Yasawa è davvero uno dei più bei posti che io abbia visto. C’è una baia principale, che si apre sul davanti e sul retro su altre baiette più piccole. Tutte le baie sono collegate tra loro da lingue di sabbia che con l’alta marea scompaiono.

Il mare, ovviamente, assume almeno sei colori diversi, dal blu all’azzurro e al verde, a seconda del fondale, che è di sabbia o di corallo, profondo o affiorante. Verso sud la terra finisce digradando, ma a nord della baia c’è una montagna molto ripida, coperta di vegetazione. In cima alla montagna c’è un roccione bianco, stranissimo. Da lontano sembrava quasi una grossa casa, un faro. Invece è una roccia squadrata, bianca.

Vito, Luciano, Gigi e Daniele andranno si arrampicheranno sulla roccia. Io, Syusy, Zoe, Marco, Irene e Giuseppe andremo con il canotto a vedere il mare e la grotta. Sul mare c’è un cordone di rocce grigie, probabilmente vulcaniche, che il lavoro delle correnti e delle maree ha separato, plasmato e scolpito. Spuntano e si appoggiano sulla sabbia bianca. Assomigliano a delle vere e proprie opere d’arte astratta.

Subito dietro alle roccione scure sulla sabbia bianca c’è uno sfondo di verde, dato da cespugli e da alberi di frangipane, quel tronco spoglio coi fiori bianchi. A me e Syusy è venuta subito in mente la stessa idea: è un giardino Zen. E’ la perfezione naturale eppure artificiale. Il massimo della pulizia formale. Più avanti, praticamente sotto al roccione bianco dove son saliti i nostri amici, c’è una grotta, che con la marea si allaga. Ci ho fatto il bagno con Zoe e Marco e Irene. La luce entra da una spaccatura in alto e crea dei giochi di rifrazione sul fondo. Il fondale non è un granchè, ma nell’insieme la grotta è molto suggestiva.

Patrizio