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Ultimi preparativi e l'incontro con Bukefalos

12 February 2002 ore 21:00

Diario del Mattino

 

Anche oggi non ce l’abbiamo fatta a partire. Una barca non è mai finita. La nostra in particolare, che è stata fatta dai Cantieri di Fano a tempo di record, necessita di tutte quelle centinaia di piccole messe a punto che soltanto dopo un certo periodo di prove si rendono necessarie. Io e Marco siamo andati a prendere una saldatrice. Uno degli affari più vantaggiosi della mia vita: abbiamo comperato una piccola saldatrice elettrica italiana, pagandola tre volte quello che ci sarebbe costata in Italia, se solo ci fossimo ricordati di acquistarla!


Poi Marco è sparito dentro la sala macchine, dove tra il grosso motore Volvo, il dissalatore e i generatori, riesce ad entrare solo lui, e Giacomo (a volte). Credo abbia saldato mensole e ganci per stivare arnesi e strumenti, in vista della traversata. Intanto Cino ha ripassato cento volte su e giù la coperta, mettendo a posto una cosina qua e una là. Marianna è andata a prendere i colori, con i quali ha dipinto il graffito di Adriatica sul muro del molo de la Luz, di fianco a quelli di tutte le altre barche che da qui son partite per la traversata oceanica. Ha disegnato Adriatica, con tanto di bandierina sarda, poi ognuno ha scritto il proprio nome.

Cino (che comunque dice che questi riti sono delle cazzate) ha scritto il suo nome col dito, in verde. Covre, che già è ossessionato a bordo da una seggiolina verde che si è portato Giacomo, ha protestato dicendo che il verde porta male…

Cristoforo è andato ad un Internet Cafè, qui sul porto di Las Palmas, a leggere e a stampare qualcuno dei tanti messaggi che ci mandate sul sito. Grazie. Ma non un grazie-semplice. Provate ad immaginare: sono due anni che lavoriamo quotidianamente a questo progetto pazzesco dei Velistipercaso.

Tra l’altro abbiamo debiti per svariati anni. Provate a immaginare se poi le cose si fossero messe in modo per cui voi (il pubblico, cioè il destinatario primo di tutto questo casino) aveste decretato che era una incomprensibile stronzata. Roba da suicidio! Invece, avete scritto migliaia (migliaia!) di mail, di interventi nei forum, in cui dite la vostra in tutti i modi possibili, ma dimostrate comunque di CONDIVIDERE. Condividere l’idea, condividere almeno un po’ dell’emozione, condividere i presupposti, condividere gli obiettivi, condividere i sentimenti, condividere le paure.

Vi avverto: se invece di scrivere queste righe su un computer io stessi parlando di questo dal vivo con qualcuno, potrei – seriamente – commuovermi. Noi (io, Syusy, Giuseppe, Paolo, Cristoforo, Orso, Michela, Valentina, Luca, Gabriele, Andrea & Andrea, Daniela, Antonella, Beba, Chiara, Tullia, Martino, Alessandro, Sandro, Giorgio, Alessandra, Luisa e gli altri sei o sette che adesso non mi ricordo) facciamo-facciamo con un unico scopo: coinvolgere.

Comunicare delle cose che secondo noi sono belle da dire e, su questo piano, coinvolgere gli altri. Certo, è un mestiere. Ma non solo. Una sua amica astrologa ha detto a Syusy che è perché molti di noi sono Acquari… Mah. Comunque, siamo stati un bel po’ a leggere assieme i vostri commenti, seduti tutti e nove in pozzetto. Posso dirlo? Felici.

 

 

Diario della sera


Domani prima di partire dobbiamo fare acqua, pagare il porto e poi io e Cristoforo vorremmo andare a trovare una coppia di Cechi che ha una barca curiosa. Si chiama Bukefalos (Bucefalo), come il cavallo di Alessandro Magno. Vaclav avrà 50 anni, viene da Praga e fa l’ingegnere. Per trovare una moglie che condividesse la passione per la barca (che gli è venuta appena ha visto l’Adriatico a Rimini!) ha dovuto cambiarne tre.

Marta, la sua attuale compagna, aveva un negozio a Praga. Entrambi, come succede in questi casi, hanno mollato tutto e si sono fatti con le loro mani una barca di ferro e legno. Una cosa molto molto artigianale, una cosa alla Moitessier, una barca molto confortevole dentro, ma con un albero che praticamente è un palo di legno squadrato, una barca alta alta, instabile, che francamente non capisco come possa navigare… Eppure. Vaclav e Marta sono venuti a bere il caffè su Adriatica, che – hanno detto – per loro è un sogno. Io gli ho regalato una maglietta di Velisti, loro 9 cappellini del Bukefalos.

Paolino ha brontolato che non si fanno di queste figure. Il fatto è che di magliette non ne ho più. Allora gli abbiamo regalato anche parmigiano e prosciutto, come simbolo dell’Emilia Romagna che, in fondo, per Vaclav ha rappresentato il suo primo approccio col mare. Marta e Vaclav resteranno qui, alle Canarie, fino al novembre prossimo. Prima di attraversare l’Atlantico Vaclav ha bisogno di altri soldi e quindi andrà qualche mese a lavorare in Iran, come ingegnere.


Patrizio

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