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Gli ozii di Capua, a Santiago la ciurma non si tiene!

15 March 2002 ore 20:00

Inchiodati a Santiago di Cuba. Per vari motivi. Il primo motivo è che abbiamo difficoltà con gli approvvigionamenti, sia di cambusa che di gasolio. La città è lontana dal Marina (6-7 chilometri) e i negozi dove acquistare cibo con un minimo di assortimento anche. Senza un mezzo, affidandosi solo ai taxi, andare a fare acquisti diventa un problema. Ma, soprattutto, non c’è una pompa di gasolio in banchina, e Marco sta letteralmente girando per tutti i distributori della città, con una serie di taniche, a fare gasolio a venti litri per volta…

 

L’altro motivo, che mi vien da chiamare “gli ozii di Capua”, è che l’equipaggio non lo si tiene più… son due notti che tutti tornano alle sei del mattino. Poi Covre è in piedi bello arzillo e incazzato già alle sette, ma gli altri fino a mezzogiorno non si vedono. O, se si vedono, sono dei fantasmi. Pare che a Santiago tutte le sere ci siano delle magnifiche feste

Mi sento un po’ come il Capitano Blake del Bounty, con la ciurma che socializza con gli indigeni locali, a scapito della disciplina! D’altra parte, è il minimo. L’equipaggio di Adriatica è partito da Marina di Ravenna ai primi di gennaio, e da allora nessuno ha mai staccato un minuto. Anche la barca stessa avrebbe tanto bisogno di riposo: le avarie ormai non si contano più, e Marco deve correre dietro anche a quelle: fasciare le crocette di pelle perché non strappino le vele, un fiocco tagliato, una pompa che non va più ecc ecc.

 

E io? Io, che cosa c’entro? Io sono il responsabile della baracca. Se il Capitano del Bounty aveva le sue piantine da portare a casa, io ho i famosi 5’ al giorno, e poi la mezz’ora alla settimana, e poi le puntate da 100’ che devono andare in onda (la prossima tra marzo e aprile). Io non ho voglia di staccare. Avrei voglia di partire. E poi, io ho Zoe: alla sera io e lei, padroni della barca, andiamo nel lettone della cabina di poppa, a raccontarci storielle e favole. E’ quello che ho sognato durante tutte queste settimane.

Cosa potrei volere di più?

 

Patrizio

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