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di Paolo Ghidotti.


Come tutti gli anni, ho il compito di organizzare alcuni viaggi con il mio gruppo subacqueo. Per cercare nuove idee, vado sempre all'Eudi Show, (la fiera subacquea più importante d’Italia). Passeggio fra gli stand, chiedendo informazioni e preventivi, non trovo nulla che mi entusiasmi. Ma all’improvviso, ecco la proposta che mi dà la sensazione giusta. Mi faccio dare ulteriori informazioni e capisco che ho fatto centro. La meta prescelta si trova in Indonesia ed è l'arcipelago di KOMODO.

Questo fantastico parco è formato da tre isole principali: Komodo, Rinca, Padar e molte altre più piccole. Tutte insieme sono conosciute come Sonda Minore e si trovano nel Mar di Flores. Nel 1980 è stato riconosciuto Patrimonio Naturale Mondiale Unesco, per proteggere i famosi e unici draghi di Komodo, poi, ampliato anche a tutti i fondali marini. Inoltre dal 2011 è stato inserito nell’elenco delle "Nuove 7 meraviglie naturali del mondo", dopo una durissima selezione fra 440 siti naturalistici candidati. Tornato a casa, faccio alcune ricerche, poi propongo la vacanza al gruppo. In pochi giorni ricevo l'adesione di tutti. Allora inizio a lavorare sull’organizzazione. Per questo viaggio mi appoggio ad Aquadiving, un tour operator specializzato in destinazioni subacquee. I voli migliori, come prezzi e orari, sono quelli di Singapore Airlines. Il viaggio necessario per raggiungere la nostra meta è molto lungo e ci costringe a fare due scali. Il primo a Singapore e l’altro a Dempasar (Bali). Visto che le soste si fanno in località stupende, perché non cogliere l’occasione di passare qualche giorno anche in questi luoghi? Così facendo, la nostra avventura si è resa molto più interessante e completa, facendoci passare dalla città super tecnologica (oserei dire futuristica) di Singapore, alla preistoria dei draghi di Komodo, alla cultura e tradizione di Bali.

 

Organizzazione e partenza

 

Inizio a studiare un programmino. Scelgo di fare entrambe le soste all’andata, perché gli orari ci permettono di sfruttare al meglio il tempo a disposizione. Poi, in questo modo, smaltiamo le sette ore di fuso orario nelle città, in modo d’arrivare a Komodo nella forma ideale per praticare l’attività subacquea al meglio. Procedo con la prenotazione dei voli, degli alberghi, del villaggio e con l’organizzazione generale di tutto il viaggio. In pochi giorni ho tutte le conferme, ma dopo alcuni mesi, all’improvviso, la compagnia aerea effettua una riorganizzazione dei voli, posticipando quelli di rientro di un giorno. E qui, scatta il panico, purtroppo alcuni devono tornare assolutamente per la data iniziale. Dopo decine di telefonate e molto lavoro, riusciamo a trovare la soluzione. Micaela, Andrea e Marianna faranno uno scalo in più a Francoforte, ma arriveranno in Italia la data giusta. Mentre, tutti gli altri, faranno una sosta a Singapore di una notte e un giorno intero, anche al rientro, a spese della compagnia aerea. Personalmente, con la maggior parte del gruppo, pensiamo che sia stato un vero colpo di fortuna, dandoci la possibilità di passare un‘altra intera giornata in città. Così facendo possiamo vedere le cose che ci siamo persi all’andata. Purtroppo, un paio di giorni prima della partenza, un altro imprevisto. Una componente del gruppo ha un malanno che le impedisce di partire. Altro lavoro per me e il tour operator che, con grande professionalità e impegno, riusciamo a sistemare le pratiche e i documenti.

 

Finalmente è il giorno della partenza. Il pulmino, alle 06:30 in punto passa da casa mia, dove i compagni d’avventura di Parma mi hanno appena raggiunto. Partiamo subito, direzione Milano Malpensa, ma prima facciamo una sosta per prendere altri partecipanti. Alle 09:30 siamo in aeroporto dove ci incontriamo con il resto del gruppo. L’eccitazione è tanta, la voglia di partire infinita. Solo io ho umori contrastanti, sono molto felice di partire, ma nello stesso tempo sono triste perché la mia famiglia non può partire con me. Il primo volo decolla alle 12:40, dopo tredici ore e 55 minuti atterriamo alle 07:35, in perfetto orario, a Singapore. Il volo è molto lungo, ma il servizio a bordo è ottimo, passano continuamente con cibo e bevande. Il velivolo è comodo e spazioso, con un programma di intrattenimento multimediale molto vario. In pochi minuti sbarchiamo, sbrighiamo le pratiche doganali e ritiriamo i bagagli. In questo momento ci siamo resi conto dell’incredibile efficienza di questo luogo. L’aeroporto è spettacolare e super organizzato, non riusciamo e immaginare come possa essere la città.

