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I supereroi del "prelitorale"

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Perché appassionarsi all’ambiente marino? Per il caleidoscopio di adattamenti alla vita che nasconde per esempio. Come in tutte le cose, così, anche pensando al mare, ci si limita troppo spesso a pensare a ciò che è più appariscente, come i cetacei marini, o bello, come i pesci ipercolorati e le barriere coralline del Mar Rosso, o, ancora, che tocca da vicino… il palato! E allora vai con cernie dentici e orate!

Ma c’è tanto di più da scoprire con un po’ di voglia, non c’è bisogno di chissà quali attrezzature, né di conoscenze estese, a volte basta solo la curiosità e un po’ di attenzione a quello che abbiamo sempre avuto sotto gli occhi senza mai vedere.

Proviamo per esempio a dare uno sguardo più attento del solito, partendo da terra: sia che ci troviamo su una spiaggia che su una scogliera, noteremo che c’è una fascia, sopra il limite dell’alta marea, che si estende fino al limite massimo raggiunto dagli spruzzi dell’acqua durante le mareggiate; ecco, stiamo guardando il cosiddetto "sopralitorale", terra di mezzo che non è quasi più terra ma non è ancora mare.

A ben pensarci vivere qui non deve essere affatto semplice: bisogna sopravvivere all’aridità, e ad escursioni termiche anche molto ampie, oltretutto bisogna anche essere in grado di mantenersi tenacemente attaccati per evitare di essere spazzati via da un’onda più alta del solito, un vero microambiente estremo!

Verrebbe quasi da chiedere “ma perché scegliere di abitare in un posto difficile?” Perché ci vivono in pochi, per esempio! E ci saranno allora sia meno competitori, che meno predatori! Facciamo un’ultima considerazione prima di presentarvi i nostri super eroi: meno sono capaci di muoversi, più devono essere adattati per sopravvivere al loro microambiente.

 

Beh allora chi ce la fa a vivere qui tra un sole che spacca e le onde che ti portano via?

Ce la fanno in pochi: sulle rocce, tra i vegetali troviamo dei cianobatteri, che danno il colore nerastro tipico delle rocce di questa fascia, e dei licheni, tra cui Verrucaria maura, che così a prima vista parrebbe tutto fuorché un essere vivente!

Gli animali invece hanno qualche carta in più da giocare per proteggersi dal disseccamento: brevi movimenti, e una conchiglia di protezione, che aiuta a mantenere un certo grado di umidità all’interno, proteggendo il loro corpo molle dagli schizzi di acqua più violenti. Qui troviamo i rappresentanti del genere Patella. Le patelle non sono immobili come potremmo pensare, pascolano (tipo capre sì!) nei dintorni di un punto esatto della roccia che hanno scavato e adattato alla loro forma, in cui tornano per il riposo. I diversi individui si possono raggruppare insieme, i più superficiali sono quelli più esposti all’impatto delle onde, e si è visto che generalmente questi hanno la conchiglia con il tetto più alto, cosa che pare aiuti a dissipare di più l’energia dell’acqua.

Le patelle sono in buona compagnia: qui troviamo anche le chioccioline, che in realtà si chiamano Lictorinae neritoides; loro sono un po’ più mobili: possono rifugiarsi negli anfratti rocciosi se il calore diventa eccessivo, oppure ammassarsi le une sulle altre.

Tra i crostacei troviamo Ligia italica, comunemente detto "porcellino". Scorazza prevalentemente di notte, sa nuotare, ma mal sopporta le immersioni.

 

E se andiamo sulla sabbia? Cambia tanto?

Cambia sì… ed è lì il bello!

Sulla sabbia grossolana spesso corre la "forbicina" (Labidura riparia) che diventa purtroppo sempre più rara a causa del disturbo antropico. Le pinze di cui è equipaggiata servono a un sacco di cose: per trattenere le prede mentre se le porta alla bocca, come arma di difesa, e per trattenere la femmina durante l’accoppiamento.

Di queste parti è anche la Fucelia maritima, che sarebbe facilmente confondibile con una mosca, se non fosse per il fatto che, a riposo, le ali si richiudono completamente, e non rimangono divaricate sul dorso.

Tra i mini-superpredatori ecco arrivare velocissima la Cincidela lunulata. Questo coleottero comincia fin da larva a farsi sentire: attende, infatti, infilata in un buco nella sabbia il passaggio di qualcuno, che afferra fulmineamente con le grosse mandibole. Ha lunghe zampe che le permettono di mantenere il corpo sollevato dalla sabbia eccessivamente calda e di correre veloce. Nei giorni di cielo coperto tiene il corpo più vicino alla sabbia ed è meno attiva, nei giorni torridi si sposta sulla sabbia umida e più fresca in prossimità del bagnasciuga... Soffrire non piace a nessuno d’altronde!

 

A presto!

 

Carlotta

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