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Verso il primo "way point": Mar del Plata

16 December 2015 ore 15:00

Abbiamo lasciato il porto di Piriapolis per il Grande Sud, la Patagonia e le terre australi del continente sud americano. Il vento sibila tra le sartie della barca e gonfia le nostre vele. Adriatica avanza diretta verso un punto al largo di Mar del Plata, 180 miglia a SW. Sarà il nostro primo way point, cioè punto intermedio sulla rotta verso Ushuaia. Poi, man mano, ce ne saranno altri che abbiamo arbitrariamente fissato sulla carta e che ci indicheranno la progressione del cammino, piccoli traguardi giornalieri della nostra vita vagabonda.

 

La barca avanza sicura, spinta da un vento di nord est che riceviamo al giardinetto di sinistra, quella parte dello scafo che stà dietro, ma leggermente sul fianco, così che il vento non viene proprio da poppa, ma un po' di fianco. Abbiamo una "finestra" meteo di tre o quattro giorni che dovrebbe permetterci di raggiungere senza complicazioni Puerto Madrin, nel Golfo Nuevo. Per noi rappresenta un terzo del percorso in distanza, anche se non in tempo di percorrenza. Infatti in mare non si può mai sapere quanto tempo impiegherai per arrivare. Almeno andando a vela. La nostra speranza è di giungere a Ushuaia entro l'Epifania e questo sarebbe già un ottimo risultato. Dopo Puerto Madrin infatti i venti possono essere così violenti da costringerci a cercare un ancoraggio dove attendere condizioni migliori per proseguire. L'anno scorso un catamarano di amici attese per 15 giorni a Puerto Deseado, circa a metà percorso, di poter rimettere la prua a Sud. Ma fu un caso eccezionale.

 

Quando si parte, dopo aver passato dei mesi a terra, le sensazioni che si provano sono contrastanti e forti. La terra, il porto, rappresentano la sicurezza e non è semplice, per quanto grande sia il tuo desiderio di navigare, tagliare questo legame. I timori relativi alla barca (sarà tutto a posto? ho previsto tutto?) e all'anima (come mi accoglierà il mare? e questo vento che da giorni non smette di ululare come se dovesse spianare la terra da ogni parvenza umana, far volar via ogni segno di umanità?...) man mano che passano le ore trovano risposte nel ritmo dell'onda, nel passo sicuro della tua compagna, la tua barca. I turni di guardia scandiscono la navigazione e l'equipaggio ritrova la complicità dello stare insieme per un obiettivo unico. Il corpo si abitua al movimento e dopo le prime ore di nausea ritrovi l'appetito, pian piano, passando da qualche biscotto secco a un frutto e poi a qualcosa di più sostanzioso. 


L'altro aspetto, più interiore, del mollare gli ormeggi è dato dai legami affettivi. Finchè sei a terra hai la possibilità di chiamare le persone che ami, inviare loro un messaggio, una foto, una mail. Finchè il tasto "invio" del tuo iPhone è blu ti sembra di essere vicino, nonostante i dieci mila chilometri di distanza reale. Poi, quando parti, le barrette che indicano la connessione wifi scompaiono. Dopo un po' tocca ai pallini della rete del tuo operatore telefonico, finchè alla fine ne scompare anche il nome e da quel momento sei solo. Tu, i tuoi compagni, la tua barca e il mare. Nello stesso modo, lentamente, scompaiono le preoccupazioni terrestri come le mail di lavoro, il saldo in banca, quella risposta che dovevi a un tuo fornitore a cui non hai avuto tempo di scrivere. Alla fine il mondo va avanti, andrà avanti, anche senza di te e tu vivrai la tua avventura che ti cambierà per sempre. Come ogni viaggio. E tu credi che sarà in meglio, anche se a volte non lo sai far capire a chi da terra ti vuol bene e ti aspetta e vorrebbe solo una "vita normale", mentre tu sei irrequieto e ogni tanto devi partire, perchè quello che sei dipende anche da questa stessa irrequietezza.


Ma già il vento rinforza ed è ora di ridurre le vele, aggiustarle alla nuova andatura, cambiare leggermente la direzione della prua. Perchè il mare è possessivo e geloso e vuole tutta la tua attenzione. Ci sarà tempo dopo per queste leggerezze introspettive. Ecco, questo del mare mi piace: ha coraggio, è franco, è diretto e quando ti vuole lo capisci immediatamente. E se ti vuole, ti prende, e non ti lascia andare via.

Ushuaia è a 1400 miglia da qui. Raggiungerla è e sarà l'unico pensiero per noi nei prossimi giorni e tutto quello che di buono verrà sarà una nostra conquista e il nostro regalo di Natale.


Filippo e il suo equipaggio

Adriatica SY
Atlantico del Sud

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