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La specie umana sopravviverà o meno?

1 April 2009 ore 12:00

di Patrizio Roversi.



Durante il viaggio che abbiamo intrapreso sulle tracce di Darwin, che poi ha portato alla trasmissione Evoluti per Caso, abbiamo introdotto fra gli argomenti del viaggio anche e soprattutto la sopravvivenza della... specie umana. Abbiamo condiviso il viaggio con dodici gruppi di otto universitari italiani, oltre a un gruppo del Museo di Storia Naturale di Milano, e quindi ovviamente gli obbiettivi erano di carattere storico-scientifico-divulgativo, ma anche -visto che quantomeno io e Syusy siamo dichiaratamente antropocentrici- economico, sociale, politico...

E la domanda di fondo era sempre la stessa: La specie umana sopravviverà o meno? Domanda alla quale gli scienziati danno naturalmente risposte tipo Beh, ma non c'è da preoccuparsi: la Terra ha funzionato miliardi di anni senza l'uomo e quindi non si troverà certo nei guai se questi dovesse scomparire...

Ecco, ehmm... Il fatto è che se tutto ciò è condivisibile da un punto di vista squisitamente filosofico, noi ci terremmo possibilmente a garantire un futuro anche ai nostri pronipoti; così abbiamo inserito nel nostro viaggio una serie di stimoli nella direzione delle possibili soluzioni per la salvaguardia della specie umana. E il primo tra questi era condividere una parte del viaggio con alcuni operatori del commercio equosolidale: Syusy è andata in Perù a seguire la filiera della lana di alpaca e del cotone colorato naturalmente (non nel senso che ovviamente veniva colorato, ma nel senso che è una specie di cotone colorata di suo!), mentre io sono andato in Ecuador a seguire la filiera della banana. E sono stati viaggi estremamente interessanti, perchè abbiamo visto come il libero mercato tenda a marginalizzare tutta una serie di fasce sociali. I progetti che ruotano attorno al concetto di mercato equosolidale tendono invece a reintegrare nel circuito commerciale anche persone, famiglie o comunità che rischiano di rimanerne escluse.



Un tour attraverso i presidi del mercato equosolidale ti porta a contatto con storie e persone interessanti e divertenti: il “tour della banana” lo consiglierei a tutti come itinerario turistico, così come il "tour dell'alpaca". Il progetto è complesso perché deve mettere insieme distributori che stanno in Paesi “sviluppati” e cooperative e consorzi che stanno nei Paesi produttori: noi ci siamo occupati dell'America del Sud, ma avremmo potuto condurre la stessa indagine in Africa. Abbiamo appurato che questo modello non è economicamente fuori dal mondo, è realistico: si tratta di assicurare ai produttori un prezzo equo, ma allo stesso tempo anche di pretendere da loro garanzie altrettanto precise, per esempio che la produzione avvenga con parametri standard, con criteri di carattere sindacale riguardo la tutela dei lavoratori: si tratta di conquiste eccezionali, per quelle comunità.

Soprattutto, nell'equosolidale, nella transazione fra il produttore e il distributore, è sempre previsto un "margine sociale": per tornare all'esempio delle banane, un dollaro a cassetta veniva devoluto a opere appunto di carattere sociale. E io li ho visti, in Ecuador, gli investimenti di questo margine, e sono strepitosi: le strutture che vengono promosse spaziano da nuovi ambulatori, formazione di medici, scuole, mense, corsi di aggiornamento... tutto questo rende possibile un incredibile innalzamento della qualità della vita della comunità. Dietro questo lavoro c'è una rete di relazioni sociali impagabile, insostituibile.



Seguendo l'intero percorso del mercato equosolidale abbiamo capito che un'economia diversa è possibile. Non si tratta di tornare agli schemi del socialismo reale, anzi: siamo nel pieno del Mercato con la "m" maiuscola, ma è anche un mercato controllato e controllabile. Siamo insomma nel futuro, visto come è finito il mercato incontrollato e incontrollabile. C'è poi tutta una branca, parallela, che è quella del microcredito: accanto al percorso di Altromercato, abbiamo realizzato un percorso anche con Banca Etica Etimos, in particolare in Ecuador. Le due cose vanno a braccetto, sono praticamente la stessa cosa. Questo giro che farà Adriatica in Liguria presso le botteghe equosolidali vorrebbe diventare un modo per divulgare questo tipo di esperienze: tant'è che stiamo preparando una serie di "pillole", brevi estratti video del nostro viaggio, da mostrare in queste botteghe e a bordo di Adriatica, che idealmente completerà la sua circumnavigazione dell'America del Sud con una navigazione nei porti e nelle botteghe equosolidali della Liguria.

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