 

Singapore

 

Trasferimento in hotel, doccia e pronti all’esplorazione. Scendiamo in strada, ma ecco una brutta sorpresa, piove fortissimo. Decidiamo di prendere un pulmino per farci portare sull’isola di Sentosa, dove visitiamo l’acquario, il più grande al mondo. Ci passiamo più di due ore, è bellissimo ci sono delle vasche enormi con dei tunnel trasparenti che le attraversano. Infine la vasca oceanica (più che una vasca sembra un vero pezzo di oceano). Al suo interno vediamo una squadra di sub mentre nutre l’incredibile quantità di pesci che contiene. Dalle mante a tantissime specie di squali e un’infinità di altri enormi pesci.

Quando usciamo non piove più. Pranziamo in un ristorante giapponese, poi con la metropolitana all’aperto in pochi minuti siamo vicini a Marina Bay. Da qui, a piedi, andiamo vicino al grattacielo simbolo di Singapore, il Marina Bay Sands Hotel (in realtà sono tre, uniti alla sommità da una struttura a forma di nave). Domani abbiamo in programma di salirci. Proseguiamo la passeggiata attraversando magnifici giardini, per arrivare davanti al nostro prossimo obiettivo. Due strutture a forma di enormi cupole, la più grossa contiene un gigantesco giardino botanico verticale, la seconda uno floreale. Entriamo nella prima. Rimaniamo sbalorditi nel vedere questa meraviglia: un giardino equatoriale che si sviluppa in altezza, visitabile percorrendo delle passerelle aeree. Entriamo velocemente anche nella seconda, piena di fiori e statue. Ma il programma di oggi non ci permette un attimo di respiro. Dobbiamo incamminarci per andare a vedere un altro simbolo di questo strabiliante luogo. Un insieme di strutture identiche all’albero della vita dell’Expo di Milano, ma di dimensioni notevolmente più grandi (addirittura in cima ad una hanno fatto un ristorante). Ce ne sono ben diciotto, alcune delle quali unite da una passerella aerea. Tutte inserite in giardini con laghetti incantevoli e curatissimi.

 

È sorprendente anche la pulizia che si trova in tutta la città, non si vede assolutamente niente per terra o in disordine. Ormai è già buio, per fortuna, in questa foresta di alberi della vita (beh direi sequoie della vita!) abbiamo mezz'oretta di tempo per riposare seduti in un prato. Attendiamo l’inizio dello spettacolo che viene fatto con una decina di queste fantastiche strutture. È bellissimo, con giochi di luci e musiche stupende. Ora siamo veramente esausti, ma anche affamati. Qui vicino ci sono diversi ristoranti. Ceniamo, poi ci trasciniamo in metropolitana, che ci porta all’hotel, dove andiamo immediatamente a letto. Io, come tutti gli altri, sono sfinito, ma veramente soddisfatto per ciò che ho visto.

Dopo una lunga dormita, alle 8 colazione e pronti a ripartire, direzione Marina Bey. Decidiamo di fare una lunga camminata, in questo modo, riusciamo a vedere alcuni palazzi importanti. Il primo che incontriamo è il Palazzo del presidente, poi il museo dell’arte, infine il Raffles Hotel Arcade, l’hotel più antico della città. Dopo diversi chilometri a piedi prendiamo la metro e raggiungiamo il centro finanziario della città. Questo è caratterizzato da un’infinità di grattacieli. Proseguendo, arriviamo nel cuore di Singapore, Marina Bey. Da qui si ammirano tutti i simboli di Singapore. Il leone, la pista di F1, i grattacieli uniti in cima, gli alberi artificiali, le cupole, la ruota panoramica e tantissimo altro. Mentre arriviamo inizia a piovere, qui è normale che piova fortissimo due o tre ore al giorno. Qualche foto, poi torniamo fra i palazzi, sulla riva di un insenatura della baia, per cercare un posticino dove pranzare. Troviamo migliaia di atleti che partecipano ad una manifestazione di canoe. Mangiamo in un ristorante messicano, poi riprendiamo la camminata, direzione quartiere cinese. Attraversiamo alcune vie molto curiose, incontriamo alcuni templi buddisti e induisti, li visitiamo velocemente. Arrivati a Chinatown, gironzoliamo fra le vie e i mercatini. Dopo un’oretta, il gruppo si divide. Una parte decide di andare allo zoo, dove faranno una visita in notturna, mentre io e il resto del gruppo torniamo in centro per visitare il mitico Hotel Marina Bay Sandes. Pagando un biglietto saliamo sulla prua della barca che unisce questi magnifici grattacieli. Da qui si ammira una vista panoramica mozzafiato, è impossibile descriverla e le foto non rendono minimamente la realtà. Dopo il tramonto, lo skyline si illumina all’inverosimile. Rimaniamo a bocca aperta, non vorremmo più scendere.

