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Adriatica non è un Intercity!

5 March 2002 ore 20:00

Io sono stremato da tutti gli imprevisti che accadono in barca.

Ho preso da parte Marco Covre e Vanni e gli ho chiesto: “Ma cosa succede alla barca? Abbiamo sbagliato qualche cosa?” “Ma stai scherzando?” mi ha risposto Marco “La barca va benissimo. Il gennacher ha avuto dei problemi alla calza perché siamo stati costretti a usarlo anche con vento un po’ troppo forte. Il fiocco si è tagliato perché, con la fretta, siamo partiti senza fasciare le crocette con la pelle, che abbiamo a bordo ma che non abbiamo avuto il tempo di montare. Il frullone va benissimo, ma bisogna pur adattarlo! Lo sai che i velai l’hanno disegnato a memoria, prima che il piano velico della barca fosse definito totalmente? E poi siamo partiti, di corsa. Anche l’avvolgifiocco: ci ha dato un problema dovuto ad un errore di montaggio…”

“Quindi le vele vanno bene?”

“Le vele vanno benissimo, hanno un profilo bellissimo e rendono benone. Se posso dire: è l’armatore che non va…”

“Prego?”

Voi dovete mettervi in testa che una barca non è un intercity. Non potete fare dei programmi al minuto: dopodomani saremo là, mercoledì prossimo bisogna arrivare là… Un viaggio in barca a vela procede col vento, procede col massimo rispetto per le attrezzature, per i tempi giusti. Adriatica non si è fermata un minuto, da quando è partita ai primi dell’anno dal Porto di Marinara a Marina di Ravenna…”

 

E così dicendo, scuotendo il testone pelato e abbronzato, con un bagliore piratesco degli occhi azzurri, il Capitano mi ha mollato lì, a meditare. Vanni, in silenzio, lo ha seguito. Devono sturare la cassa liquami, perché pare che qualche ospite poco adattato al mare abbia esagerato con la carta igienica. Strano destino quello di Adriatica. Certo non è una barca da corsa, non siamo in regata. Però è quasi peggio: la doppia vocazione del suo equipaggio, un po’ fatto di marinai e un po’ di saltimbanchi televisivi, crea qualche contraddizione. Tensioni no, mai. Contraddizioni.

 

Tra il viaggio per eccellenza, coi tempi da viaggiatori, cioè lenti e adattati all’ambiente, e il viaggio virtuale-televisivo, che viceversa ha bisogno di altri ritmi, che contiene in sé l’ansia del prodotto. Mi ha lasciato a pensare, Covre. E mi ha fatto pensare anche Vanni, con un semplice sguardo. Mi sono ricordato delle brontolate di Cino, mi è tornato in mente il navigatore solitario che ho incontrato e di cui vi parlerò, che ha fatto la nostra stessa rotta ma in un anno, invece che in due mesi. Ci vuole uno snodo. Un elemento di congiunzione tra la realtà, con le sue esigenze, e la rappresentazione della realtà, con le sue esigenze. Oddio. Ma quell’elemento di snodo sono io! Una bella responsabilità. Ma anche una grande sfida.

Prometto a tutti che farò del mio meglio.

 

Beh, ma adesso torniamo alla vita di bordo: appena ha messo il piede su Adriatica, Ballo ha cominciato a saltare qua e là come un grillo, a chiedere qualsiasi cosa a Marco sulla barca e a Giovanni e Giacomo a proposito delle apparecchiature televisive. Cesare, invece, è andato a letto presto, abbracciato al peluche della sua fidanzata (credo). Durante la navigazione verso Tortola (una delle isole Vergini) abbiamo visto una balena.

 

Patrizio

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