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Cronache dall'Atlantico: in rotta tutti rotti

18 February 2002 ore 21:00

Sempre in rotta per il punto, in mezzo all’Atlantico, dove dovrebbe essere in attesa l’Aliseo. In rotta, ma tutti rotti. Adesso vi racconto. Cristoforo e Marco si son messi in testa di fare scuola di vela ai neofiti, che saremmo io, Paolino, Giovanni e Giacomo. Il più bravo della classe è Giacomo, che salta di qua e di là che sembra nato mozzo. Giovanni se la cava. Io e Paolino siamo un disastro. Però, quando ci chiedono di dare una mano, la diamo: non siamo mica in crociera!

 

Fatto sta che i Capitani Coraggiosi ad un certo punto hanno deciso di issare il gennacher, che è una vela leggera, a metà appunto fra un genoa (cioè un fiocco normale) e uno spinnaker (che è quella vela a forma di pallone che si drizza davanti, a prua). Paolino era stato incaricato di cazzare la scotta sopravvento del gennacher, avvolta al winch più grande, che sta a poppa. Però, ad un certo punto, il gennacher ha avuto delle difficoltà: si era incattivita (cioè incasinata) la calza (cioè l’involucro) in cui era stato armato (cioè preparato).

Per cui Vanni ha urlato a Paolino “Lasca!”, cioè lascia andare tutto. Invece Cristoforo ha esclamato “Cazza”, cioè tira a più non posso. Paolino si è confuso, prima ha ficcato tre dita dentro al winch (che poteva tritargliele), poi ha lasciato tutto d’un colpo la scotta che, appunto, gli ha scottato il palmo della mano… Morale: Paolino si è fatto medicare da Marianna (una scena straziante), poi si è atteggiato a Gesù con le stimmate, quindi non ha voluto lasciare la telecamera a Giacomo e ha continuato a fare le riprese, però lamentandosi.

 

Giacomo, dal canto suo, ha mal di denti: gli sta uscendo il dente del giudizio. Io, saltando tra un onda e l’altra, stavo fluttuando da poppa verso la tuga (la porta di casa della barca) quando, per non investire Cristoforo, mi sono impuntato coi piedi contro il pozzetto (il posto quadrato su cui ci si siede sopracoperta) e mi si è rotto un dito e un’unghia.

Mentre, disperato, mi mettevo il ghiaccio sul piede ferito, Cino sghignazzando, ha letto a tutti noi brani del libro “Due anni a prora, un marinaio racconta” di Henry Dana, in cui si raccontano le mille disgrazie di un uomo di terra che vuole imbarcarsi su una nave. Cito, a pagina 9: “Nulla c’è di più disperato e pietoso a questo mondo d’un uomo di terra che inizi la vita di mare…”. Cino è fatto così. Si definisce un illuminista-cinico-disincantato. Soprattutto ha una prorompente ironia, che lo porta a sdrammatizzare tutto.

Anche riguardo al mondo eroico delle regate e degli equipaggi Cino ha un sacco di storielle dissacranti da raccontare: pare, per esempio, che sulle barche che fanno le regate ci sia molto spesso una certa rivalità fra la parte dell’equipaggio che sta a prua, cioè coloro che si occupano dell’albero e delle vele, e quella parte dell’equipaggio che sta a poppa, cioè quelli che devono usare i verricelli.

I primi trattano sempre con sufficienza i secondi, che però si vendicano. Infatti, mentre a prua Marco, Cristoforo e Vanni erano letteralmente incartati dentro al gennacher che non andava né su né giù, io e Cino a poppa ridevamo sadicamente, mentre quelli di prua ci lanciavano ordini dissennati e anche qualche accidente.

 

Diaro della sera


Non siamo neanche a metà strada rispetto al famoso punto in cui dovremo trovare l’aliseo. Per cui anche domani si va e si va. Non c’è molta scelta, in Atlantico…

Domani speriamo che arrivi il vento, che per ora latita.

Marco mi ha fatto vedere la carta meteo: siamo in mezzo a due alte pressioni, con una bassa che si sta incuneando per cui devia il vento che ci dovrebbe arrivare. o viceversa, non ho ben capito. Vabbè... a domani.

 

Patrizio

 

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