Andiamo a malincuorenall’ascensore che ci porta nell’atrio centrale. Anche questo pazzesco, enorme ed elegantissimo. Ci sono diversi ristoranti e bar lussuosi, negozi e gioiellerie costosissimi ed un casinò enorme. Ormai è sera inoltrata, noi siamo stanchissimi, quindi decidiamo di tornare in metropolitana vicino al nostro albergo dove c’è una street food molto carina. È una via ricca di ristoranti di qualsiasi tipo con al centro i tavoli dove mangiare. Decidiamo di cenare in uno indiano, il cibo è molto piccante e speziato, il conto salato. Dopo cena andiamo subito a riposare. Domani sarà una giornatina pesante, visto che ci aspetta, un altro trasferimento aereo.

 

Bali

 

Dopo una bella dormita e la sveglia all’alba, si riparte. Il volo parte alle 08:20 con arrivo a Dempasar Bali alle 11:25. Trasferimento in albergo per doccia rinfrescante, visto che c’è un caldo e un’umidità fortissima. Poi, alcuni decidono di rilassarsi in piscina tutto il pomeriggio, mentre io accompagno il resto del gruppo al tempio Uluwatu. Ci serve mezz'oretta di pulmino. Durante il tragitto, ci fermiamo a pranzare in un ristorante tipico balinese consigliato dall’autista. Il piatto forte di questo locale sono le costolette di maiale alla griglia con una salsa di arachidi. Mangiamo benissimo e non spendiamo tanto, qui la vita costa molto poco grazie al cambio favorevole. Proseguiamo per il tempio, questo è caratteristico e diverso dagli altri perché è situato su una scogliera altissima a picco sull’oceano. Facciamo una passeggiata per vedere i punti maggiormente panoramici, ma il caldo e l’afa ci stanno demolendo. Sosta in un barettino per bere un po’ d’acqua fresca.

 

Ora decidiamo di tornare in città, vogliamo farci una super abbuffata di pesce sulla spiaggia di Jimbaran Bay. Il viaggio di rientro è più difficoltoso, per il traffico selvaggio che si è scatenato nell'ora di punta. Ci impieghiamo un’ora e mezza. Guidano veramente in modo terribile ed indisciplinato, passano da tutte le parti, non rispettano i segnali e i semafori, tutti suonano, nessuno va avanti. Alla fine arriviamo in spiaggia appena in tempo per ammirare lo spettacolare tramonto. Qui ci riuniamo con gli altri compagni d’avventura. Scelgo un ristorante dove io, Angelo e Micaela siamo già stati in un viaggio precedente. Qui i locali sono particolari, all’ingresso c’è un banco di pesce e dei cestini. Ognuno si sceglie il pescato che vuole, lo mette in questo cestino, si fa pesare e gli si dice come si vuole cucinato. Questo viene passato ai cuochi che lo preparano. È incredibile vedere la velocità con cui lo puliscono ed è sorprendente come, con tantissime ordinazioni, non sbagliano mai tavolo. Proseguendo, si passa davanti alla cucina aperta, dove si vedono tutte le griglie all’opera. Infine i camerieri ci fanno accomodare ai tavoli, preparati direttamente in spiaggia. Facciamo un'abbuffata colossale, io ho mangiato quasi due chili di gamberoni, ma anche gli altri non sono da meno. Con qualche birra fresca, i nostri piatti stracolmi e vassoi di contorni tipici, l’entusiasmo sale alle stelle. Ormai è tardi e domani altro trasferimento per raggiungere la nostra meta finale, Komodo.

 

Komodo

 

Il volo è della Wings Air, decolla alle 8, in 1 ora e 20 ci porta a Labuan Bajo. Appena arrivati, veniamo accolti dagli assistenti che ci portano in un ufficio dove ci consegnano i permessi per entrare nel parco marino. Poi, andiamo al porto per prendere la barca che con due ore di navigazione ci porta sulla nostra isoletta Sebayur Besar, dove si trova un solo villaggio, il nostro. L’imbarcazione che usiamo, è quella che avremo tutta la settimana per fare diving. Non è veloce, ma molto comoda, sul ponte superiore ci sono diversi cuscinoni dove accomodarci. La navigazione è molto piacevole, costeggiare piccole isole, spiagge deserte con un mare stupendo, rende tutto super rilassante. Appena vediamo il nostro villaggio il primo pensiero è “che paradiso”. Ormai sono le 12:30, mentre i facchini ci portano le valigie nelle camere, noi ci fermiamo al ristorante per pranzare. Il villaggio è molto piccolo, composto da sedici Bungalow (otto sono riservati a noi), da un ristorante, un bar e un diving. Qui tutto è spettacolare. Le nostre casette sono molto confortevoli, spaziose, eleganti e lussuose.

