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Come tutti gli anni, eccomi all'Eudi Show con il compito di organizzare l’ormai tradizionale viaggio subacqueo per il mio gruppo. Dopo aver parlato con i vari tour operator, ricevo la proposta che mi sembra ottima per noi. Ho scelto una località particolare, che il gruppo avrebbe voluto visitare da un po', ma a causa del costo, non l'avevamo mai presa seriamente in considerazione. Fortunatamente questa volta sono riuscito ad avere una quotazione interessante. Raccolgo qualche informazione in più, poi mando tutto ai soliti compagni d'avventura. Pur essendo una cifra importante, il gruppo decide che per la destinazione scelta è un'occasione da non perdere. Tutti mi danno la loro adesione, coinvolgendo anche due nuovi amici, Ekaterina e Riccardo. Il periodo deciso per la nostra avventura è dal 15 al 26 ottobre. La meta scelta è Raja Ampat. Un piccolo arcipelago formato da migliaia di isolette quasi tutte disabitate, che si trova in Papua Nuova Guinea e più precisamente in Papua Occidentale.

 

Questo luogo fa parte del triangolo d’oro della biodiversità marina. Viene soprannominata così perché l’area compresa in questo ipotetico triangolo è considerata a livello mondiale, per quanto riguarda la vita e la biodiversità marina, la più ricca, incontaminata e ancora in parte da scoprire. La nostra meta si trova nel punto d'incontro fra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico. Per questo motivo è caratterizzata da forti correnti che portano grandi quantità di nutrimento, attirando i pesci e gli esseri più piccoli, che, di conseguenza, si trasformano in cibo per i grossi pelagici.

 

La sua locazione remota rende il viaggio per raggiungerla una vera avventura, è estremamente lungo e faticoso, sembra di non arrivare mai. Grazie a questo isolamento, lo sfruttamento turistico e commerciale è quasi nullo, rendendola una meta straordinariamente prestigiosa e incontaminata, (io la definirei VERA come alle origini). Raja Ampat è considerata una delle nuove frontiere che il turismo subacqueo sta iniziando ora ad esplorare. Le strutture che possono accogliere i turisti sono veramente poche e raggiungerle è complicato. Il loro governo ha capito (da poco) che oltre alla pesca che considerava unica risorsa, ha un'altra fonte di ricchezza molto importante, la natura sopra e sotto l’acqua. Per questo ha iniziato ad adottare una nuova politica basata sulla conservazione dei luoghi, costituendo tantissimi parchi terrestri e marini, promuovendo anche gli ECO RESORT. Tutto ciò rende questa meta estremamente ambita dai subacquei.

 

Il viaggio fino a Papua

 

Inizio subito l’organizzazione appoggiandomi ad Aquadiving, un tour operator specializzato in viaggi sub. La struttura scelta è il WAI ECO RESORT, situato sull’omonima e piccolissima isola. Dopo mesi di lavoro per organizzare tutto, finalmente è il giorno della partenza. Alle otto di mattina, sono già arrivati a casa mia quasi tutti i compagni di viaggio ed il pulmino che, in un paio d’ore, ci porterà a Malpensa dove ci uniamo al resto del gruppo. Il morale di tutti è alle stelle, ma per alcuni l'euforia si alterna a preoccupazione, per il lunghissimo viaggio che dobbiamo affrontare. Anch'io ho una sensazione strana di disagio, ma è data da un motivo completamente diverso, anche stavolta, non posso condividere questa speciale esperienza con la figliolette Sveva e la mia compagna Silvia, che non può assentarsi dal lavoro, questo mi rattrista. Arrivati a Milano Malpensa ci raggiungono Nicola e Annamaria.

 

Alle 14.05 decolliamo con il primo volo, che in poco più di sei ore ci porta a Dubai. Per i compagni di viaggio anche questo volo è un'esperienza nuova in quanto nessuno di loro aveva mai volato con il mitico AIRBUS A380, l’aereo passeggeri più grande al mondo. È comodissimo, spazioso, con un servizio di bordo eccellente ed una programmazione di intrattenimento strepitosa. Atterrati a Dubai, ci incontriamo con Philippe che è partito da Londra, a questo punto il gruppo è completo. Qui abbiamo sei ore di sosta, facciamo uno spuntino, poi gironzoliamo per gli stupendi Duty Free. Alle 04.10 ora locale decolliamo, con otto ore e mezzo di volo raggiungiamo Jakarta. Qui abbiamo una sosta lunghissima, otto ore e venticinque minuti. Abbiamo anche diverse formalità burocratiche da sbrigare che ci portano via un po’ di tempo. Atterriamo alle 15.40 ora locale. Passiamo i controlli doganali. Ci timbrano il passaporto e ci danno il visto turistico d’ingresso, poi andiamo al ritiro bagagli, dove, dopo un’attesa non troppo lunga, li recuperiamo tutti. Prima di uscire dal terminal, cambiamo i soldi in valuta locale.

 

L’aeroporto di Jakarta è molto grande, con tre terminal: internazionale, nazionale e low cost. Ora noi dobbiamo passare dall’internazionale a quello nazionale. Per fare questo prendiamo un pullman che fa servizio navetta. Cerchiamo quelli gratuiti, dopo aver chiesto ad alcune persone finalmente individuiamo la fermata. Dieci minuti di attesa e poi eccolo arrivare. In un quarto d’ora, siamo al terminal giusto. Ormai si è fatto buio, sono passate tre ore e la fame si fa sentire. Decidiamo d’andare a mangiare in un KFC, Kentucky Fried Chicken. Un fast food dove si mangia il pollo fritto, sinceramente abbiamo mangiato di meglio, non era un gran che. Comunque ci siamo sfamati e abbiamo passato un'oretta.

