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In Madagascar abbracciati dalla natura

18 February 2011 ore 12:00

Dal diario di viaggio di Paolo Ghidotti, velistapercaso-sub in giro per il mondo.

 

In Madagascar abbracciati dalla natura. 1° parte

Questa magnifica esperienza l’ho fatta due anni fa, dal 22 al 30 Dicembre. Ho deciso di fare questo viaggio solo, perché trovavo che, dato il periodo di feste e il luogo particolare, fosse il modo per viverlo più profondamente. Ho scelto d’andare a Nosy Be che è una piccola isola ad un’ora di navigazione dalla principale; in quanto offre, oltre alla possibilità di fare delle ottime immersioni, anche l’opportunità di partecipare a delle escursioni a terra. Ho prenotato in un piccolissimo villaggio, molto accogliente, con solo dodici camere disposte sui due lati di una piscina. Sul terzo lato si trovava un ristorantino dove ci venivano serviti i nostri pasti. Poco più in la c’è un diving che organizzava le immersioni e le escursioni di mare e di terra. Tutto ciò è immerso in una fitta vegetazione tropicale. A un centinaio di metri si trovava la spiaggia, raggiungibile a piedi, tramite un sentiero che attraversa il giardino. Da questa, si partiva con le barche per tutte le uscite diverse. Il primo giorno ho deciso di partecipare ad un’escursione che abbinava due immersioni ad una visita in un villaggio di pescatori.

 

Partiti alla mattina verso le otto, con circa trenta minuti di navigazione, abbiamo raggiunto una piccolissima isoletta circondata dal reef, sulla quale si trovava una ricchissima vegetazione, con al suo interno un faro disabitato, dal quale si poteva ammirare un ottimo panorama. Arrivati sull’isola ci siamo divisi in due gruppi, quelli del primo di cui facevo parte anch’io, si sono preparati per l’immersione, mentre gli altri hanno fatto snorkeling. Per la prima immersione abbiamo deciso di scendere dalla spiaggia, visto che questa ci serviva per capire quanti pesi dovevamo usare e per mettere a punto l’attrezzatura. Anche se era un’immersione molto semplice, c’ha permesso comunque di vedere molti pesci di barriera. Dopo circa cinquanta minuti siamo risaliti. Avendo un’oretta libera, io ed alcuni altri, siamo andati fino al faro per goderci il panorama, mentre i restanti hanno preferito rilassarsi prendendo il sole.

 

Giunta l’ora d’andare all’isola dei pescatori, siamo partiti con le barche, una ha raggiunto direttamente il villaggio, mentre quella dove c’ero anch’io, si è fermata a metà tragitto, per farci fare la seconda immersione al giardino delle gorgonie. Questo sito è caratterizzato da una quantità indescrivibile di gorgonie con dei vintagli enormi. Poi abbiamo raggiunto gli altri che ci aspettavano in un ristorantino tipico, molto spartano, ma dove abbiamo mangiato divinamente e in quantità incredibile. Finita la mega abbuffata, abbiamo fatto una lunga passeggiata nel villaggio e nella foresta circostante, iniziando a prendere contatto con la strepitosa natura di questo paese. La straordinarietà di questa, è data dal fatto che la preistorica separazione del Madagascar dal continente africano, ha permesso un’evoluzione indipendente con la creazione di specie animali uniche. Una di queste, che abbiamo potuto avvicinare, sono i lemuri, delle simpatiche scimmiette dalla coda lunghissima. Questi animali sono molto socievoli, si possono incontrare che scorrazzano liberamente anche in mezzo alle abitazioni. Mi sono divertito ad interagire con loro, basta avare qualche pezzo di banana, che ti salgono sulle spalle per mangiarla.

 

Ho trovato molto interessante passeggiare nel villaggio, potendo vedere gli usi e costumi di questo popolo. Un’importantissima tradizione locale è il ricamo, si vedono tantissime donne che lavorano i tessuti con finissimi ricami, che poi vendono in negozi improvvisati. Verso le cinque del pomeriggio, siamo tornati al nostro villaggio, dove ci siamo fatti un bel bagno rinfrescante in piscina; poi cena. Si mangiava veramente bene, i piatti erano cucinati e serviti in modo molto curato e raffinato. Il ristorante non è gestito a buffet, ma grazie alle poche persone che ospita, può offrire un ottimo servizio alla carte. Alla mattina, si sceglie il menù per il pranzo e la cena. La sera, dopo aver mangiato, mi fermavo nel piccolo bar, situato vicino al ristorante, per passare un po’ di tempo a socializzare con i nuovi compagni di viaggio. Poi tutti a letto visto che nelle vicinanze non c’è nessun locale o luogo pubblico.