 

Abbiamo appena il tempo per un mini riposino, poi inizia subito l’attività principale della vacanza, la subacquea. Alle 16 appuntamento al diving per la prima immersione, il check dive. Questa è importantissima perché ci permette di testare l’attrezzatura, trovare la quantità giusta di zavorra da usare e collaudare le varie apparecchiature foto e video. Il sito di questo tuffo si chiama Mini Wall. Pur essendo un‘immersione di prova, abbiamo raggiunto la profondità massima di 28 metri ed è durata 55 minuti. Già da subito si è mostrata interessante, ricca di pesce tipico di barriera. A pochi metri di profondità, incontriamo un bellissimo pesce leone. Scendendo più giù, vedo una stupenda murena con metà corpo fuori tana, muove la testa a destra e a sinistra, sembra voglia mettersi in posa per le foto.
Dopo una ventina di minuti arriviamo in una zona ricca di anemoni, abitati tutti dai pesci pagliaccio che, con i loro colori e il modo frenetico di muoversi, rendono tutto estremamente vivace. Avvistiamo anche uno stupendo esemplare di pesce foglia e tanto altro.

Purtroppo l’aria comincia a scarseggiare, costringendoci a riemergere. Il pensiero di tutti è: se questa, che doveva essere un’immersione di ambientamento ci ha regalato così tanti incontri, chissà che spettacolo le altre! Tornati al villaggio, doccia, poi un paio d’ore di relax, birretta in compagnia, infine cena. Io e quasi tutti gli altri compagni andiamo subito a dormire, perché domani abbiamo in programma tre immersioni.

 

Prima giornata di immersioni

 

Alle 8 tutti a colazione, pronti e carichi per le nostre esplorazioni. Mentre mangiamo ci fanno scegliere i menu del pranzo e la cena. Abbiamo sempre: un antipasto, un primo, un secondo di carne o pesce con contorno, cucinati all’italiana e nella cucina locale, dolci e frutta. I bis sono a volontà, anche dei piatti non scelti. Noi li facciamo sempre, di portate diverse, in modo da assaggiare sempre tutto. Sono cucinati benissimo, ogni giorno diversi, si passa dalle lasagne alla carbonara e dagli spaghetti allo scoglio al carpaccio di marlin, al tonno alla griglia e decine di altri piatti. Inoltre ci sono sempre delle portate speciali come la pizza o i buffet di formaggi. Devo dire che il ristorante è veramente ad alto livello. Ora sono già le 8:30, dobbiamo salire in barca, con mezz’ora di navigazione, arriviamo a Batu Bulong, il nostro primo sito della giornata. Qui è importantissimo seguire la guida e nel momento che ci dice di invertire la rotta, bisogna farlo immediatamente, altrimenti si finisce in correnti fortissime che ti portano pericolosamente lontano. Ovviamente dove c’è corrente c’è vita. Mentre scendiamo, incrociamo una tartaruga che saliva in superficie per respirare. Arrivati alla profondità massima di 24 metri, ci raggiunge un bel pesce Napoleone, ci segue per alcuni minuti per poi inabissarsi. Noi continuiamo il nostro giretto, risalendo molto lentamente, vediamo grossi tonni, un paio di squaletti e una murena. Ma anche cose piccole come nudibranchi coloratissimi.



Dopo 58 minuti riemergiamo. Mentre raggiungiamo Makaser Reef, prossimo punto d’immersione, ci beviamo un tè con i biscotti. Facciamo passare l’oretta obbligatoria da un’immersione all’altra e poi giù per una nuova avventura. Siamo su un plateau di 200 per 800 metri, profondità massima 13 metri. Questo luogo particolare è un manta point, con stazione di pulizia. Incontriamo una corrente piuttosto forte, noi non facciamo altro che farci trasportare, sperando di fare i fatidici incontri. Dopo circa venti minuti, ecco il primo avvistamento, è un'enorme manta di circa tre metri d’apertura alare. Ci passa vicina e se ne va. Poi poco dopo eccone altre, ci avviciniamo lentamente, rimangono per alcuni minuti e poi via anche loro. Infine ne vediamo un'altra, anche questa dopo poco se ne va. Ormai sono passati 61 minuti ed è ora d’uscire. Siamo tutti felici per gli avvistamenti. Anche gli snorkelisti le hanno viste molto bene. Decidiamo che questa immersione, prima della fine della vacanza, va rifatta. Torniamo al villaggio, per l’ora di pranzo, poi qualche ora di riposo e ripartenza per l’ultima immersione della giornata. Facciamo una notturna a Sebayur Kecil, ci tuffiamo alle 18:30, su una parete raggiungiamo i -18 metri. Troviamo una ballerina spagnola, poi le nostre luci attraggono alcuni pesci leone. Incontriamo anche un sacco di paguri, gamberi e granchi Bernardo l'Eremita (questi per mimetizzarsi si ricopre di pezzi di corallo e conchiglie). Interessante vedere i pesci pappagallo, che dormono negli anfratti del corallo, avvolti nella bolla del loro muco protettivo. Dopo 62 minuti riemergiamo. Torniamo al villaggio, cena, poi tutti a letto.