Adesso dobbiamo fare una cosa molto importante, acquistare alcune schede telefoniche locali per cercare di comunicare con casa (sembra che sull’isola a volte si riesca solo con quelle) e comunque se per caso si riesce con quelle italiane si spende una follia. Ormai è il momento di portarci al check-in, superati i controlli ci mettiamo in coda per farlo di gruppo. Purtroppo dobbiamo pagare un supplemento per i bagagli in quanto, nei voli interni di andata abbiamo solo 20 chili di franchigia a differenza di tutti gli altri dove ne abbiamo 30. Dovendoci portare l’attrezzatura subacquea e video-fotografica scafandrata, siamo tutti abbondantemente oltre i 20 chili. Qui abbiamo un piccolo problema, il personale di terra fa confusione e commette un errore mettendoci circa 50 chili in più da pagare (oltre 200 euro), ma fortunatamente me ne accorgo. Dopo una lunga discussione, chiariamo e sistemiamo le cose, ricevendo anche delle scuse. Ora andiamo al gate, fra una cosa e l'altra non manca poi così tanto all'imbarco.

 

Per questo volo interno ci serviamo di una compagnia locale, la Batik. È una buona compagnia con degli aerei nuovi e un discreto servizio catering (per chi apprezza il cibo asiatico, i noodles). Una cosa che ci colpisce sono le hostess, molto giovani, truccatissime, con divise cortissime scollate e provocanti, oserei dire da discoteca. La durata totale del volo è di 5 ore e 25 minuti, ma dobbiamo fare uno scalo intermedio. Alle 00.05 decolliamo con destinazione Sorong, ma dopo circa 2 ore e 30 minuti atterriamo a Makassar, dove succede una cosa curiosa. Pur avendo i posti assegnati fino a destinazione ci fanno scendere e poi risalire sullo stesso aereo, dandoci delle nuove carte d’imbarco (praticamente uguali, con gli stessi posti a sedere di prima, cambiando solo il nome del luogo di decollo), facendoci fare il giro dell’aeroporto, compresi i controlli. Ci fanno correre come se fossimo in ritardo perché nel frattempo hanno già imbarcato chi deve partire da Makassar e ci aspetta in aereo. Fortunatamente questi voli sono quasi vuoti, dandomi la possibilità, su entrambi, di prendere tre sedili per coricarmi e dormire. Dopo la corsetta nell'aeroporto decolliamo per arrivare a Sorong alle 07.30. Ritiriamo i bagagli ed usciamo.

 

L'arrivo sull'isola di Wai

 

Qui veniamo accolti dall’assistente che ci accompagna in un albergo con dei pulmini tipicamente scassati. Sono veramente distrutti, non sappiamo come facciano a muoversi, inoltre sono piccolissimi e non si sa come riescano a caricarli in modo inverosimile, mettendo dentro le valigie anche dai finestrini e poi stivandoci come sardine anche noi. Ma poi ci rendiamo immediatamente conto che tutto questo qua è la normalità. Arrivati avventurosamente in questo albergo d’appoggio, incontriamo Martina la nostra guida subacquea, capo villaggio e tutto fare. Qui rimaniamo per alcune ore giusto il tempo per ottenere i permessi per entrare nei vari parchi marini ed aree protette.

 

Ora abbiamo anche la possibilità di utilizzare il wireless, nel villaggio dove andiamo non è disponibile, ed è anche difficile e non sempre possibile comunicare con il telefono. Ottenuti i permessi riprendiamo i pulmini scassoni e ci dirigiamo al porto. La prima impressione non è delle migliori, la città è caotica, tutti guidano come vogliono, senza regole, si buttano, passano da qualsiasi parte creando un gran caos. La città è bruttina e non molto pulita. Il porto, anche a causa del mercato del pesce vicino, è sporco e puzzolente. Si nota che qui il turismo praticamente non esiste. Mi chiedo dove siamo capitati, vedo anche dalle espressioni dei compagni molta perplessità. A peggiorare la situazione ci si mette anche il tempo, inizia a piovere. Ma?!? Saliamo sulla barca che, con un paio d’ore abbondanti di navigazione, ci porta a destinazione, sull’isola di Wai.


Staccati gli ormeggi, i dubbi rimangono ancora per poco, dopo una decina di miglia di navigazione, le cose cambiano radicalmente. Il mare diventa cristallino, le isole stupende con una vegetazione rigogliosa, il cielo azzurro con il sole splendente. Fortunatamente vedo i visi degli amici di viaggio cambiare totalmente espressione, faccio un respiro di sollievo. Quando arriviamo al largo il mare si agita, facendoci rallentare, ma dopo un oretta di sballottamento entriamo in una zona tranquilla. In lontananza vediamo la nostra isola, man mano ci avviciniamo ci rendiamo sempre più conto che è bellissima. Ora sono le 12.30, stiamo attraccando sul pontile del diving, siamo sbalorditi, tutti ci chiediamo, ma dove siamo capitati, in paradiso? La risposta unanime è SI. La stanchezza del lunghissimo viaggio sembra svanire nell’ammirare questo spettacolo.

 

L'isola è verdissima, con poche strutture che si integrano perfettamente nell’ambiente e nella natura, quasi da scomparire. È circondata da una spiaggia bianchissima, davanti ha una laguna di un colore incredibilmente turchese, l’acqua è cristallina e nasconde una barriera corallina spettacolare. Si respira una tranquillità irreale. I Bungalow sono veramente belli, spaziosi ed accoglienti. Li trovo lussuosamente spartani ed estremamente originali. Ma la cosa migliore è che sono stati costruiti nel massimo rispetto dell’ambiente. Hanno impiegato esclusivamente materiale trovato sull'isola. Le pareti, i pavimenti e i mobili sono interamente in legno, mentre per i lampadari hanno utilizzato corteccia e conchiglie, persino il lavandino è un enorme conchiglia trovata in spiaggia. Mentre i ragazzi del villaggio ci portano le valigie nelle stanze, noi andiamo al ristorante. Questo è una grossa palafitta.

