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Capoverde punto di arrivo e di partenza

5 April 2006 ore 14:00

L'arcipelago di Capoverde e il mare: un binomio indissolubile, non fosse altro per gli alisei che, da Capo Bojador e da Capo Verde, iniziano a soffiare da nord e nord-est, trasportando il pulviscolo di cui si caricano transitando sul Sahara.

Un arcipelago di 10 isole principali a 350 km dalla costa del Senegal (4.033 Kmq), in cui si "imbatterono" i portoghesi nella loro spamodica ricerca di una nuova rotta per le Indie (trovata poi nel 1486 da Bartholomeu Dias che doppierà il Capo di Buona Speranza). La tradizione marinara dice che le isole siano state scoperte da Alvise da Ca' Mosto al servizio del re del Portogallo Enrico il Navigatore alla metà del Quattrocento (altri parlano invece di naviganti arabi alla ricerca di sale) e da allora costituirono una base sicura per la navigazione oceanica, un trampolino per il grande balzo verso il Nuovo Mondo.

Punto di arrivo e di partenza: la prima sosta per emigranti forzati come gli schiavi africani che qui facevano la loro prima tappa del lungo viaggio verso le Americhe, punto di partenza invece per gli emigranti "volontari" quei capoverdini che per secoli hanno cercato fortuna all'estero per sfuggire ad un destino di miseria.

Non a caso a fronte di una popolazione residente di 350.000 persone, si contano all'estero oltre 500.000 capoverdini. Si narra che i primi emigranti siano proprio legati al mare: a fine Settecento iniziarono ad arrivare le prime baleniere americane che avevano bisogno di marinai e soprattutto di lavoranti per le operazioni più fetide, sventrare e tagliare le carcasse delle balene ed estrarne l’olio attraverso la bollitura.

Ancora oggi chi pesca in grande viene da fuori: lo sfruttamento intensivo della pesca nel mare capoverdino e in quello senegalese è in gran parte riservato ai grandi pescherecci industriali europei e giapponesi in cambio di sovvenzioni economiche pagate ai governi. Decine di migliaia di tonnellate di pesce che hanno fatto sì che il prodotto della pesca tradizionale senegalese sia calato dal 15 al 20% rispetto agli anni Novanta (fonte: "Nigrizia", aprile 2002), che provoca una crisi facilmente comprensibile in aree dove centinaia di migliaia di persone vivono di tale attività. I pescatori straccioni trovati dal nostro skipper Filippo al largo delle coste africane potrebbero essere stati costretti a spingersi sempre più verso l'oceano aperto per ricavare un minimo di pescato.

 

 

Ma torniamo alle nostre isole: di natura vulcanica, l'esempio più bello di vulcano è il Fogo (2829 metri di altezza) la cui ultima eruzione risale al 1995. L'area, che fa parte di un parco naturalistico istituito nel 2002, è molto suggestiva: il cono vulcanico svetta in mezzo ad un'antica caldera di otto chilometri di diametro (Chà de Caldeiras) sulle cui pareti laviche si coltiva la vite che produce il vino di Fogo, il Manecom, che viene esportato in Brasile. Un altro fenomeno vulcanico che merita di essere visto è il cratere dell'antico vulcano di Pedra do Lume nell'isola di Sal che, attraverso un tunnel scavato nel 1804 per farvi accedere l'acqua marina, venne trasformato in salina.

Come scrisse Charles Darwin nel 1832 (in una lettera al padre) nelle isole di Capoverde, prima tappa del suo viaggio intorno al mondo con il "Beagle", far della geologia in un paese vulcanico è proprio delizioso. Ed è proprio il vecchio Darwin a farci venir voglia di visitare le isole: nessuno che non sia appassionato di storia naturale può immaginare il piacere di vagabondare fra le palme di cocco, nei boschetti di banani e di alberi del caffè, e tra un numero infinito di fiori selvaggi. Tuttavia le isole sono in gran parte nude, con scarsa vegetazione, sia per lo sfruttamento del suolo da parte dei colonizzatori, ma anche per la scarsità di piogge che si trasforma, in certi periodi , in attesa spasmodica delle "azaguas", gli acquazzoni. Non a caso l'attività agricola appare modesta, se si esclude l’esportazione delle banane.



Per quanto riguarda il mondo animale, interessante l'osservazione dell'avifauna (che registra 75 specie rare), ma soprattutto quella delle megattere, le grandi balene, di cui si può udire il canto, sott'acqua, a chilometri di distanza, un canto ancestrale, da natura primigenia, che doveva spaventare gli antichi marinai.

Capoverde è stata colonia portoghese fino al 1975, quando si è costituita repubblica indipendente (Amilcar Cabral uno dei leader della lotta di liberazione contro il Portogallo era di origini capoverdine), ma gli abitanti di Capoverde hanno pagato il loro prezzo all'ultimo colonialismo, pretenzioso e straccione al tempo stesso, della dittatura portoghese: in migliaia venivano assoldati dal governo coloniale ( i cosiddetti "contratados") e spediti a lavorare negli anbienti più insalubri e pericolosi delle altre colonie africane.

Dopo l'indipendenza la Repubblica di Capoverde ha intrapreso la strada non sempre facile verso la democrazia compiuta e dal 1991 ha adottato un modello parlamentare pluripartitico.

 

Le tracce della vecchia dominazione sono ancora presenti nelle isole in particolare ricordiamo l'antica capitale di Ribeira Grande (Citade Velha) nell'isola di Santiago poco distante dalla capitale Praia.

Nonostante la città fosse stata devastata già agli inizi del Settecento da un'incursione del pirata francese Cassard, Darwin nel 1832 rimase sbalordito dalle antiche costruzioni di questa località (che forse non pensava di trovare in terra africana) in particolare del fatto che alcune delle pietre tombali portano date del sedicesimo secolo. In particolare la fortezza di San Felipe, la chiesa di N.S. de Rosario costruita nel 1495, la prima chiesa di culto cristiano in Africa e ciò che resta dell’antica Cattedrale, le cui pietre, si dice, erano state trasportate appositamente dal Portogallo. Magari si può leggere quanto scrisse un navigante portoghese della metà del secolo XVI che vide Ribera e ne ammirò le numerose case in pietra e gli infiniti giardini di aranci, limoni, melograni, fichi di tutti i tipi.

Il legame con il Portogallo si può notare anche nella religione, nella stragrande maggioranza cattolica, della popolazione composta all'80% di creoli, nella cultura e soprattutto nella musica tradizionale che è un mix di fado portoghese e di ritmi africani.

Oggi nella vita economica di Capoverde contano moltissimo gli aiuti internazionali, le rimesse degli emigrati e un nascente turismo favorito da quelle che gli abitanti considerano le principali ricchezze delle isole il clima e la pace.

Da queste isole scabre ed affascinanti, spinti dal grande aliseo portoghese inzia il grande viaggio nel Mare Oceano.


I ragazzi della 4°A

Liceo scientifico tecnologico Mattei

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