 

Seconda giornata di immersioni

 

Dopo una bella dormita ci alziamo per dare inizio a un’altra giornata con tre immersioni. La prima al Matt’s wall, un pinnacolo che inizia a -20 metri. Ci tuffiamo, la corrente è piuttosto forte, scendiamo fino a -32 per poi risalire. È ricchissimo di vita, con molto pesce di barriera. Troviamo anche molti anemoni, abitati oltre che dagli abituali pesci pagliaccio, anche da granchi porcellana. Finiamo l’immersione dopo 52 minuti su un banco di spugne.

Il secondo tuffo, lo facciamo al Turtle City. Questa immersione si fa su un plateau ricchissimo di corallo, spugne e anemoni. Qui ammiriamo diversi pesci trombetta e un piccolissimo pesce leone (lungo meno di un centimetro). Ma lo spettacolo sono le moltissime tartarughe cui ti puoi avvicinare tantissimo. Ne vedo almeno una decina, la cosa bella è che nessuna è spaventata da noi, anzi sembrano incuriosite. Risaliti in barca pranziamo mentre navighiamo in direzione Sabayur Rock, un grosso scoglio emerso. Ora sono le 15:30, abbiamo raggiunto il sito da pochi minuti ed è arrivato il momento di tuffarci. Qui esploriamo due pareti, raggiungiamo i -26 metri, poi iniziamo a nuotare avanti e indietro, la zona è ricchissima di vita. Incontro subito alcune gorgonie enormi, poi, sotto ad un corallo, trovo una razza maculata. All’improvviso vedo spuntare delle antenne, mi avvicino e cosa vedo? Alcune aragoste nella tana. Ma un avvistamento molto particolare, è quello di un’anemone completamente bianca con i suoi piccoli abitanti, i pagliaccio. Dopo 55 minuti, l’aria inizia a scarseggiare, quindi ci portiamo a 5 metri di profondità, per la sosta di sicurezza, accompagnati da un gruppo di platax (pesci pipistrello), poi riemergiamo. Tornati al villaggio, doccia veloce, poi super aperitivo al bar sulla spiaggia, mentre ammiriamo un tramonto spettacolare, sorseggiando ottimi cocktail o birra e mangiando del Parmigiano portato da Antonio in valigia dall’Italia. Verso le 20 cena. Io, questa sera, al posto del secondo, mi mangio un’ottima pizza, qui ci si abbuffa veramente alla grande, questo ci preoccupa un pochino, perché torneremo a casa tutti ingrassati. È arrivato il momento del meritato riposo.

 

Terza giornata di immersioni

 

La sveglia suona, sembra siano passati solo pochi minuti, in realtà è già mattina. Oggi è una giornata particolarmente faticosa. Facciamo tre immersioni fra le più blasonate dell’arcipelago. Ma anche fra le più impegnative per la corrente che si incontra. Inoltre la navigazione per raggiungere questi siti è piuttosto lunga. Il primo è Cauldron Passage, una pass situata fra due isole. Come fa capire già il nome, è un punto dove ci sono dei passaggi di correnti molto forti che cambiano spesso direzione. Troviamo anche un notevole termoclino (cambiamento repentino di temperatura). Mentre ci avviciniamo alla zona, iniziamo a vedere la superficie del mare che diventa strana, si notano delle correnti fortissime che creano dei vortici, veri mulinelli marini. Sono impressionanti, il capitano della barca cerca di evitarli, quando ci finiamo dentro, la barca fa movimenti assurdi e fatica ad uscirne. Ovviamente più c’è corrente, che porta nutrimento, più pesce pelagico (predatori di grossa taglia) si vede. Ci tuffiamo all’ingresso del canale, raggiungiamo i -28 e facendoci trasportare dalla corrente, cerchiamo di navigare a zig zag, passando da un lato all’altro di questo. Avvistiamo subito alcuni squali, poi vediamo un branco di carangidi a caccia, che sfrecciano velocissimi, cercando di prendere piccoli pesci. Poco dopo vedo un grosso tonno e alcuni barracuda. A fine immersione, cerchiamo un posto riparato per la sosta di sicurezza. Ci mettiamo dietro ad alcuni pinnacoli, anche qui una bella sorpresa: trovo una grossa seppia che si fa avvicinare tantissimo e continua a cambiare colore e forma.

 

Risaliti in barca, siamo tutti entusiasti, facciamo una merenda mentre ci avviciniamo a Castle Rock. Durante il tragitto incontriamo un simpatico gruppo di delfini che ci delizia con uno spettacolo di salti, piroette e tuffi. Anche questa sito è uno dei più conosciuti del luogo, come tale non ha tradito le nostre aspettative. Scendiamo a 24 metri di profondità, iniziamo a navigare fra delle formazioni rocciose, incontriamo correnti che cambiano continuamente direzione. Ma gli avvistamenti ci ripagano della fatica, vediamo una stupenda murena che si muove fra gli anfratti, poi un grosso napoleone ci fa visita, per poi nascondersi in un grottino, tutto accompagnato da branchi di pesce di barriera, ma le sorprese continuano: vedo uno squaletto che dorme sotto un corallo. Poi, appoggiati sul fondo, vedo un pesce coccodrillo vicino ad un pesce leone. Purtroppo, queste correnti bizzarre ci fanno consumare parecchia aria, costringendoci a riemergere dopo 45 minuti. Poco distante si trova il nostro nuovo punto da esplorare, Cristal Rock. Ormai sono le 13 e la fame si fa sentire. Durante il tragitto pranziamo, poi piccolo riposino e tuffo. Questa è una secca che arriva in superficie, noi ci giriamo attorno, è molto ricca di vita e di piccoli pesci, ma i grossi incontri non mancano, dai carangidi che sfrecciano velocissimi a quattro squali pinna bianca che riposano sul fondale corallino.