 

Qui abbiamo già una sorpresa, sotto ad essa, in un metro d’acqua nuotano diverse decine di squali che vanno dai piccoli di mezzo metro a quelli più grossi di un metro e mezzo almeno. Capiamo subito il motivo di queste presenze, il personale della cucina butta tutti gli scarti del pesce che pulisce e i resti dei nostri pasti in acqua, attirando questi stupendi predatori che trovano cibo facile. Ovviamente ci sono anche tanti altri tipi di pesci. Ci sediamo a tavola dove ci offrono un cocktail di benvenuto e il pranzo. Dopo aver mangiato abbiamo un paio d’ore di relax, poi subito in acqua per la prima immersione. Quasi tutti invece di riposare decidiamo di rilassarci andando a farci un bagnetto in questo stupendo mare dall’acqua caldissima (31 gradi), cristallina e di colore turchese.

 

Prime immersioni: check-dive!

 

Ora sono le 16.30 ed è ora di fare il check-dive. Questa immersione è importantissima perché serve per collaudare l’attrezzatura e capire la quantità di zavorra da usare. Già qui facciamo qualche incontro simpatico e interessante, dai pesci leone ai pagliaccio nella loro anemone e tante altre cosette. Usciti dall’acqua, doccia e subito cena perché la stanchezza inizia e farsi sentire. Il mangiare è buono e abbondante soprattutto considerando dove siamo... veramente in una località remota ed isolata, oserei dire DISPERSI NELLA NATURA INCONTAMINATA.

Come aperitivo abbiamo sempre qualcosa come patate dolci, banane fritte, tofu fritto o altre cose sfiziose che noi accompagniamo con qualche birretta. Nei pasti troviamo sempre il riso bollito, che si usa come pane poi pollo o pesce ed un’altra portata che può essere polpette vegetali o di tofu, uova o altre cose tipiche, poi verdure cotte, crude, frutta e dolci buonissimi. Inoltre abbiamo acqua, the, caffè, tisane, biscotti, torta e banane a disposizione tutto il giorno. Appena finito di cenare andiamo immediatamente tutti a letto.

 

Dopo il meritato riposo la sveglia suona, sono le 07.00, fra un’oretta dobbiamo essere in barca per iniziare la vera giornata sub. Ma prima andiamo a fare colazione. Anche questa è ottima, possiamo avere delle uova cucinate come vogliamo, torta, biscotti, pane, cioccolata spalmabile, varie marmellate, frutta, e bevande calde. Alcuni compagni si fanno prendere un po’ troppo dall'atmosfera calma e rilassante del luogo, arrivando in ritardo all’appuntamento sul pontile. Le nostre guide ci richiamano raccomandandoci la puntualità. Ci spiegano che le tempistiche del programma sono state studiate in base alle maree. Quindi se non si rispettano andiamo incontro a correnti fortissime e pericolose che rischiano di farci saltare l'immersione.

 

Napoleon Reef e Papa Yafet Cay

 

Oggi abbiamo in programma quattro tuffi. Il primo sito che esploriamo si chiama Napoleon Reef. Questa immersione è abbastanza semplice pur presentando una discreta corrente. Ci tuffiamo e raggiungiamo velocemente la profondità di 23 metri, dopo pochi minuti, abbiamo il primo super avvistamento, uno squalo tappeto, che dorme sotto ad un enorme corallo. In questo momento proviamo tutti una grande emozione, nessuno di noi ne aveva mai visto uno prima, in quanto è tipico di questa zona. Questo è uno squalo stranissimo, ha una colorazione mimetica, una forma appiattita, il muso arrotondato ed attorno alla bocca, ha dei barbigli stranissimi che assomigliano a delle piantine. Qui passiamo alcuni minuti per scattare delle fotografie. Poi riprendiamo l’esplorazione, troviamo una stupenda prateria di corallo in ottima salute ed in grande crescita, popolata da tantissimi e coloratissimi pesci di barriera. Ad un tratto un altro incontro, un grosso pesce napoleone che nuota tranquillamente attorno a noi incuriosito. Vedo anche diversi nudibranchi, ma purtroppo l’aria inizia a scarseggiare quindi siamo costretti a fare la sosta di sicurezza per poi riemergere.

 

Ora sbarchiamo su un isoletta deserta dove ci portiamo un ombrellone e tutto il necessario per fare un’abbondante merenda e rilassarci in spiaggia. Passata un’oretta, ci avviciniamo al nuovo punto da esplorare, Papa Yafet Cay. Qui scendiamo a 22 metri su un banco di sabbia, poi ci spostiamo su un giardino di corallo dove avvistiamo un altro squalo tappeto. Proseguiamo lentamente e cosa incontriamo? Un grosso branco di barracuda che ci gira attorno, che spettacolo! Sono molti ed anche piuttosto grossi, dopo esserci gustati i loro girotondi, proseguiamo l’escursione ed ecco che si avvicinano a noi diversi tonni e carangidi. Passiamo la maggior parte del tempo circondati da loro, sottraendo l’attenzione al magnifico corallo che c’è tutto attorno a noi. Ormai è passata più di un’ora ed è il momento di uscire. Saliti in barca torniamo al villaggio, dove abbiamo già pronto il pranzo, dopo il quale ci concediamo un riposino.

 

Wobbegong Reef e Wai Lagoon 

 

Alle 15.00, questa volta tutti puntuali, nuovo appuntamento sul pontile per imbarcarci verso il nuovo sito d’immersione chiamato Wobbegong Reef. Ci tuffiamo per raggiungere la profondità di 20 metri dove troviamo moltissime anemoni popolate da tantissimi pesci pagliaccio sia adulti che piccoli. Ma guardando più attentamente, noto che ci sono anche altri abitanti fra i loro tentacoli urticanti, dei piccoli gamberetti trasparenti blu e dei granchietti porcellana. Anche il reef è notevole con tante formazioni di corallo tavola dove trovano rifugio diversi pesci pappagallo e tantissimi pesci di barriera, compresi alcuni trombetta. Dopo circa un’oretta risaliamo e prendiamo la via del ritorno. Arriviamo giusto in tempo per goderci il coloratissimo e suggestivo tramonto.

