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Questi sono i Caraibi?

27 April 2006 ore 12:00

Questi sono i Caraibi? Evidentemente sì.

 

Siamo arrivati di notte alla marina Bas Du Fort di Point a Pitre a Guadalupe. Molto lentamente: la reef è molto estesa, e la pass è stretta. Bisogna stare attenti a non toccare. Adriatica pesca circa 4 metri. Il corallo è bello, ma portarselo a casa nel bulbo non credo sia una grande idea. E' buio, io non ho chiuso occhio tutta la notte. Non mi volevo di certo perdere l'atterraggio dopo 2 settimane di atlantico. Non capisco. Ho una strana sensazione. Mi sento un alieno. Cos'è la terra ferma? Chi ci abita? Perchè quegli strani esseri che camminano senza ondeggiare non vivono in acqua? Ma soprattutto, cosa sono queste squame che iniziano a crescermi lungo il collo e la schiena? Io sono come Kevin Kostner in Water World. Sarei pronto a restare per il resto della mia vita in mare mangando solo plancton.

O forse no? Opto per questa seconda ipotesi e mi convinco che toccare terra sia una buona idea.

 

Ci guidano al pontile d'attracco boe luminose rosse a destra e verdi a sinistra creando un corridoio d'entrata nella barriera corallina. Un ragazzo del porto, che per comodità d'ora in poi chiamerò Checco, ci aiuta ad ormeggiare. Ma lo fa con tanta enfasi che non si accorge di salire sulla barca di una signora inglese. La poveretta, svegliatasi per il trambusto, esce in coperta ad osservare la scena, e appena si rende conto di avere un ospite a bordo, non la prende nel migliore dei modi. E' parapiglia, battibeccho e discussione in multilingua. Chi parla in franco-creolo, chi inglese, chi in italiano e chi in pseudo dialetto riminese-romagnolo... Per farla breve: dal punto di vista della lady inglese, Checco non doveva salire sulla sua barca (la "Kiss"!!!) e tantomeno non doveva spostarla col corpo quando lei cercava di far valere i suoi diritti di proprietà privata. Dal punto di vista di Checco, noi avevamo bisogno di aiuto e lui era disposto a tutto per agevolargi l'ormeggio. Dal nostro punto di vista, credo volessimo solo fermarci e riposare...


Alla fine attracchiamo e il sole si affaccia in cielo rendendo più visibile il paesaggio. Allora Filippo e Ricardo mi invitano al tavolo da carteggio. Ho un compito da svolgere: devo scrivere nel diario di bordo il porto in cui siamo atterrati. Devo scrivere in circa 10 pagine, una volta per pagina, "Bas Du Fort". Ma perchè con un ghigno al limite del malefico, mi invitano a fare ciò? Chiedo ed ottengo risposta. Per scaramanzia marinaresca, soprattutto nelle lunghe ed impegnative traversate, come quella che abbiamo appena portato a termine, si evita di scrivere sul diario di bordo il porto d'arrivo. Si inserisce solo il porto di partenza. Solo quando si è giunti, allora sì, si indica anche il porto d'arrivo. Ma allora Filippo e Riccardo sono i tipici marinai superstiziosi? Non credo, ma dato che male non fa, tanto vale scrivere il porto d'arrivo solo una volta arrivati. Siamo tutti molto stanchi, ma contenti di essere arrivati. Gionfri J.J. Rapala Riccioni, Andrea Triglia Sorricaro e Rolando Ravello vincono la stanchezza e si lanciano alla ricerca di un bar dove far colazione seduti, senza che tutto si muova pericolosamente Andrea nostromo Barbera si fionda immediatamente a letto, e poco dopo lo seguono Cristiana e Filippo.

 

Io e Ricardo facciamo due passi sul pontile. Bello camminare! Camminiamo! E' da tanto tempo che non lo facciamo. Io assisto venerando ai commenti di Riccardo sulle imbarcazioni ormeggiate. E' l'ennesima lezione di nautica. Chissà cosa riuscirò a ricordare di tutto quello che ho sentito o visto fare da quando sono partito con Adriatica quel lontano 11 marzo a.d. 2006 da Rosignano? Poi io crollo. Le gambe mi fanno Giacomo Giacomo, e pure Luigi Luigi. Barcollo ma non crollo. E invece alla fine cedo. Saluto Riccardo e mi congedo in direzione letto.

 

Ricordo il verde della vegetazione, ricordo il molo ben tenuto, ricordo che abbiamo fatto due foto con Riccardo. Ricordo poco. Ma ho un bel ricordo.

E di certo non dimenticherò mai che il capitano uno o due giorni prima, mi aveva concesso il privilegio di issare dal lato sinistro della barca, la bandiera del Rimini calcio. Avevamo vinto una partita importante per restare in serie B, non decisiva, ma importante. E così i Caraibi hanno accolto Adriatica corredata di una non piccola bandiera biancorossa. E l'indomani un ragazzo canadese vicino di barca ci ha chiesto che cosa era quella bandiera, e io gli ho risposto, e lui ci ha confessato di aver visto una bandiera uguale in un'altro porto, su un'altra barca. Cosa ci volete fare! Rimini è nel mondo. E il mondo accoglie Rimini.

Così siamo arrivati ai Caraibi.

E così mi tornano alla mente Riccardo primo velista per caso, Bacciccio & Co., Bologna e ciurma, Ciclamino e il suo equipaggio. E Checco, che si dimostra sempre un valido attore, in questo caso nei panni del ragazzo della marina di Bas Du Fort, e che dovrebbe, tra le altre cose, anche essere mio fratello.

Greetings from Guadalupe.

Per sempre vostro  

 

MaCio

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