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Le Galapagos sono sempre un'esperienza

22 December 2006 ore 12:00

Silvia: Pat, Adriatica di nuovo alle Galapagos a distanza di qualche anno dal primo giro del mondo di Velisti per Caso. E' cambiato qualcosa?

Patrizio: Rispetto a qualche anno fà, tornando alle Galapagos ho notato un aumento assoluto dell’antropizzazione, ci sono dappertutto più abitanti. Puerto Ayora ad esepio ha molte più case dall’ultima volta che l’ho vista ed è anche molto più sviluppata. Queste isole restano comunque ancora oggi un laboratorio sensibile, proprio come ai tempi di Darwin e forse più!

 

Silvia: Cosa intendi?

Patrizio: Ai tempi di Darwin erano uno straordinario laboratorio naturalistico all'aperto, oggi riscopriamo quanto sono interessanti anche dal punto di vista politico, sociale e culturale. Sono il laboratorio umano oltre che naturale più importante che io abbia mai visto e di cui abbia sentito parlare in tutto il mondo. Come un modellino in scala di tutte le cose belle e le sfighe della Terra: i problemi che ci sono lì, sono - in piccolo - quelli che abbiamo anche noi. Un sensore indispensabile, dove ancora ritroviamo tutto quello che incontrò Darwin, grazie al Parco che ha conservato le isole in gran parte intatte (ancora si può girare tra agli animali selvatici che vengono ad annusarti a un millimetro). Anche se ormai ogni osservazione di carattere naturalistico è già stata fatta, oggi tutto questo rimane, ma c'è di più...

 

Silvia: Quali sono queste emergenze sociali che hai visto alle Galapagos?

Patrizio: Dal punto di vista politico, culturale ed ecomico le Galapagos sono un posto relativamente ricco rispetto all'Ecuador: c'è il turismo, ci sono molte risorse, c’è lavoro. Quindi un sacco di ecuadoriani vorrebbero abitarci, nonostante per ovvi motivi esista un numero chiuso. L'immigrazione clandestina è diventato un grosso problema: tantissimi clandestini arrivano con le navi dal continente, si nascondono tra le isole e lavorano in nero. Gli stessi problemi sociali che abbiamo noi! Con in più gli effetti pericolosi della sovrapopolazione che compromette il rispetto per l’equilibrio della natura e causa disparità nella redistribuzione delle risorse: anche qui ci sono pochi ricchi e molti poveri. Un'altra questione all'ordine del giorno è quella energetica: alle Galapagos si è arenata tempo fa una petroliera che ha disperso in mare il suo carico. Per fortuna le famose correnti hanno pulito subito tutto, ma poteva rivelarsi un vero disastro. Ne deriva una grande attenzione per il tema dell’energia pulita e per la ricerca di fonti rinnovabili. 

A questo proposito ho girato per le isole con gli amici di ENEL, che mi hanno illuminato su argomenti interessantissimi e fondamentali. Sono stato con l'ingegner Donatini e con un professore del MIT di Boston a visitare un importante sistema di produzione di energia eolica a San Cristobal. Una sperimentazione costruita dal famoso E8 (cioè gli otto maggiori paesi più sviluppati in termini di energia) a cui anche ENEL collabora, che serve da test per impiantare l'eolico anche sul continente e in Occidente. L’attenzione per l’impatto ambientale è estremamente curata, hanno perfino calcolato le rotte degli uccelli per evitare di intralciarne il volo con le pale! In certi mesi dell’anno l’isola è alimentata solo dall’eolico, le energie rinnovabili pulite raggiungono il 50% del consumo medio annuale sull’isola di San Cristobal.

 

Silvia: Torniamo alla natura. Cos'ha di tanto speciale questo arcipelago?

Patrizio: La specificità della vegetazione e della fauna delle Galapagos dipende da una lunga serie di motivi: primo fra tutti sono isole separate sia tra loro che dal continente, dove le specie inizialmente simili vivono un’evoluzione parallela, diversificata in base ai diversi habitat. È come se tu mettessi dieci iguane tra loro parenti in dieci isole diverse e stessi a vedere come si sviluppano in contesti naturali diversi. Proprio questo è successo ai famosi fringuelli: da un unico fringuello iniziale alla fine ne sono uscite tante sottospecie, perché dove c’erano solo semi hanno sviluppato un becco grande, mentre dove c’erano solo vermi nei buchi dei tronchi ne hanno sviluppato uno affilato per tirarli fuori. E così via... Tutto questo è attentamente preservato; c’è stato un lavoro incredibile di ricerca proprio per il ripristino della biodiversità originale: la spedizione di Gabriele Gentile (di Roma Tor Vergata) mirava proprio a verificare come è stato fatto il ripopolamento delle iguane, controllando i ceppi di provenienza dei vari esemplari.