 

Ma per gli irriducibili è il momento anche di assemblare l’attrezzatura per la quarta immersione, la notturna al Wai Lagoon. Partiamo dal pontile del diving per raggiungere la massima profondità di 12 metri. Appena scesi troviamo due anemoni e alcuni pesci leone, mentre navighiamo verso un pontile di servizio vediamo diversi pesci notturni e alcuni granchi. Arrivati al molo successivo fra i pali di sostegno scopriamo un enorme pesce palla e due pesci istrice giganteschi. Mentre li fotografiamo, veniamo raggiunti da diversi pesci scorpione attirati dalle luci delle nostre torce. Ora è il momento di tornare alla base. Appena riemersi doccia veloce perché la cena è pronta. Mentre mangiamo mi diverto ad ascoltare le parole e le impressioni entusiastiche dei compagni, ma la fatica si fa sentire, quindi ora me ne vado a dormire. Appena appoggio la testa sul cuscino, mi addormento, ma dopo poco squilla la sveglia, in realtà sono passate molte ore, ma la stanchezza era veramente tanta.

 

Buta Tiga, Numarisien Reef e Biak Reef

 

Colazione veloce e alle 07.45 ci imbarchiamo per raggiungere, con un’oretta di navigazione, Buta Tiga, il primo punto da esplorare. Scendiamo molto velocemente alla profondità di 31 metri perché la corrente è molto forte e fatichiamo parecchio a trovare un punto dove aggrapparci per non essere portati via. Rimanendo rasenti al fondo riusciamo a nuotare contrastando la corrente. Dopo pochi minuti trovo un magnifico squalo pinna bianca nascosto nella tana. Il corallo è molto bello e popolato da diversi pesci che lo usano come riparo. Ormai sono passati quaranta minuti e l’aria, a causa della fatica dovuta alla corrente, sta finendo, quindi usciamo.

 

Sulla barca facciamo un abbondante merenda, mentre ci portiamo a Numarisien Reef. In questo sito fortunatamente la corrente si è quasi fermata, dandoci la possibilità di gustarci pienamente l’esplorazione di questa fantastica e ricchissima barriera corallina. Scendiamo ad una profondità di 33 metri dove iniziamo a navigare in un giardino corallino. Rimaniamo sorpresi dall’esplosione di colori e vita che ci avvolge. Dell’infinità di pesci ed esseri marini di tutti i generi, quelli che ci colpiscono maggiormente sono alcune cicale che ci divertiamo a stuzzicare. Poi, dopo alcuni minuti la mia attenzione è rapita da uno stupendo esemplare di pesce foglia, a lui dedico diversi minuti per cercare di fargli qualche buono scatto, decido di proseguire l’esplorazione e cosa incontro poco dopo? Un bel branco di barracuda, mentre mi appresto a risalire, vedo diverse gorgonie, alcune sono abitate anche da pesci falco.

 

Arrivati sul cappello, a dieci metri di profondità, il corallo è strepitoso, coloratissimo e strapieno di pesce. Ma purtroppo è già passata un'oretta e l'aria sta per finire quindi usciamo. Risaliti in barca, pranziamo a bordo, con ottimo e abbondate cibo locale. Siamo troppo lontani per tornare alla base. Mentre facciamo un riposino navighiamo in direzione Biak Reef. Pensavo che l’immersione precedente fosse stupenda, ma questa è veramente straordinaria, ogni sguardo ci offre una sorpresa. Non so veramente dove guardare, vorrei fermarmi a fotografare ogni cosa ma il tempo passa e la scorta d’aria diminuisce. Mente scendiamo siamo circondati da banchi di pesce di colore giallo, blu e nero e diversi dolci labbra. Arrivati alla profondità di 30 metri vedo alcune flabelline e altri nudibranchi. Poi in un anfratto ecco uno squalo tappeto, mi fermo un paio di minuti poi inizio a seguire diversi barracuda che formano dei gruppi che poi si disperdono. Fra il corallo scovo anche alcuni gamberetti arlecchino, anche qui mi diverto a fotografare. Infine mi metto a giocare con i tentacoli di alcuni anemoni e con i suoi inquilini, i pesci pagliaccio. Ma purtroppo sto finendo l’aria e sono costretto a riemergere.

 

Mentre rientriamo alla base ascolto i commenti di tutti, sono veramente contenti ed estasiati di quello che abbiamo visto. Ma la giornata subacquea non è ancora finita. Un oretta di sosta poi immersione notturna fra i due pontili del villaggio. Questa la facciamo fra i due pontili dell’isola, come la sera precedente quindi è molto simile a quella, ma con incontri diversi come un pesce con la forma di un pagliaccio di colore rosso acceso ma invece di avere le righe era a pois bianchi. Appena riemersi doccina veloce poi tutti a mangiare. Anche la cena è un momento particolare in quanto è il luogo dove si condividono le emozioni e impressioni della giornata. Ognuno di noi racconta le proprie esperienze. Il bello della subacquea è che pur facendo le immersioni tutti insieme, ognuno di noi le vive in modo diverso ed estremamente personale, al punto che si ha la sensazione che siano fatte individualmente. È molto piacevole sentir parlare di queste, confrontandoci l’un l’altro. È impressionante vedere che tutte le sensazioni ed emozioni siano positive ma anche tutte diverse, quasi uniche.

