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Le mille e una notte

20 April 2004 ore 15:00

Pensare al Medio Oriente non può che richiamare alla mente la rappresentazione favolistica che ne ha segnato l'immaginario da secoli: "Le mille e una notte"; un classico della letteratura orientale, il più conosciuto in assoluto.

Chi pensa di non aver mai sentito nominare questa raccolta di storie senza tempo dalla genesi ancora misteriosa (si dibatte tra l'esistenza di un unico autore anonimo o una compenetrazione di spunti popolari, modello fratelli Grimm) dovrà presto ricredersi: da queste pagine hanno preso vita alcuni personaggi popolarissimi, eroi delle favole che hanno incantato generazioni di bambini, vedi il marinaio Simbad, Alì Baba (quello dei quaranta ladroni!) e il mitico Aladino con la sua lampada magica. Siete ancora sicuri di non conoscere "Alf laila wa laila", pardon, "Le mille e una notte"?!

La storia cornice che contiene tutte le altre narra di un re, Shahriyàr, che deluso ed infuriato per il tradimento della moglie concepisce un odio mortale per l'intero genere femminile: per questo ordina al vizir di condurgli una vergine al giorno con cui avrebbe passato la notte per farla uccidere al mattino dopo. Una strage che continua per tre anni finché la figlia del vizir, Shahrazàd, non si offre volontaria. Il suo piano è tenere desta la curiosità del sovrano giorno dopo giorno con i suoi racconti straordinari, incatenati l'uno all'altro come anelli di una collana, o rinchiusi l'uno nell'altro come in un sistema di scatole cinesi.

Quando Shahrazàd smette di raccontare, il re ormai ha dimenticato per amor suo l'antico odio per le donne, il tempo e la fantasia l'hanno riconciliato con la vita. Per il mondo arabo Shahrazàd è rimasta simbolo della forza dell'intelligenza, del fascino della parola, del potere di seduzione: tutt'altro che lo stereotipo di odalisca sensuale e passiva, caro all'immaginario occidentale. I temi chiave vanno dall'amore come motore dell'azione, alla fedeltà, il tradimento, l'odio, la vendetta, la povertà e l'agiatezza esemplificati attraverso presonaggi di ogni classe sociale (dagli aristocratici agli schiavi, dai mercanti ai poeti...), addirittura animali o esseri fantastici.

La morale che lega tutte le storie può essere riassunta nei versi del poeta: "Quando le cose si arruffano e formano un nodo, allora viene una decisione del cielo che le sbroglia. Abbi pazienza, quello che era oscuro diviene chiaro, e chi ha stretto il nodo, forse lo scioglierà".

Lo Yemen, visitato da Pat e da Adriatica nel mese di marzo, ha l'onore di essere teatro di una di queste storie, ambientata in particolare nella località di Shibam. Il racconto è uno dei più originali, riassunto recita più o meno così: "Un uomo di nome Husayn rovina la sua cerimonia nuziale emettendo un peto tremendo proprio al culmine della festa... Per l'enorme vergogna fugge sul suo cavallo fino in Indida dove alla fine si stabilisce. Anni dopo l'uomo decide di porre fine all'esilio e fa ritorno a casa nello Yemen. Giunto nei pressi del suo adorato villaggio, scende da cavallo vicino a una casa e per caso sente la conversazione che giunge da una finestra: una giovane domanda alla madre la propria età e le viene risposto che è nata nel giorno dello storico peto di Husayn... consapevole del terribile fatto che il suo peto non sarebbe mai stato nè dimenticato nè perdonato l'uomo rimonta a cavallo e se ne va, questa volta per sempre."

Questo sventurato Husayn ci fa un po' sorridere...

 

Silvia Salomoni

Redazione Velistipercaso.it

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