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La fine del mondo

9 January 2016 ore 21:00

Non è indicata dalle carte. Non ha una frontiera Nord che una volta attraversata ti indichi che "sei arrivato" alla Fine del Mondo.

Questo schivo luogo del mondo dove convivono emozioni lontane con una geografia che annuncia freddo, non inizia immediatamente dopo un segnale posto sul cammino. Uno non arriva alla Fine del Mondo quando legge un cartello che gli da il benvenuto, ma quando sa e sente che ha esploso la calda bolla di confort dentro la quale tutto è più semplice e che il resto dell’umanità è alle sue spalle. Non si arriva alla Fine del Mondo. Improvvisamente uno si rende conto che "si è" la Fine del Mondo.

 

Come una leggera sabbia mobile nella quale cadiamo senza renderci conto, il Sud, antico e vuoto, si appropria di noi stessi con lievi morsi che asportano le cose quotidiane che ci sembrano immutabili. Uno porta un pezzo di civiltà con sé: un cellulare inutile, un computer che ricarica male, una macchina fotografica ultra tecnica che promette di farti rivivere le stesse sensazioni, incapace di fotografare tutto quello che si vede e nulla di quello che si sente al vederlo. Crediamo che una volta a casa rivivremo questi stessi momenti. Ingenui.

Qulche giorno fa, in navigazione, Alice mi chiedeva se si potesse navigare più vicini alla costa, per restare in comunicazione. Questo mi dimostrava che lei ancora non era arrivata al Sud, nonostante ci fosse già dentro. Nella sua Europa natale, essere vicini alla costa significa poter parlare con il telefono, internet e avere l'universo in mano. Lungo la costa patagonica no. Sulle sue infinite falesie color nutella chiara non c’è nulla e le piccole città costiere sono separate da centinaia di chilometri di distanza gelida. In Patagonia il segnale telefonico è come un quadrifoglio, rarissimo!

 

Arriveremo al Sud quando sentiremo che non esiste più nulla che abbia delle piccole barrette che indicano qualcosa. Si può dire che un viaggio al Sud è un viaggio nel passato ed è questo, questa sensazione di mancanza di protezione, che rende talmente magnetico un viaggio nel mondo australe.
Un cielo completamente diverso sconcerta il viaggiatore oriundo del Nord. Non troverà la Stella Polare, madre di tutti i viaggi dei naviganti europei, unico faro affidabile che guidò conquiste e commerci per secoli. Archimede disse: "datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo". La Polare fu questo punto e le navi europee mossero il mondo.

Tardarono secoli però a decidere di navigare senza la Polare, per questo non attraversavano l'Equatore: nel Sud non c'è Stella polare. Non c'è più la mamma. Non c'è certezza di nulla. A ciascuno aspetta la solitudine o, chissà, un mostro peggiore, mescolanza di dei e di demoni: se stesso!

Questo sconcerto cosmico, queste nuove costellazioni, prenderanno per mano il viaggiatore del nord e lo porteranno, lentamente, a camminare fino alla Fine del Mondo. Aumenterà la sua sorpresa quando si sentirà totalmente solo, perchè ci sono pochi abitanti e le estensioni sono immense. Poter camminare giorni per montagne e laghi o pianure infinite senza vedere nessuno e una sensazione a cui il viaggiatore boreale è abituato.

 

Uno arriva al Sud quando, su una fredda spiaggia di pietre grigie, guarda verso Sud e sa che non c'è più nulla, come se fosse arrivato alla porta aperta di un pianeta vuoto. E' forse questo il Sud "la Fine del Mondo" a cui mi riferisco? Non lo credo, però ci è molto vicino. Bisogna essere sulla piccola isola del Capo Horn e guardare ancora più a Sud, guardare il nulla pieno di acqua oscura e sentire che probabilmente si l'ultimo essere umano del mondo. Poi, l'eterno bianco antartico, fertile ventre di tutti i venti, occuperà la nostra fantasia.

A bordo si impara che la solitudine può essere una eccellente compagna, secondo gli angeli e i demoni che ci portiamo dentro. In una notte qualunque, ancorati in una caletta incastonata tra montagne con profilo di aguzzi denti di cane che si stagliano contro lo splendore della Via Lattea, possiamo uscire in coperta (fuori) e lasciare nella barca la nostra "succursale" di umanità. Sentiremo un silenzio nuovo, condito dalla certezza che non c'è nessuno per chilometri. Sentiremo un miscuglio di sensazioni opposte. La sorpresa infantile davanti a questa magnificenza oscura darà spazio alla percezione che le persone che amimo sono in un'altra galassia e non sapranno che li pensiamo. Questa sensazione sarà mista a un po’ di angustia, di frustrazione, di nostalgia, di necessità che siano accanto a noi, perchè vorremmo condividere tutto con loro.

La Fine del Mondo forse non è il luogo dove finisce il mondo, ma quello in cui iniziamo, ciascuno di noi, spogliati di tutto, a sentire che siamo.

Credetemi, si può arrivare alla Fine del Mondo.

Anche in un veliero.

 

Ricardo Cufré

Secondo di Adriatica

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