 

Visto che questa sera siamo meno stanchi, che i fusi orari e la fatica del viaggio sono stati smaltiti, io e alcuni altri ci concediamo una passeggiata sulla spiaggia attorno all’isola. Sfruttando la bassa marea che ce lo consente iniziamo a camminare sul bagnasciuga, in men che non si dica le poche luci del villaggio spariscono. Passeggiando alla luce della luna e di alcune piccole torce che ci siamo portati, raggiungiamo una zona molto particolare e suggestiva nella parte opposta dell’isola. Qui ci sono decine di alberi rovesciati sulla spiaggia e in mare con le enormi radici di color marrone scurissimo, quasi nere, in alto completamente pulite a formare sculture enormi. Alcune assomigliano ad un immenso groviglio di serpenti che, allo spostamento delle nostre luci e con il rumore dell’acqua che si infrange fra loro, sembra che si muova. È uno spettacolo molto suggestivo, a volte anche inquietante. Scavalcando e passando sotto diversi tronchi superiamo questa zona. Ora decidiamo di fermarci, sederci e spegnere le torce. Siamo rimasti solo alla luce della luna e dell’infinità di stelle che si vedono. Ci è venuto spontaneo metterci tutti in silenzio. Ascoltare il rumore delle onde che sembra accarezzino la spiaggia, il fruscio del vento che fa cullare dolcemente la vegetazione della foresta dietro di noi e il cinguettio sporadico di qualche uccello che sembra voglia dire "ci sono anch’io in questo paradiso". Proviamo una sensazione pazzesca di pace e tranquillità, troviamo incredibile essere in un luogo dove non vedi nessuna luce e non senti alcun rumore artificiale creato dall’uomo, ma solo i suoni, le parole e la luce della natura. Provo un’emozione pazzesca trovarmi in questa situazione fantastica che mi sembra quasi irreale ed impossibile da vivere, se non in questi ormai pochissimi posti remoti e incontaminati. Dopo una mezzoretta di emozionante relax e meditazione riprendiamo la passeggiata, fino a tornare alle nostre casette.

 

Melissa Garden e Fan Slope

 

Dopo una bella dormita risuona la sveglia e come consuetudine colazione e barca. Oggi abbiamo in programma solo due immersioni perché andiamo molto lontano ed inoltre ci serve tempo per visitare alcune meraviglie naturali fuori dall’acqua. Dopo circa due ore arriviamo a Melissa Garden dove faremo la nostra prima immersione. Scesi alla profondità di 26 metri esploriamo una parete corallina ricchissima. Sul fondo ci sono molte gorgonie, ora le nostre guide le stanno guardando meticolosamente per cercare i cavallucci marini pigmei. Questi ippocampi sono i più piccoli della specie, sono lunghi dai tre ai sette millimetri e per rendere ancora più difficile vederli sono anche incredibilmente uguali ai rametti delle gorgonie che li ospitano, sia come colore che come forma riproducendo perfettamente le escrescenze bitorzolute delle gorgonie. Ne esistono di due tipi, e si differenziano dall’aspetto perché vivono su gorgonie diverse e avendo una impressionante capacità mimetica anche loro si diversificano.

 

Ecco, ne hanno trovato uno, su una gorgonia rosa, per farci capire qual è lo fanno muovere. Io avendone già visti altri lo individuo subito e provo a fotografarlo. Alcuni compagni non riescono proprio a vederlo. Ora la guida ha iniziato a scrutare molto attentamente un’altra gorgonia di colore giallo ed ecco che trovano il secondo tipo. Risalendo vedo due lunghe antenne, mi avvicino ed ecco una bella aragosta. Poco dopo uno squalo tappeto. Ad un tratto la guida subacquea mi chiama animatamente e mi fa dei gesti che non capisco, mi avvicino e mi mostra un altro pigmeo, ma non capisco perché si agita tanto, guardo meglio ed ecco la sorpresa ha una pancia enorme e mi rendo conto che è incinta. Già vederli è raro e difficile poi vederne in gravidanza è veramente una cosa straordinaria.

 

Risaliti sul cappello della secca, a sette otto metri di profondità, passiamo venti minuti ad esplorare il corallo con tutti i suoi abitanti. Mi diverto a fotografare diversi nudibranchi, poi in alcuni anfratti vedo diversi granchi pulitori e gamberetti arlecchino. Ora è il momento di riemergere. Appena saliti in barca, con pochi minuti di navigazione, raggiungiamo una bella spiaggia deserta (qui è quasi impossibile incontrare altre imbarcazioni e persone). Sbarchiamo per fare un abbondante spuntino, alle spalle della spiaggia c’è una fitta vegetazione abitata da diversi varani. Io mi mangio una montagna di biscotti, ma il tempo sembra correre velocissimo ed è già il momento della seconda e ultima immersione della giornata perché il pomeriggio lo dedichiamo ad una visita a terra.

 

Il sito da esplorare si chiama Fan Slope. Mi tuffo e scendo lentamente, visto che non c’è corrente. Raggiunta la profondità di 21 metri, inizio a pinneggiare navigando liberamente attorno a tre isolotti corallini sommersi. Sono molto ricchi e popolati, incontro due murene che condividono una tana, nelle vicinanze ci sono diversi anemoni con i loro pesci pagliaccio, ma colonizzate anche da diversi gamberetti trasparenti a macchie blu. Poi scorgo anche alcuni grossi scorfani. È impressionante vedere anche la grande quantità di pesce di barriera. Ma fra una foto, una scoperta ed un incontro sono già passati 57 minuti e dobbiamo uscire. Io a questo punto ho una fame incredibile, con la barca entriamo in un’insenatura dove passiamo per pranzare a bordo. Come sempre abbiamo a disposizione ottimo cibo. Ma appena finito di mangiare non c’è il tempo di rilassarci, iniziamo subito la navigazione fra centinaia di isolotti per raggiungere una parete rocciosa dove ci mostrano dei murales preistorici raffiguranti delle mani, si dice che siano stati scoperti dopo il crollo di una grotta che li proteggeva.