Gabriele mi ha spiegato che per preservare la biodiversità il ceppo di origine è cruciale, perché se sono tutte parenti tra di loro, sono attaccabili dalle malattie, mentre diventano meno attaccabili se mantengono le loro caratteristiche specifiche. Ma la cosa davvero incredibile delle Galapagos è la delicatezza dell’equilibrio naturale; ci sono ad esempio una serie infinita di correnti marine che influenzano il clima delle varie coste. Quella di Humboldt è fredda e viene da sud, portando una certa quantità di pesce che di conseguenza permette a determinati uccelli di vivere bene lì. Un’altra sempre fredda viene da sud ovest e permette addirittura di trovare dei pinguini. Poi ce ne sono di calde da nord est, tanto che ogni spiaggetta ha il suo microclima diverso. Di fronte a questo capisci che, se il clima mondiale cambia di un elemento infinitesimale, alle Galapagos squilla subito il campanello d’allarme! Tenerle sott’occhio è un po’ come controllare una sorta di sensore molto sensibile dal punto di vista naturale.


Silvia: Il viaggio a bordo di Adriatica com'è andato?

Patrizio: E' stato bellissimo. Ci siamo spostati su Adriatica, compatibilmente alle regole del parco. Ho trovato un'Adriatica trasformata rispetto alle altre avventure, perché ENEL l’ha attrezzata per renderla un'isola autosufficiente in termini di energia: ENEL ha impiantato a bordo pannelli solari, delle eliche per l’eolico e anche un’elica sott’acqua per sfruttare l’energia del mare. Praticamente si alimenta con il vento (l’eolico), con il sole (i pannelli) e con il mare. Inoltre è stata applicata una sperimentazione all’avanguardia che riguarda l’accumulo di questa energia partendo dal presupposto che, quella che in questo momento non uso, devo poterla metter via, perché mi serve dopo. C’è un accumulatore a idrogeno che - mi hanno spiegato - non è una bomba atomica, ma una sorta di spugna che assorbe questa energia e la ritrasmette! ENEL in questo modo sta sperimentando una serie di esperimenti che utilizzerà sulle isole del Mediterraneo, italiane in particolare, per rendere autonome queste isole.

 

Silvia: Hai partecipato alle spedizioni di ricerca con i professori?

Patrizio: Con i professori delle Università di Bologna (Marco Passamonti) e Siena (Francesco Frati) e i loro studenti, abbiamo fatto quello che a suo tempo aveva fatto anche Syusy: un giro per le isole su uno yate (l’imbarcazione locale), da bravi naturalisti-turisti. Viaggiare con i professori è esaltante: anche la cosa più minuta, apparentemente più stupida, viene notata e approfondita. Marco Passamonti è andato sott’acqua e ci ha spiegato cos’ha visto... Insomma, io ho già visto quelle stesse cose altre volte, ma non lo sapevo che avessero quella valenza lì!

Non a caso il turismo con il professore è molto in voga adesso in America: gruppi di turisti si fanno accompagnare da professori universitari esperti della zona di destinazione, che spiegano le cose in un modo diverso da una guida normale e ti fanno sentire coinvolto in queste loro ricerche. Ovviamente poi sono matti duri! La sera, mentre io riposavo, loro organizzavano seminari dedicati alle cose che avevano visto. Alcuni li ho anche capiti ed erano pure interessanti, altri invece erano molto specialistici, ma questo riguarda il loro lavoro. È stata un’esperienza da turisti non per caso, che consiglio. Bisogna trovare un modo, magari un nuovo canale per finanziare la ricerca! I docenti fanno da guide turistiche e ne approfittano per organizzare uscite didattiche coi ragazzi. 

Già, perché gli studenti si portano a casa un’esperienza unica, ma soprattutto una voglia, una spinta, una motivazione e un entusiasmo che stando in un’aula immagino facciano fatica a provare. Ricordo una delle biologhe del gruppo di Gentile, Arianna, che si è messa a piangere quando abbiamo visto un tartarughino uscire dal guscio dopo la schiusa e andare direttamente in mare. Era commossa perché lei sa tutto di tartarughe, ha deciso di diventare biologa grazie a un documentario, da allora ha visto e rivisto quella scena mille volte e ha studiato tanto, ma adesso... c’era! È impagabile e questo è l’entusiasmo di un viaggio del genere.

 

Silvia: Quindi il Adriatica nei panni del Beagle va a gonfie vele?

Patrizio: Diciamo che alle Galapagos ho tratto la convinzione che questo viaggio sulla rotta di Darwin sia una buona idea: c’è materiale e c’è un modo di narrare a metà tra il divulgativo, il turistico, lo scientifico e lo storico che può funzionare. Mi auguro funzioni così anche in tutte le altre tappe. A livello umano è stato molto carino stare con questi gruppi, certo, alcuni problemi organizzativi sono inevitabili in un posto difficile come le Galapagos, ma li abbiamo sempre risolti. Un aiuto importante è quello che ci viene dalle guide che troviamo in loco: alle Galapagos abbiamo avuto Pier Fabio Tonelli, che è stato molto più di una guida, è stato un amico e un’interfaccia indispensabile per capire una realtà come questa. Mi ha aperto un vero e proprio filone in più, quello sociale, che solo lui poteva raccontarci abitando lì da 15 anni. Per fortuna lo ritroviamo in Ecuador con il gruppo di Telmo Pievani e della Bicocca... Insomma, tutto funziona come una catena di punti di vista e di rapporti diversi: Tonelli che vede le Galapagos come uno che ci vive, i professori con uno scopo scientifico preciso e una missione da realizzare, gli amici di ENEL che riflettono sull’energia ed io, che ho lo sguardo del turista, del divulgatore e talvolta del banalizzatore. Un gran bel mosaico che ora cerchiamo di mettere insieme televisivamente.

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