Torniamo al villaggio, io vado a riposare mentre alcuni decidono di fare una passeggiata sulle collina dell’isola, per vedere il panorama. Ma alle 19 appuntamento al bar per l’aperitivo. Con una birra in mano e un pezzo di grana in bocca organizziamo la giornata di domani. Visto che siamo rimasti tutti entusiasti della seconda e terza immersione di oggi, decidiamo che vale la pena rifarle anche domani. Ora cena poi nanna.

 

Quarta e quinta giornata di immersioni

 

Dopo una grande dormita, ci alziamo, colazione e si parte. Castel Rock ci attende, ci tuffiamo in un branco enorme di fucilieri, poi carangidi, squaletti e napoleone. Risaliti, merenda e dopo un’ora giù a Cristal Rock. Qui la visibilità è diminuita, ma è invasa da pesce di barriera, oltre ad alcuni tonni e un grosso barracuda. Appena riemersi, iniziamo subito la navigazione per tornare alla base. Pranziamo, poi abbiamo un paio d’ore di relax, ma alle 16 si riparte. Vogliamo andare a vedere il tramonto in un luogo dove al calare del sole si verifica un fenomeno particolare. Un'infinità di volpi volanti (grossi pipistrelli) si spostano da una piccola isoletta ricoperta di mangrovie all’isola più grande li vicina per nutrirsi. È uno spettacolo strano e affascinante. Tornati dall’escursione la cena è pronta, come sempre mega abbuffata, poi tutti a letto.

Dopo il meritato riposo, inizia una nuove e intensa giornata. Oggi partiamo mezz’ora prima del solito, il programma prevede due immersioni in mattinata, mentre il pomeriggio è dedicato al trekking e alla ricerca dei mitici draghi. La prima immersione la facciamo a Makasar Reef. Questo è il manta point, passiamo tutto il tempo ad una decina di metri di profondità. Vediamo una dozzina di mante, alcune sono ferme in stazione di pulizia, qui riusciamo ad avvicinarci moltissimo senza disturbarle. Mentre la seconda immersione è a Batu Bulong, un grosso scoglio battuto da correnti molto forti. I colori dei pesci e dei coralli sono incredibili, alla profondità di 32 metri vedo alcuni carangidi neri e due barracuda. Mentre risaliamo molto lentamente, esploro ogni anfratto. Trovo diversi nudibranchi e alcuni granchietti pulitori. Una tartaruga mi supera e va in superficie per respirare. Vedo anche alcuni gamberetti arlecchino, caratterizzati dal corpo trasparente, decorato da macchiette colorate gialle, bianche e blu. Un incontro inaspettato è con un velenosissimo serpente corallo marino, che si aggira fra i coralli ad una decina di metri di profondità. Mentre faccio la sosta di sicurezza, vedo anche un altro tipo di gamberi più grossi e coloratissimi.



È il momento di tornare in barca, siamo soddisfatti, ma sentiamo anche un senso di malinconia, visto che è stata l’ultima immersione del viaggio. Tornati al villaggio, subito al ristorante, pranziamo velocemente perché dobbiamo ripartire per Rinca. Ci aspetta, un safari a piedi nel parco naturale di Loh Buaya per vedere i famosi Draghi di Komodo. Il proprietario del villaggio ci ha consigliato di dare una piccola mancia ai quattro ranger che ci fanno da guida, così si impegnano al massimo per avvistare tutti gli animali del parco. Gli diamo l’equivalente di tre euro a testa. Per noi è poco, ma per loro è molto, infatti hanno dato il meglio. Invece di farci fare il tour standard che normalmente si fa in un’ora e mezza, ne fanno uno particolare di quasi tre ore. Appena arrivati sull’isola, veniamo accompagnati al centro informativo del parco dove ci spiegano tutto su questi fossili viventi che si trovano solo su alcune di queste isole e in nessun’altra parte del mondo. Ora iniziamo la camminata, attraversiamo il villaggio dei Ranger. Qui vediamo i primi Draghi che sono attratti dall’odore del cibo. Le case sono rialzate come palafitte per impedire agli animali di entrare in casa. Sono fermi all’ombra, sembra che dormano. Un ranger sale in casa sua e dalla finestra butta delle bucce di banana. In una frazione di secondo e con uno scatto fulmineo, i draghi si fiondano velocissimi sul cibo. Noi siamo rimasti tutti pietrificati nel vedere la velocità con cui si sono mossi. Ci spiegano che corrono più veloci dell’uomo. Hanno un aspetto particolare, sembrano dinosauri, arrivano a tre metri di lunghezza, hanno la lingua biforcuta come i serpenti e una bocca enorme. I denti non sono grossissimi, ma le loro armi letali sono la saliva estremamente infetta da batteri e delle sacche velenifere nei denti posteriori (queste sono state scoperte da poco). Io li trovo "mostruosamente belli", alcuni compagni li trovano solo "mostruosi".

