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Vela senza frontiere da Bologna a Cuba

21 March 2002 ore 20:00

Ogni volta che si entra in un porto le autorità cubane ci sottopongono all’intera trafila di controlli, affidata a non meno di quattro autorità ed effettuate da non meno di 6-7 funzionari: dell’immigrazione, della capitaneria, della dogana e dell’igiene. Siamo arrivati entro la baia di Santiago verso le 3 di notte, i primi controlli a bordo sono stati effettuati verso le 5, gli ultimi verso le 11.

 

Ad aspettarci al porto c’erano Maria Grazia, Monica e Salvatore, del GVC (Gruppi di volontariato Civile) di Bologna, ai quali dovevamo consegnare le medicine raccolte da Vela senza Frontiere. Per lo sdoganamento vero e proprio dei 12 scatoloni di aiuti sanitari ci vuole un funzionario del Ministero inviato qui dall’Avana, per ora noi li affidiamo al GVC che poi curerà tutta la trafila burocratica. Ma, in ogni caso, Maria Grazia è stata in dogana fino alle 13. Intanto Salvatore accompagnava gentilmente Syusy e Zoe a Trinidad, una cittadina bellissima che sta qui a pochi chilometri, una vera perla storica del periodo coloniale.

Dopo l’una, io Giacomo, Maria Grazia e Monica siamo partiti in macchina per Sancti Spiritu, per vedere almeno la struttura a cui i medicinali erano diretti. Il viaggio (di un paio d’ore) è stato molto buono e interessante: la campagna cubana è stupenda. Le difficoltà economiche e di approvvigionamento di carburante sicuramente complicano la vita dei cubani, ma lasciano il paesaggio intatto, a galleggiare fuori dal tempo: cavalli, carretti, gente in bicicletta.

 

Ogni tanto qualche camion, che purtroppo (visto che brucia direttamente petrolio) fuma in modo impressionante. Nei campi soprattutto canna da zucchero, a perdita d’occhio, ma anche tabacco. Sancti Spiritu è una bella cittadina, anche lei col suo centro coloniale in stile spagnoleggiante. Bellissime le piazze, piene di sedie, piene di gente. Il centro di igiene dedicato alla prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale (soprattutto AIDS) è un bellissimo palazzotto liberty, in cui deve sorgere un centro di informazione e di ascolto, quindi una specie di consultorio. Il palazzo è in cattive condizioni, ma purtroppo i materiali edili che erano stati destinati alla sua ristrutturazione sono stati utilizzati per riparare i danni ingenti a case e altri edifici pubblici dall’ultimo ciclone, che in ottobre ha devastato questa zona.

 

Le operatrici del centro hanno molto entusiasmo ma pochissimi mezzi. L’unica cosa che a Cuba non manca è l’iniziativa personale della gente. Grazie alla scuola gratis per tutti, ci sono un sacco di medici e di personale sanitario, che si danno un gran da fare. Purtroppo mancano medicine e manca anche il cemento per rifare il tetto della sede del nuovo consultorio. Il GVC, oltre a questo progetto, ne segue altri, legati alla produzione agricola.

Pensare che la sede è a Bologna, e io non ne avevo mai sentito parlare. Bisognava arrivare a Cuba per conoscere questo tipo di attività, curate da Organizzazioni Non Governative (ONG) senza scopo di lucro e finanziate dal Governo Italiano e dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con i ministeri cubani.

Tornando al porto, alla sera, una strana notizia: alcuni medicinali che ci avevano affidato, e il cui elenco era stato inoltrato da mesi ai ministeri cubani, si sono rivelati “proibiti” qui a Cuba, con grande agitazione da parte della dogana locale. Sarebbe ben strano ora, dopo averli portati fin qui per 5000 miglia, scoprire che avremo delle altre grane burocratiche… Dogane permettendo domani dovremmo proseguire per l’Isola della Gioventù.

 

Patrizio

 

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