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Rodi ce la siamo guadagnata

13 March 2009 ore 12:00

Eccoci! Dopo la più lunga tappa del nostro viaggio fin qui, siamo approdati a Rodi. Ritroviamo anche il sengale Internet e riceviamo la valanga di messaggi di chi ci segue con affetto e amicizia. Che bello. Ci fa enormemente piacere. Abbiamo passato tre giorni a Zacinto, dove abbiamo conosciuto Mario (un bolognese che si è trasferito qui con moglie e 4 figli, e che si ricorda di Patrizio da giovane, ai tempi di Bologna!), siamo ripartiti da Zacinto alle 5 di mattina dell'1 marzo.

 

Rotta per il primo dei tre capi che compongono la costa sud del Peloponneso. Il nostro programma era “navigare a oltranza” fino a Tel-Aviv. Ebbene sì, ci abbiamo provato. Volevamo andare dritto per dritto (passando a nord della rotta ideale (cioè Creta) per avere più chance in caso di cambiamento meteo) e magari arrivare direttamente alla meta prima del 9 Marzo, giorno limite per noi. E quasi quasi… ci riuscivamo! Primo tratto a motore, zero vento, mare calmo... ma grandi scoperte, come ad esempio un castello bellissimo, qualcosa di veneziano, ma anche ottomano forse, un’area archeologica in corso di ristrutturazione, sul primo dito del Peloponneso. Il sole scendeva, le mura di pietra a getto sul mare, un pescatore che faceva la traina sulle secche… Che meraviglia. Siamo rimasti a ciondolare lì una ventina di minuti, sobbalzando nella risacca, a poche centinaia di metri dal castello. Poi, via.

 

La prima notte è stata tranquilla, almeno fino al terzo dito. Vento da Ovest - Sud Ovest, 7 nodi di speed con randa ridotta e fiocco pieno. Un gran viavai di navi. Quello è il tratto dove qualunque imbarcazione proveniente da Ovest e da Nord passa per andare in rotta Gibilterra o Atene/Bosforo. Grande attenzione a bordo, nonostante il canale sia regolamentato, infatti, molte navi non tenevano la dritta e ci tagliavano la strada andando a 30 nodi di velocità! Appena passato il capo, entrando in pieno nel Mar Egeo, abbiamo dovuto ammainare randa e ridurre il fiocco. 25 nodi con raffiche da Ovest - Sud Ovest e onda di un paio di metri al giardinetto. Barca in buon assetto ma condizioni sufficienti a farci ballare un po’ di rock serio. Raddoppiati i turni rispetto a quelli singoli decisi per la notte. Due persone sul ponte per due ore e poi cambio. Poco tempo per dormire. A quel punto eravamo in mare aperto per una settantina di miglia, fino al traverso di Milos. Abbiamo navigato con condizioni di mare in crescita fino a Santorini. Abbiamo anche preso due onde anomale in sequenza, di 4-5 metri, che ci hanno alzato come fuscelli e mollato giù nel vuoto. Pam pam, secche, una dietro l’altra. Grande straorzata e strapoggiata, albero a 30 gradi sull’acqua, ma l’avevamo vista arrivare (meno male che era di giorno) e dunque nessun problema.

 

L’arrivo a Santorini, magico e affascinante. Vento e mare forti, siamo entrati nel varco sud della caldera (l’isola è un vulcano. La più grande esplosione vulcanica della storia dell’umanità, che cancellò dalla terra la civiltà Minoica) come una palla di cannone. La chora (la città vecchia) di Santorini, bianca e aranciata per il sole che andava giù, era uno spettacolo mozzafiato sulla costa del cratere. Una nave da sbarco invisibile della Marina USA (quelle corazzate “strane”, senza nessun angolo, circa 250 metri di lunghezza) all’ancora, si mimetizzava con il colore della roccia. Intorno a lei, per circa mezzo miglio, GPS fuori uso. Chissà che sistemi satellitari di mimetizzazione usano!! Ma potevamo navigare a vista. Abbiamo tentato l’ormeggio, ma era impossibile per la risacca e la mancanza di indicazioni, trappe, per non parlare del fondale, verticale a 30 metri anche vicino alla banchina, che rendeva incerto l’ancoraggio. Poco lontano, una chiatta da lavoro, alla quale ci siamo affiancati per lavorare alla barca. Abbiamo rifornito i serbatoi con le taniche, verificato motore (abbiamo un prefiltro del gasolio che va pulito spesso), controllato i livelli, mangiato qualcosa e poi via di nuovo, nel buio entrante. Avevamo percorso a quel punto 250 miglia da Zacinto. Da lì in avanti, gradualmente, mare e vento sono calati. Notte ancora movimentata per l’onda vecchia e un giro a Ovest del vento, che avendo rotta per 87° ci soffiava esattamente in fil di ruota, costringendoci a strambare spesso, cioé cambiare bordo prendendo a volte il vento da poppa sinistra a volte da poppa destra. Verso le 2 di notte, poi, giallo spia dell’olio, che ha iniziato a fischiare mentre era acceso e ci ha costretti a procedere lentamente a vela per un po’. Il tempo di fare prove motore e capire che si trattava di un… falso contatto!

 

Così abbiamo passato in rassegna tutte le Cicladi, da Ios a Astipalya, da Amorgos a Tilos, da Kos a Symy, fino a vedere il grande ellisse oblungo di Rodi al fondo di una giornata di sole magnifica(finalmente a torso nudo in barca!!) con mare quasi calmo e barca con randa piena (la seconda o terza volta che abbiamo randa tutta issata!) e fiocco pieno, vento al traverso, 7 nodi abbondanti di speed.

Arrivo a Rodi al tramonto, dopo 387 miglia d’un fiato, dopo aver percorso lo Ionio, tutto l’Egeo e essere entrati nel Dodecaneso, e per un totale percorso da Genova di 1274 miglia. La punta nord dell’isola, bianca di alberghi e villaggi, bassa sulla lingua di roccia del capo, era luminosa e amichevole. L’entrata nel porto, un po’ guardinghi per motivi di fondale, è stata dolce e senza problemi. La cena in una bettola sporca e trasandata di fronte al porto (l’unica aperta!) ci è parsa un cenone con i controfiocchi (agnello, pollo, maiale arrostiti e una montagna di patatine fritte. Insalata greca e tsatziki, naturalmente grandi bevute di birra Amstel…).

 

Perché ci siamo fermati? Il nostro obiettivo era Tel-Aviv, o al massimo Cipro. Il nostro routier Filippo ci aveva dato da Milano luce verde fino a qui, ma da qui in avanti abbiamo raccolto previsioni di vento molto forte da Est - Sud Est (cioè in prua per noi) per almeno tre giorni. Le verificheremo a breve, ma se così fosse la decisione è forzata. Alcuni di noi devono tornare in Italia per faccende personali. Lasceremo la barca in porto a Rodi e torneremo qui dopo una settimana circa per percorrere l’ultimo tratto. L’avventura, questo è certo, avrà la sua degna conclusione a Tel-Aviv, come stabilito. Per il momento, un saluto a tutti e una foto-tributo a questo equipaggio, che Rodi se l’è veramente guadagnata!

 

Simone Perotti

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