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Tutti inseguno i Neutrini!

13 June 2008 ore 12:00

Vi ricordate i neutrini, quelle sfuggenti particelle che tentano di rivelare ai Laboratori del Gran Sasso?

Abbiamo scoperto che i fisici dei LNGS non sono i soli a inseguirli! A Catania Giorgio Riccobene ci ha parlato di NEMO (NEutrino Mediterranean Observatory), costruito a 2000 metri di profondità al largo di Capo Passero, che ha riservato una sorpresa ai ricercatori.

NEMO è la stazione-prova di un ambizioso progetto, il KM3, che oltre all’Italia coinvolge molte nazioni europee. Dal profondo del mare rivelerà i neutrini grazie al loro impatto con le molecole d’acqua. "Ciò che accade è paragonabile al biliardo, quando la pallina bianca colpisce le altre facendole schizzare da tutte le parti. I neutrini colpiscono le molecole d’acqua che a loro volta liberano altre particelle, i muoni, che per la loro elevata velocità emettono un segnale luminoso: questo segnale è percepito dai nostri strumenti".

Giorgio ci ha mostrato uno dei sensori ottici utilizzati:"Sembra una semplice lampadina, un po’ più grande delle altre: in realtà è un fotomoltiplicatore. Al suo interno sono presenti delle specie di celle fotoelettriche molto avanzate. La luce emessa dai muoni è molto debole, ma il fotomoltiplicatore è in grado di amplificare questo segnale e trasformarlo in un impulso elettrico trasmissibile ai supporti informatici".

Ciò che rende speciale NEMO è che ha rivelato anche qualcos’altro: la presenza dei capodogli (Physeter macrocephalus, L.) nel Mediterraneo.

 

E’ stato possibile grazie alla stazione acustica NEMO-OnDE (Ocean noise Detection Experiment) Un vero e proprio studio di registrazione sottomarino dotato di idrofoni, microfoni che captano i suoni sott’acqua - dice Giorgio - inizialmente nato per “ascoltare” i debolissimi suoni prodotti dalle rare interazioni dei neutrini in mare. I neutrini, quelle poche volte che si fanno vedere, ci parlano anche, poichè l’impatto con la materia determina, oltre alla luce, anche un suono.

E, a sorpresa, sono stati captati anche i suoni emessi dai cetacei: non solo capodogli ma anche delfini (Delphinus delphis, L.).

In acqua i suoni si propagano molto più velocemente che nell’aria, al contrario della luce. I cetacei quindi hanno sviluppato un sistema di comunicazione basato sulle onde sonore, che nel loro ambiente sono molto più efficaci di quelle luminose. Utilizzano suoni per comunicare fra loro o come radar per localizzare le prede durante la caccia: riuscire ad ascoltarli è importante per captarne la presenza. Ad alte profondità la loro voce risuona molto più chiara che in superficie, dove imbarcazioni di ogni sorta, porti e cantieri creano un vero fracasso. Questo non disturba solo gli studi dei biologi ma gli animali stessi. Lo dimostrano molti casi di delfini spiaggiati, finiti sulla costa perché confusi da suoni estranei e troppo intensi.

La stazione acustica NEMO-OnDE continua a essere utilizzata dai biologi del CIBRA (Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali) di Pavia. I suoni emessi dagli animali permettono di scoprire molte cose: la specie, le dimensioni, la posizione e la rotta che stanno seguendo.

Le condizioni di “silenzio” acustico in cui si svolge la misura (dovute alla grande profondità) e la sensibilità degli strumenti utilizzati hanno permesso di ottenere registrazioni di grande qualità, nelle quali ben si identificano i caratteristici segnali sonori (“click”) emessi dai capodogli. Ascoltando questi schiocchi i ricercatori hanno scoperto un’altra caratteristica curiosa: i capodogli parlano un dialetto diverso a seconda della zona in cui vivono. I segnali sonori vengono emessi in sequenze dette “codas”, costituite da un determinato numero di “click”, emessi con un caratteristico ritmo. Sono proprio i codas a cambiare nelle diverse aree.

La stazione sottomarina potrà regalarci altre sorprese: vi sono state installate anche una stazione di monitoraggio “on-line” del rumore acustico sottomarino e una stazione per il monitoraggio ambientale e sismico a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

NEMO è un prezioso laboratorio interdisciplinare, dove si incrociano le più diverse strade della scienza, con una meta comune: conoscere lo straordinario universo di cui siamo parte.

 

Ilaria Selvaggio

Inviata di Velistipercaso.it su Adriatica

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