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Patrizio ci racconta la sua Australia

30 May 2003 ore 13:00

Silvia: Ciao Pat, bentornato! Hai voglia di raccontarci questo tuo intenso viaggio?

Patrizio: sono tornato dopo aver percorso il tragitto da Sydney a Cairns, quasi sempre in barca anche se ogni tanto ho esplorato un po' di terra. E' stato un bel periodo, molto interessante! Con Adriatica abbiamo visitato solamente la costa est dell'Australia, la costa più sviluppata che solitamente visitano i turisti, con le città e la Barriera Corallina.

Ora toccherà a Syusy, Orso e Giuseppe affrontare quello che chiamano l'"outback", il deserto all'interno del paese. Loro faranno il percorso antropologico delle culture aborigene, insomma l'Australia delle radici, mentre io ho visto quella dell'immigrazione europea.

E' stato bellissimo esplorarla in barca e ancora una volta mi sono accorto che abbiamo avuto un'idea difficile, complicata ma giusta, immaginandoci Adriatica come filo conduttore per un giro del mondo... Vedere Sydney, Brisbane e la Barriera Corallina arrivando dal mare è stato meraviglioso!

Sostanzialmente con Adriatica, oltre questi posti, abbiamo visitato anche le isole Whitsunday che sono molto particolari perché, pur essendo isole tropicali, forse a causa delle correnti, hanno una vegetazione che assomiglia a quella delle colline alpine: ci sono pini, foreste, abeti e il mare non è quello tropicale ma sembra essere duro, un pò più freddo… la stagione di adesso è il corrispettivo del nostro novembre, ma ci troviamo pure sempre al tropico dove le stagioni sono soltanto due, quella umida e quella secca.

In sintesi è stato tutto estremamente interessante ed è stato bello viverlo su Adriatica!

 

 

A proposito di Adriatica, come l'hai ritrovata dopo tanto tempo?

Patrizio: In questo momento è in perfetta forma, grazie a Gigi e Irene con i quali abbiamo un rapporto che andato consolidandosi durante tutta la nostra avventura nel Pacifico, perché insieme a noi ha viaggiato il loro VaPensiero! Hanno avuto il grande merito di occuparsi di tutti i piccoli acciacchi della nostra barca durante la sua lunga sosta ad Auckland. Poi l'hanno adottata e sono diventati gli skipper ideali.

Con Gigi e Irene abbiamo navigato su Adriatica sperimentando nuove vele e navigando quasi sempre a motori spenti, il vento non è mancato e ci siamo divertiti anche tanto! Nella traversata che loro hanno fatto da soli dalla Nuova Zelanda all'Australia hanno incontrato veramente un tempo incredibile, mentre noi abbiamo trovato un tempo quasi perfetto anche se un pò è piovuto data la stagione autunnale.

 

 

Parliamo delle tue impressioni, cosa ti è rimasto più in mente?

Patrizio: Mi è rimasto molto, provo a sintetizzare alcuni elementi. Soprattutto la natura e la scarsa antropizzazione essendo un continente che ha meno di venti milioni di abitanti e grandi spazi lasciati all'uomo, enormi e potenzialmente infiniti.

Un'altra cosa che mi ha impressionato è l'Australia delle potenzialità, lì la gente cambia città e lavoro ogni qualche anno, per loro ogni sogno può essere realizzato! Faccio un esempio, ho incontrato un idraulico che ad un certo punto ha smesso di lavorare, ha comprato 4 barche e oggi accompagna le persone a pescare nelle Whitsunday... non è un caso raro, ma normale, una flessibilità e capacità di cambiare che mi ha fatto venir voglia di inventare nuove imprese, come il giro del mondo su Adriatica! Della serie "tutto è possibile", mentre qui da noi è un po' più dura!

 

 

Parliamo un po' della stuttura antropologica dell'Australia. Noi sappiamo che la popolazione locale è indiscutibilmente un melting pot... Che ci dici dell'ingrediente italiano in questo minestrone?

Patrizio: Mi ha impressionato molto il ruolo e l'importanza che ha la comunità italiana in Australia. I nostri connazionali di prima, seconda e terza generazione sono circa 2 milioni e quindi circa il 10% della popolazione.

Durante il viaggio ho incontrato numerose persone di comunità italiane, incontri stupendi, interessanti e più forti che altrove (escludendo forse l'Argentina dove gli italiani rappresentano praticamente la maggioranza della popolazione...).

A Sydney ho assistito ad una particolarissima festa chiamata "Dei tre santi", in cui si festeggiano appunto tre santi che appartengono alla cultura meridionale italiana e che gli emigranti hanno importato in numerose città australiane, da quest'anno anche a Sydney. L'occasione di questa sagra ci ha permesso di partecipare ad una grande festa, dalla quale ho capito molte cose: innanzi tutto che la prima generazione arrivata lì prima degli anni '50 ha dovuto lavorare e soffrire per guadagnarsi da vivere e degli spazi, invece la seconda generazione - che ormai ha la mia età e che è nata lì - ha vissuto periodi non bellissimi, essendo a volte costretti a cambiare addirittura il cognome perché ci si vergognava della propria origine, mentre la nuova generazione ne è fiera perché ora gli italiani vanno di moda, sono rispettati e hanno conquistato un loro spazio.

 

 

Gli aborigeni però sono la componente storicamente più antica della popolazione. Conservano ancora un loro ruolo? Hai percepito qualcosa del difficile rapporto che hanno con gli anglosassoni?

Patrizio: Questo è un aspetto che io ho soltanto intuito, ma che Syusy analizzerà nello specifico. Ho incontrato alcuni aborigeni, primi fra tutti quelli inurbati a Sydney e lì l'impressione è stata terribile! Persone che sniffavano vernice, completamente strappate dalla loro realtà sociale e non integrate in quella attuale. Poi ho incontrato una comunità che risiede vicino alla foresta fluviale di Cairns, certamente stanno molto meglio e molti di loro lavorano come guide turistiche del parco.

Gli aborigeni veri che ancora abitano il deserto però li incontrerà Syusy!

 

 

Anche i turisti oggi sono una fetta consistente delle persone che incontri nelle città della costa est! A proposito di "giro del mondo in 80 persone"... Parlaci dei tuoi compagni di viaggio!

Patrizio: Il viaggio l'ho fatto innanzi tutto con Giacomo che l'anno scorso era stato il nostro montatore assieme a Giovanni, mentre questa volta si è dedicato alle riprese. Sul posto abbiamo trovato altri complici come Silvia, giornalista di Canale 5 che si è trasferita definitivamente da qualche anno a Sydney e ci ha accompagnato come guida, producer e amica... preziosissima!

Che dire del grande Rosolino, nostro ospite... con lui ci siamo divertiti tantissimo! E' veramente mezzo uomo e mezzo pesce, ma anche mezzo australiano e mezzo napoletano! Si è visto moltissimo questo dualismo.

Poi Ida e Maurizio - biologa marina romagnola lei e etologo bolognese esperto di animali lui - con lui abbiamo esplorato la foresta pluviale di Brisbane e lei ci ha accompagnato alle Whytsunday, veramente due complici fantastici.

Poi tantissime altre persone con le quali ho fatto incontri uno meglio dell'altro. Anche perché alla fine è un po' questo il nostro metodo: Orso, un po' con le mail e un po' attraverso amici di amici, prende i contatti e noi andiamo a trovare queste persone che sono le migliori mediatrici per capire e spiegarci - al di là dei problemi di lingua - le loro realtà, spesso complicate in cui noi possiamo restare poco. Comunque alla fine posso dire che è stato un bellissimo viaggio!

 

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