 

Trekking a Piaynemo Island

 

Proseguendo raggiungiamo Piaynemo Island dove faremo la nostra escursione trekking. Arrivati su un piccolo pontile dove troviamo alcuni locali che cercano di venderci delle bibite, ma anche dei granchi del cocco. Visto che quest’ultimi sono protetti, noi come protesta non comperiamo niente. Iniziamo a salire una tortuosa e ripida scala che si inerpica sulle rocce ricoperte da una fitta vegetazione. C’è molto caldo e umido, arriviamo in cima parecchio affannati, ma il premio vale tutti i nostri sforzi. Il panorama è da togliere il fiato, il groviglio di isolette canali e lagune è incredibile. L'effetto cromatico è paradisiaco, si passa dal verde della vegetazione all’azzurro del mare al turchese delle lagune. Facciamo foto a raffica, poi ci sediamo per ammirare in silenzio la strabiliante vista.

 

Dopo un po’ di relax veniamo raggiunti da un altro gruppetto di turisti (questa è la prima e anche l’unica volta che incontriamo altri turisti in questa vacanza). Allora decidiamo di scendere. Reimbarcati iniziamo una lenta e stupenda navigazione in questo miscuglio di terra-mare-vegetazione. Gironzoliamo fra isolette e canali, lagune e ponti naturali, archi e anfratti, tutto arricchito da una vegetazione rigogliosissima. Stiamo provando delle emozioni fortissime, è un luogo magico. Essere in un canale, guardare attraverso un arco naturale le isole nella baia è stupendo. Purtroppo ora è il momento di tornare alla base. Durante il rientro abbiamo un piccolo imprevisto, dopo due ore abbondanti di navigazione rimaniamo senza carburante. Probabilmente ci siamo fatti prendere troppo la mano nel girare fra quei paesaggi fantastici e, complice anche una forte corrente, abbiamo consumato più del previsto. L’equipaggio chiama sull’isola per organizzare il nostro recupero. Il sole scende velocissimo regalandoci un tramonto pazzesco.

 

La luce e i colori fanno posto alle tenebre, non avendo strumenti che possano dare un'indicazione di dove ci troviamo, dobbiamo affidarci solo all’esperienza dei locali perché riescano a trovarci. Dopo oltre un'ora ecco che vediamo una luce all'orizzonte, iniziamo a fare anche noi dei segnali con le torce, ed alla fine ci raggiungono. Scaricano delle taniche di carburante sulla nostra barca mentre noi trasbordiamo sull’altra con la quale raggiungiamo il villaggio. Doccia veloce, aperitivo con formaggio grana, patatine, arachidi e birra poi cena. Ora è il momento del meritato riposo. Ma la sveglia fa il suo lavoro come tutte le mattine. Quindi colazione e poi via in barca.

 

Sauwador Reef e Insos Reef 

 

Oggi il primo sito che esploriamo è Sauwador Reef. Questa immersione è caratterizzata da uno stupendo giardino di gorgonie popolate dai piccolissimi cavallucci marini sia rosa che gialli. Troviamo anche diverse anemoni con i loro ospiti abituali, poi gamberetti granchietti e nudibranchi a volontà. Questa è un’immersione per macro, da esplorare centimetro per centimetro in relax, senza corrente e godendoci la miriade di piccoli esseri marini che troviamo. In un attimo passa l’oretta dell’immersione. Appena riemersi andiamo in una spiaggia deserta per fare merenda, poi seconda immersione a Marti Garden. Questa è caratterizzata da correnti alternate a volte anche abbastanza forti. Arrivati a 22 metri di profondità, vediamo diversi squali tappeto che riposano sotto al corallo. Non sono minimamente infastiditi da noi, anzi si lasciano accarezzare tranquillamente. È una zona ricchissima di corallo e gorgonie. Risaliamo fino a raggiungere il cappello dove vediamo alcune tartarughe che pascolano, anche queste si fanno avvicinare fino a poterle toccare.

 

Finita l’esplorazione, torniamo al villaggio per pranzare. Abbiamo anche il tempo per fare un riposino prima di riprendere il mare per raggiungere un sito estremamente particolare. Richiede particolare attenzione perché si incontrano correnti piuttosto forti. Ad Insos Reef scendiamo velocemente a 30 metri, la visibilità all’inizio non è ottimale ma poi migliora. Vediamo due stupendi squali nutrice. Il primo, di un paio di metri, appena ci avviciniamo scappa velocissimo. Dopo alcuni minuti in un anfratto troviamo il secondo, questo è veramente grosso, più di tre metri. Riusciamo a godercelo perché sta dormendo quindi è immobile, purtroppo ha un amo piantato nel labbro, ma in qualche settimana lo perderà.

 

Qui le foto si sprecano, vediamo anche branchi di pesci pipistrello ed alcuni squali tappeto. Appena risaliamo alla quota della sosta di sicurezza veniamo investiti da una corrente considerevole ma siamo usciti senza problemi. Torniamo al villaggio e per me ed alcuni irriducibili è il momento della notturna. La facciamo nel solito sito fra i pontili, mentre Antonio fa fare il battesimo del mare (piccola immersione assistita a chi non ha il brevetto) a Ekaterina e Annamaria. Io scendo con loro, gli faccio qualche foto poi inizio la mia esplorazione. Questa volta vediamo anche alcuni grossi pesci pipistrello, qualche carangide e alcune razze, si vede che la marea è cambiata regalandoci nuovi incontri. Ora la fame si fa sentire quindi risaliamo, doccia veloce e poi ci fiondiamo al ristorante per il consueto aperitivo, la cena e per finire in bellezza camminata attorno all’isola in notturna. Anche questa passeggiata ci fa un regalo speciale, riusciamo a vedere il raro squalo bambù. Questo ha le dimensioni che non superano il mezzo metro è tipico della zona ed ha un comportamento stranissimo, praticamente unico. Si chiama così perché si fa rotolare sul bagnasciuga come un tronco di bambù fino ad arrivare sulla spiaggia, lì cammina con le pinne anteriori a caccia di granchi per poi tornare in acqua. L’abbiamo visto in venti centimetri d’acqua per circa una quarantina di secondi, ma poi è scappato infastidito dalla luce delle nostre torce. È di colore marroncino maculato, con una forma allungata. Siamo stati fortunati a trovarlo, non è così facile vederlo. Ora tutti a nanna che domani ci aspetta un’altra giornata tutta in mare.

