. Il problema dell’esposizione solare sorge in particolar modo durante la stagione invernale.

La causa principale associata alla comparsa di eritema solare è che la pelle, d'inverno, è meno abituata all’azione dei raggi UV. Inoltre, bisogna tener conto che chi cerca il caldo d’inverno, a latitudini ben diverse dalle nostre, troppo spesso si comporta al sole come se si trattasse di una normale estate mediterranea, trascurando il fatto che nelle zone esotiche l’intensità di radiazione è di ben tre volte superiore e che il riflesso dell’acqua di mare e della sabbia la intensificano rispettivamente del 20 per cento e del 15-25 per cento.

D’altra parte, anche la neve rappresenta un fattore intensificante delle radiazioni, in una percentuale che va dal 50 al 75 per cento. Gli appassionati di sport invernali non dovrebbero mai dimenticare come l’intensità degli ultravioletti aumenti del 12-15 per cento ogni 1000 metri di altitudine e, a certe altezze, il rischio di arrossamenti eccessivi è molto frequente. Se a questo si aggiungono il vento e il freddo la situazione si aggrava ulteriormente dal momento che questi fattori intaccano il cosiddetto film idrolipidico, la naturale barriera protettiva della pelle, lasciando la cute in balìa delle aggressioni esterne. La pelle si difende in modo naturale dalle radiazioni solari attraverso la produzione di melanina.

Dopo un'esposizione solare di una certa intensità, la prima reazione cutanea consiste nello scurimento della melanina già presente in superficie. Questa prima abbronzatura si attiva entro un paio d’ore dall’esposizione e conferisce un colore rossiccio che scompare in 24-36 ore. Contemporaneamente, ha inizio la stimolazione dei melanociti, cellule situate tra l’epidermide e il derma e deputate alla produzione di melanina. Alla produzione di melanina ex novo è correlata l’abbronzatura vera e propria, che si manifesta a partire da 48 ore circa dopo la prima esposizione solare. Essa rappresenta una valida protezione nei confronti delle ulteriori radiazioni (dopo, non ci si scotta più), che raggiunge la massima efficacia dopo almeno una settimana. Al tempo stesso si produce un ispessimento dello strato corneo, il più superficiale, dell’epidermide, che conferisce alla pelle una maggiore resistenza alla penetrazione delle radiazioni. Fino a circa 10 anni fa, si riteneva che soltanto i raggi UVB fossero nocivi, in quanto eritematogeni. Oggi si è scoperto come i raggi UVA siano ancora più pericolosi degli UVB, poiché presenti in maggiore quantità (costituiscono il 95,6 per cento della radiazione UV) e poiché la loro azione arriva fino al derma, provocando danni permanenti come il fotoinvecchiamento. Inoltre, i raggi UV hanno un ruolo determinante nell’effetto cumulativo responsabile dell’insorgenza dei tumori cutanei.

La prima efficace forma di prevenzione contro l'eritema solare che si può attuare inizia qualche settimana prima della prevista esposizione solare ed è di carattere alimentare. L’esposizione al sole comporta, infatti, un incremento della formazione di radicali liberi, ovvero sostanze tossiche, che, accumulandosi, comportano invecchiamento precoce della cute. La prevenzione può attuarsi attraverso una sorta trattamento pre-esposizione. Molto utile risulta assumere, nei 30-40 giorni precedenti all'esposizione solare, sostanze antiossidanti: vitamina C, vitamina E, zinco, selenio, beta-carotene, contenuti soprattutto in agrumi, pomodori, peperoni, cavoli, broccoli, carote, spinaci, albicocche, mandorle, noci, nocciole, olio di oliva, germe di grano, yogurt, pane integrale. La prevenzione dall'eritema solare si basa sull'impiego sistematico di indumenti protettivi (cappello, occhiali, guanti), nonché sull'esposizione solare progressiva. Quest'ultimo è il punto più difficile da accettare per il vacanziere che 'ha i giorni contati' e non può permettersi di perdere preziose ore.

Credere tuttavia di poter 'bruciare le tappe' e ridurre i tempi necessari perché la cute si abitui all'irradiazione solare facendo ricorso ai soli schermanti solari è errato ('bruciare le tappe' serve solo a 'bruciare la pelle'!). Gli schermanti solari sono un coadiuvante, ossia una protezione solare ausiliaria da affiancare alle misure sopra citate, che non possono comunque essere sostituite. In montagna si dovranno privilegiare gli schermanti ad alta e altissima protezione (questi ultimi particolarmente indicati per i bambini e per le pelli delicate in genere), da applicare sulle zone scoperte, e in particolare sulle aree critiche, come le labbra. L'applicazione dovrà essere ripetuta ogni 2 ore, specialmente dopo il bagno se si è al mare o se si pratica attività fisica, perchè il sudore lava via la crema. Le stesse precauzioni vanno prese anche in caso di cielo nuvoloso, dal momento che l’azione dei raggi solari è analoga. La terapia per il trattamento dell'eritema solare è, come per le ustioni solari, di competenza medica, ed è bene che ogni 'scottatura', specialmente se estesa e/o associata a febbre, sia valutata da una persona competente In genere, è bene astenersi da un trattamento che applichi i cosiddetti “rimedi della nonna” come l'olio d'oliva, il bianco d'uovo e le creme a base di anestetici e di antistaminici.

 

A cura di Sanofi-Aventis

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