 

Mentre esploriamo, ci spiegano che mangiano una sola volta al mese, circa 40 chili di carne ogni volta. Il loro sistema di caccia è veramente crudele. Attaccano la preda, è sufficiente un morso per infettarla, poi la lasciano andare. Questa inizia ad avere un’infezione sempre più grave fino ad arrivare alla morte. A volte serve anche più di un mese, quando l’animale è quasi moribondo loro sentono l’odore dell’infezione diffusa e solo allora lo assalgono in branco e lo finiscono. Dopo circa 20 minuti di cammino, avvistiamo una femmina sul nido. In realtà non hanno il nido, ma fanno diversi buchi nel terreno e nascondono le uova solo in alcuni di questi, in modo da mettere in difficolta i predatori. Ora abbandoniamo il sentiero del giro standard, per avventurarci nel letto di un fiume in secca. Ci sono alcune pozze di fango dove i bufali vanno a rotolarsi per rinfrescarsi. Qui ne vedo anche uno che è stato morso da un drago ed è già iniziata anche l’infezione. Nei dintorni scorgiamo diversi draghi, alcuni se ne vanno, altri rimangono tranquilli (almeno spero). Poco dopo vediamo i resti di un banchetto... è rimasto solo il teschio è qualche grosso osso. Alla vista di ciò rimango impressionato al pensiero che mangino tutto, persino le ossa. In questo momento, ho la sensazione de essere il protagonista di Jurassic Park. Proseguiamo, il paesaggio e la vegetazione si fa diversa, ora mi sembra di essere nella savana africana. Incontriamo diversi cervi, capre e una specie di pollo selvatico, ovviamente oltre a tanti altri animali più comuni. Ormai sono già passate 2 ore dalla partenza, abbiamo raggiunto la cima di una collina, qui si vedono dei panorami spettacolari. Cogliamo l’occasione per fare una pausa, per riposarci un attimo, poi foto di rito con il gruppo ed in fine riprendiamo il cammino, per arrivare all’ingresso del parco.

Son già passate circa 3 ore dalla partenza, abbiamo appena il tempo di salire in barca che il sole comincia a tramontare. Ci godiamo questo spettacolo mentre navighiamo verso il villaggio. Questa magnifica esperienza è piaciuta a tutti, ma in particolare ad Attilio, che ha realizzato uno dei suoi sogni, vedere i Draghi di Komodo. Io, quando li ho visti, ho provato una sensazione stranissima: mi sono sentito nell’era del giurassico, con dei veri dinosauri, devo dire che è stata un’emozione fortissima. Poterli ammirare a pochi metri di distanza dà delle scariche di adrenalina non indifferenti. Siamo appena arrivati al villaggio, è già ora di cena, per fortuna perché siamo tutti affamati e stanchi. Io, appena finito di mangiare, vado a riposare.

 

L'ultimo giorno a Komodo

 

Dopo una bella dormita, all’indomani, torniamo in barca. Oggi non sono previste immersioni, ma un’escursione di una giornata per andare all’isola di Padar. La navigazione per raggiungerla è molto lunga a causa delle fortissime correnti marine che troviamo durante il tragitto. Quando le incontriamo la superficie dell’acqua sembra quella di un fiume in piena con diversi mulinelli, che ovviamente cerchiamo di evitare. Dopo circa 3 ore sbarchiamo sulla spiaggia, è deserta. Qui inizia un trekking per raggiungere la cima di una montagnola di 280 metri. Alcuni ancora stanchi dalla camminata di ieri rimangono in spiaggia. Io con il resto del gruppo partiamo, c’è un caldo infernale, dopo mezz’ora di cammino altre tre persone cedono. Io proseguo, lentamente e gocciolante di sudore. Abbiamo una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo a testa, cerco di bere poco e spesso, in modo che mi basti per tutto il cammino. Ad un certo punto penso di cedere, ma vedevo la meta vicino, raccolgo tutto l’orgoglio e non mollo. Raggiunta la vetta rimango sbalordito dal panorama, è pazzesco, indescrivibile, non trovo le parole per spiegarlo. Inizio a scattare foto da tutte le parti. Alla fine, solo in sei siamo riusciti ad arrivare in cima. Il caldo è soffocante, il sole brucia, non c’è una pianta che possa fare un po’ di ombra. Ma la vista incredibile riesce a farmi trovare le ultime forze rimaste per tornare. La cosa sorprendente è che luoghi come questi siano deserti e non invasi da turisti. Spero che rimangano così per sempre, altrimenti perderebbero quel magico fascino che possiedono.