 

Yembraimuk e The Passage

 

Sono le 07.30 e siamo già in navigazione. Oggi abbiamo in programma due immersioni particolari piuttosto lontane. Per raggiungere i siti dobbiamo fare alcune ore di navigazione. Primo tuffo a Yembraimuk, appena entriamo in acqua incontriamo un branco di barracuda, arrivati sul cappello della secca a 23 metri di profondità, vediamo alcune enormi pappagalli buffalo, li seguo da vicino per diversi minuti, poi vedo un branco di palamiti e nuoto verso di loro. Mentre fotografo vedo in lontananza una macchia gialla, sono un mucchio di grugnitori con la loro livrea a righe gialle, poche pinneggiate e sono in mezzo a loro. Risalendo trovo anche alcuni pesci pipistrello e due squali tappeto. Qui ce la spassiamo veramente tanto, foto filmati e incontri a go go, granchietti, gamberetti, nudibranchi, pesci di barriera coloratissimi, anemoni, un paio di tartarughe e tantissimo altro. Il tempo passa velocissimo e dopo un’ora e cinque minuti siamo costretti ad uscire. Tornati in barca iniziamo immediatamente a navigare in un labirinto di canali dalle acque verde cristallino, con le pareti rocciose molto ripide ricoperte di una vegetazione fittissima e lussureggiante.

 

Il navigare lentamente in questo intrigo di canali, passaggi e laghetti, ha un fascino incredibile, sembra di vivere in un luogo irreale quasi magico, dalla bellezza disarmante. Come sempre non incontriamo nessuno, ho la sensazione di essere in una zona ancora inesplorata. Dopo un’ora di esplorazione ecco il nuovo punto d’immersione The Passage, come dice il nome è un passaggio e più precisamente un canale. L’immersione è unica nel suo genere, si fa a bassa profondità, massimo 17 metri, si nuota vicino alle sponde di questo canale, attraversandolo più volte. La cosa che rende speciale questo tuffo è guardare le radici delle mangrovie che entrano in acqua, si riesce a vedere anche la vegetazione al di sopra della superficie, ma soprattutto i fasci di luce che filtrano in acqua creano un effetto incredibile. Poi quando illuminano gli alcionari e il corallo morbido esaltano al massimo i loro colori vivacissimi creando un impatto cromatico spettacolare. A tutto questo si aggiungono i coralli ed i pesci, gli effetti speciali che creano i raggi del sole con stupendi giochi di luci e ombre. Sembra di essere in uno studio cinematografico di effetti speciali, è incredibile.

 

Dopo ben oltre un’ora siamo costretti a risalire. Questa volta andiamo a pranzare in una struttura di proprietà di un parente della nostra guida subacquea. E una specie di villaggio turistico per locali, essenziale, ma molto carino. È costruito su palafitte in mezzo alle mangrovie, ha quattro o cinque camere con un bagno in comune all’aperto, una cucina molto spartana e una zona fornita di panche e un tavolone dove mangiare. Noi possiamo usare questa zona per consumare il cibo che ci siamo portati, ed il bagno. Dopo aver pranzato, ci concediamo un riposino sulle panche o coricati sulle passerelle. Ma ora è il momento di riprendere la navigazione. Torniamo ad esplorare questo paradiso naturale fra canali e isolette, lagune e baie. Ma il tempo passa e dobbiamo prendere la via del ritorno. Arriviamo al villaggio appena in tempo per farci il nostro aperitivo guardandoci il tramonto. Dopo aver cenato andiamo tutti a dormire.

 

Cape Kri, Magic Jetti e Wai Airplane P47

 

Ed ecco la sveglia che dà inizio ad una nuova giornata. La prima immersione la facciamo a Cape Kri. Questo sito è piuttosto particolare ed impegnativo in quanto è caratterizzato da forti correnti ascendenti e discendenti fortissime che richiedono estrema attenzione. Ci tuffiamo e scendiamo velocemente alla profondità di 38 metri. Arrivati sul fondo, vediamo subito un grosso squalo grigio, poi scorgiamo un grosso tonno, mentre navighiamo vicino al fondo veniamo superati da altri squali grigi. Ora iniziamo la risalita, incrociando un banco di grossi barracuda, ma poi siamo risucchiati dalle terribili correnti, sembra di essere sconquassati in una lavatrice. Un attimo veniamo spinti verso il fondo costringendoci a gonfiare il gav e a pinneggiare affannosamente verso l’alto, un attimo dopo veniamo sparati vero la superficie costringendoci a sgonfiare e pinneggiare in giù passando in pochi attimi da -17 a -4 metri e poi giù e ancora su. L’unico modo per superare queste correnti e fuggire velocemente. La maggior parte di noi era la prima volta che affrontava una situazione del genere. Ma l’esperienza ci permette di uscire tutti indenni e senza problemi.

 

Risaliti in barca andiamo a riposare e a fare merenda su un’isola di pescatori. Qui ci mettiamo sulla spiaggia contornati da diversi bimbi incuriositi. Poco dopo facciamo una nuova immersione, Magic Jetti. Questa è particolare perché la facciamo davanti al villaggio con arrivo sotto al pontile. La barca ci porta un po’ al largo, ci tuffiamo ad una profondità di 28 metri, troviamo alcune razze maculate con i loro punti azzurro fosforescente che giocano con noi a nascondersi sotto la sabbia. Continuiamo l’avvicinamento al pontile ed ecco alcuni squali pinna nera, poco dopo un napoleone enorme che mi segue a distanza, ed eccone un altro più piccolo che ci raggiunge. Adesso c’è una tartaruga, sembra sia venuta da noi apposta per farsi fotografare in tutti i modi possibili, sembra che si metta in posa. Ormai siamo vicini al pontile, me ne accorgo perché aumenta notevolmente la quantità e le specie dei pesci. Ora ci siamo sotto, le guide prendono delle bottigliette di plastica che contengono dei biscotti che iniziano a spargere in acqua. In un attimo siamo assaliti da un’infinità di pesci, i più voraci sono i pesci pipistrello, ma anche gli altri non scherzano. Se non stanno attente, le guide vengono morsicate alle mani. Veniamo letteralmente travolti da questo branco. È uno spettacolo che ci segue fino in superficie. Possono godere e partecipare a questa esperienza anche gli snorkelisti.

