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L'alba caraibica è spettacolare

12 March 2002 ore 20:00

Ancorati in baia all’Isola de la Vache, Haiti. Marianna mi ha dato gli ultimi cubetti di ghiaccio da mettere sulla caviglia slogata. Poi, finito il ghiaccio, mi ha applicato uno zucchino surgelato. Una volta scongelato lo zucchino, mi son fatto un impacco di minestrone-surgelato. E, alla fine, il peggio è stato evitato. Sono gonfio, dolorante, ma mi muovo. E, con 24 ore di immobilità, dovrei essere quasi a posto.

 

Stamattina ci siamo svegliati all’alba. L’alba caraibica è spettacolare. Quella vicino ai villaggi, in particolare. Cominciano i galli, a cantare a squarcia-bargigli: uno, due, tre, trecento galli. Poi si comincia a vedere del fumo, tra le palme: si accendono i fuochi. Poi, pian piano (molto piano) compaiono i primi esseri umani: gente che cammina sulla spiaggia, le prime barche di pescatori, le più “belle” barche che io abbia mai visto. Sono fatte di pezzi di legno, con vele di plastica fatti con i sacchi di spazzatura incollati, oppure sono vele-arlecchino fatte di mille pezze di stoffa diversa.

Hanno la vela latina. Sono barche come quelle che potrebbero costruirsi dei ragazzini di 10 anni, sono barche da storia fantastica di naufraghi. Ma navigano, eccome. Approfittando del vento costante (che in particolare in questa grande baia, sia per allontanarsi da terra che per tornarci soffia al traverso), queste barchette navigano veloci, con i timonieri dritti a poppa, da una parte, come i gondolieri veneziani, per bilanciare.

 

Dopo il risveglio della baia, uno alla volta, hanno ricominciato a ronzare attorno ad Adriatica le solite canoe scavate nei tronchi (storti). La nostra riserva di birre e di biscotti è stata ancora una volta pesantemente alleggerita, e anche quella dei dollari spicci. In compenso abbiamo guadagnato un basco di bananine dolcissime e qualche aragosta.

A metà mattinata siamo ripartiti, verso nord-ovest, verso Santiago di Cuba. Il vento all’inizio era perfetto, poi si è guastato, ha girato e si è messo di bolina. Abbiamo ballato tutta la notte. Io mi sono praticamente trovato prigioniero della mia cuccetta, nella cabina da 4, infilato tra il bordo e il telo antirollio. Ho approfittato di una brusca fermata della barca per scivolare giù dalla cuccetta, per scoprire che la brusca manovra era dovuta ad un incrocio pericoloso con una nave mercantile che, ovviamente, non ci aveva dato la precedenza.

 

Patrizio

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