 

Anche la discesa è impegnativa, è molto facile scivolare, ma la vista impagabile ci dà la forza per tornare. Dopo più di due ore di cammino, siamo tornati alla spiaggia di partenza, alcuni fanno un bagno rinfrescante. Io sono distrutto, ma super soddisfatto dello spettacolo visto e fiero di non aver mollato. Tornati sulla barca, è pronto il pranzo, mentre mangiamo navighiamo verso la spiaggia rosa di Serai. Anche questa deserta, ha la sabbia rosa, dovuta al fatto che è costituita da corallo rosso sbriciolato. In realtà ce ne sono diverse, ma questa è considerata la più bella. In effetti è spettacolare, scendiamo un’oretta per rilassarci e fotografarla. La cosa sorprendente è che in qualsiasi posto andiamo siamo sempre solo noi, è vero che le isole sono quasi tutte deserte, ma avremmo pensato che qualche locale o turista l’avremmo trovato, invece niente (meglio così). Abbiamo la stranissima sensazione di essere gli unici uomini sulla terra.

Ormai sono le 3, è ora di riprendere il mare, durante la navigazione alcuni fanno un pisolino, altri si scambiano le sensazioni ed emozioni che hanno provato. Dopo un’ora e mezzo ci fermiamo per la tappa snorkel. Poi, proseguendo, poco prima del tramonto arriviamo al villaggio. Subito tutti al bar per l’aperitivo e il tramonto. Siamo tutti estasiati della giornata, ma anche malinconici per la consapevolezza che domani dobbiamo lasciare l’isola. A cena come sempre ci abbuffiamo, poi a letto. Ma prima dobbiamo salutarci, domani mattina, molto presto, i tre amici del gruppo che non ha potuto posticipare il rientro, partono per l’aeroporto con la barca veloce. Noi invece, abbiamo ancora un intera mattinata da goderci. Io la trascorro gironzolando con la canoa e passeggiando sulle colline attorno al villaggio. A mezzogiorno mi faccio tre piatti di carbonara, visto che poi non avrò molte altre possibilità di mangiare oggi. Dopo aver ringraziato tutto il personale del villaggio, per averci fatto vivere una vacanza spettacolare, alle 12:30 partiamo per l’aeroporto. Abbiamo il primo volo che ci porta a Bali alle 15:45. Il volo parte con una ventina di minuti di ritardo, ma non è un problema. A Dempasar abbiamo abbastanza margine per stare tranquilli. Riusciamo anche a sbizzarrirci con lo shopping, io mi diverto a comperare delle magliette per la mia bimbetta. Poi alle 21:45 decolliamo per Singapore dove arriviamo alle 00:20, trasferimento in albergo poi a dormire.

 

Di nuovo a Singapore

 

Alla mattina, ritrovo alle 8. Il programma prevede la visita del tempio buddista di Buddha Tooth Relic and Museum. Questo si trova al quartiere cinese che raggiungiamo in metropolitana. È bellissimo, si sviluppa su cinque piani, contiene una reliquia, il dente di Budda. È pieno si statue tutte dorate, arazzi, campane e tantissime altre cose tipiche. Ci passiamo più di un’ora. Poi gironzoliamo fra i negozi cinesi nelle vie del quartiere, per fare acquisti. Visto che oggi è un giorno particolare, il compleanno di Fiorenza e Marianna, decidiamo di andare a pranzare a Marina Bay per festeggiare come si deve. Come ultima cosa vogliamo salire sulla ruota panoramica, mentre la raggiungiamo si scatena una pioggia fortissima. Non rinunciamo, andiamo a piedi alla ruota, ma quando arriviamo abbiamo una brutta sorpresa: è chiusa perché piove troppo. Beh, non ci demoralizziamo, andiamo li vicino a vedere la pista da F1 e i Box. Dopo un'oretta la ruota riprende a girare, ci precipitiamo là e saliamo. È enorme e altissima, ben 165 metri (la seconda più alta al mondo). Ci offre un panorama stupendo, da qui ammiriamo tutti i punti più importanti della città. Ora è il momento di tornare in albergo per recuperare le valigie e prendere la navetta che ci porta in aeroporto. Alle 23:45 decolla il volo per l’Italia, atterriamo a Milano alle 05:55.

Ora la vacanza è veramente finita ed il gruppo si divide. Una parte prende il pulmino direzione Mantova, gli altri vanno verso casa loro con i propri mezzi. Questa viaggio mi ha fatto provare una sensazione particolare, mi sembra di avere fatto un viaggio nel tempo. Partendo dalla preistoria con la visita al parco dei draghi, al passato con la cultura e le tradizioni di Bali, al presente con il villaggio e le spiagge di Komodo, al futuro con la città di Singapore.

 

Paolo Ghidotti

Viaggiatore Subacqueo

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