 

Riemersi, torniamo sulla spiaggia dove consumiamo il pranzo che ci siamo portati. Sfruttiamo anche l’occasione per fare una passeggiata fra le abitazioni. Alcuni colgono l’occasione per comperare qualche manufatto locale. È un’esperienza bellissima passeggiare nel villaggio, sembra di vivere in un'altra epoca dove la tecnologia e l’elettronica non sono ancora comparse. Qui le cose futili non esistono. La vita scorre lenta, nella massima semplicità e nell’essenzialità della sussistenza. Ora però dobbiamo tornare alla base dove ci aspetta un’altra immersione. Questa si chiama Wai Airplane P47. Qui esploriamo il relitto di un aereo Thunderbilt della seconda guerra mondiale costretto ad ammarare per mancanza di carburante. Si trova vicinissimo alla nostra isola, appoggiato sul fondale in assetto di volo alla profondità di 35 metri. È in ottime condizioni e molto popolato dalla vita marina.

 

Dopo una decina di minuti di esplorazione del velivolo, iniziamo ad avvicinarci all’isola scoprendo la stupenda barriera corallina che la circonda. È strepitoso vedere come sia ricca e viva. Vediamo diversi anemoni con i pagliaccio e i gamberetti, un serpente marino corallo si infila in tutti gli anfratti a caccia, alcuni squali pinna nera ci superano ed incrociamo anche un paio di tartarughe. Ormai siamo quasi sulla spiaggia allo profondità di 3/4 metri dove ci divertiamo a fare foto per una ventina di minuti, vedendo di tutto. Siamo rimasti estasiati dalla vita che si incontra attorno alla nostra isola. Tornati al pontile è già il momento dell’ultima notturna della vacanza. Solita pinneggiata fra i due pontili, anche qui vediamo in serpente corallo a caccia, tre pastinache sulla sabbia, dei pappagallo che dormono in alcuni anfratti dentro la loro bolla di muco protettivo e poi i soliti incontri di questo sito. Appena riemersi tutti al ristorante per la cena. Appena finito di mangiare facciamo subito il giro dell’isola, perché la marea si sta alzando coprendo la spiaggia. Infatti quando siamo arrivati nella zona delle piante sradicate dobbiamo andare in acqua fino quasi alla cintura.

 

Miano Reef e ritorno

 

Questa mattina ci alziamo con un po’ di amarezza, oggi abbiamo una sola ed ultima immersione della vacanza in quanto dobbiamo rispettare le ore di non volo, visto che domani dobbiamo prendere l’aereo per tornare in Italia. Il sito si chiama Miano Reef, è una secca a 20 metri di profondità caratterizzata da tantissimo corallo spugne e gorgonie. Qui vediamo alcuni cavallucci pigmei, un branco di barracuda ed un’infinità di pesce di barriera. Tornati al villaggio ci dedichiamo al relax aspettando l’ora di pranzo. Appena mangiato, Annamaria la nostra compagna di viaggio, di origine pugliese, entra in cucina, incoraggiata da Martina ed inizia ad impastare le orecchiette. Io, nel frattempo, mi faccio il giro dell’isola per scattare alcune foto di giorno. Dopo alcune ore torno in cucina per vedere il lavoro di Annamaria. Ha fatto una quantità di orecchiette che basta per tutta l’isola. Quindi questa sera abbuffata di orecchiette al tonno per tutti. Ma prima che si faccia buio ci facciamo tutti l’ultimo bagno della vacanza davanti ai nostri bungalow, aspettando in relax l’orario dell’aperitivo.

 

Dopo cena i pochi abitanti dell’isola (una quindicina) si mettono a suonare e cantare per noi al ristorante e sul pontile, è un momento veramente piacevole. Purtroppo questa è l’ultima sera che passiamo qui. Ora è il momento di fare i bagagli. Quindi andiamo tutti in camera piuttosto presto. Io in un attimo ho raccolto tutte le mie cose e le ho messe in valigia, poi mi sono messo a letto, visto che ci aspetta un viaggio lunghissimo per tornare in Italia. Sveglia alle 06.00, bagagli fuori, colazione veloce poi tutti in barca direzione Sorong. Siamo tutti tristi per dover abbandonare questo paradiso di tranquillità e relax e tornare alla nostra vita frenetica e stressante. Alzarsi alla mattina, aprire la porta e vedere una spiaggia bianchissima, bagnata da un mare turchese smeraldo e nient’altro è una cosa che mancherà tutti noi. Alle 11.55 decolliamo con un aereo della Man Air è veramente scassato addirittura hanno dovuto spostare alcuni di noi perché i sedili cadevano. Con circa quattro ore di volo arriviamo a Jakarta dove rimaniamo fino le 17.55. Decolliamo poi con il volo Emirates che in otto ore ci porta a Dubai. Qui sosta quasi di cinque ore per poi ripartire in direzione Milano, sei ore e quaranta, ed eccoci qua a Malpensa. Per fortuna tutti e due i voli Emirates sono quasi vuoti, quindi mi prendo quattro posti nelle file centrali solo per me, mi corico e dormo tutto il viaggio. Fuori dall’aeroporto ci aspetta il pulmino che ci porta a casa, ora la vacanza è veramente finita. Ma abbiamo tutti la consapevolezza che abbiamo potuto visitare e vivere un luogo incantato, fuori dal comune e che solo pochi fortunati possono fare un’esperienza simile.


Paolo Ghidotti

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