 

Il giorno dopo, solo per noi sub, partenza alle ore otto, per le prime vere immersioni. Si facevano due uscite al giorno, con due immersioni ad uscita. Si partiva sempre dalla spiaggia, generalmente con venti/trenta minuti di navigazione, si raggiungevano tutti i siti da esplorare. Visto che tra la prima e la seconda immersione, per non incorrere in problemi di embolie, doveva passare almeno un’ora, si usava questo tempo per raggiungere il sito successivo e per cercare le mangianze, (un fenomeno creato dai grossi pesci, che uniscono in immensi branchi quelli più piccoli, per poi cibarsene), nella speranza di vedere qualcosa di grosso. In quasi tutti gli spostamenti in barca, eravamo scortati da branchi molto numerosi di delfini, a volte, anche con qualche centinaio di esemplari, sempre pronti a stupirci con spettacolari acrobazie. In questa vacanza ho fatto molte immersioni con un sacco di incontri, racconterò solo quelli più importanti.

 

La prima immersione l’abbiamo fatta su un relitto di un peschereccio; i primi venti minuti sono stati usati per visitare l’interno, dove abbiamo trovato tantissimi pesci vetro, poi siamo passati all’esplorazione esterna, la nostra guida c’ha fatto notare subito un bellissimo pesce rana e poco prima di riemergere, dopo cinquantacinque minuti, un raro esemplare di murena macula. La seconda immersione l’abbiamo fatta su una secca, ad una profondità di circa venticinque metri, in una foresta di gorgonie. Abbiamo passato circa un’ora pinneggiando fra esse, circondati come ad ogni immersione, da tutti i pesci tipici di barriera, alla ricerca di due cavallucci marini, che dopo circa quaranta minuti abbiamo trovato con un esemplare praticamente unico di ballerina spagnola. Questo nudibranco normalmente è rosso e molto più piccolo rispetto a quello che abbiamo visto noi, che invece era arancione e molto più grosso del normale. Risaliti sulla barca, in pochi minuti, abbiamo raggiunto il villaggio per pranzare e poi riprendere il mare per altri due tuffi. Nella prima immersione del pomeriggio, abbiamo fatto un piacevole incontro con una tartaruga, che c’ha seguito incuriosita per diverso tempo.

 

Risaliti a bordo, dopo circa quarantacinque minuti di navigazione verso il nuovo sito, la nostra ricerca delle mangianze è stata premiata con l’avvistamento di una balena. In quel momento sono stato pervaso da una grandissima emozione. Vedere quell’enorme pinna che usciva maestosa dall’acqua per poi sparire e dopo qualche minuto ricomparire sempre nelle nostre vicinanze, mi dava la sensazione che ci stesse studiando. Durante la discesa dell’ultima immersione della giornata, questo stupendo mare mi ha regalato un incontro con alcuni squali, che lentamente mi sono passati sotto. Tornati al villaggio, lo staff del ristorante aveva preparato una raffinatissima cena della vigilia di Natale, a base di crostacei e molluschi, servita a bordo piscina. Il mattino del 25, abbiamo deciso di fare due immersioni molto vicine, per poter rientrare in tempo utile per il fantastico pranzo natalizio, che i bravissimi cuochi avevano cucinato per noi.

 

Nel pomeriggio non erano previste uscite in mare, allora ho colto l’occasione per visitare la zona più interna e meno turistica dell’isola, affittando un quad con una guida. Ho trovato questo, un ottimo modo per arrivare in luoghi, che altrimenti, avremmo potuto raggiungere solo a piedi. L’escursione è durata circa quattro ore. Dopo pochi minuti dalla partenza, abbiamo abbandonato la strada asfaltata, per prendere un sentiero che attraversava un’ampia zona di risaie. Li ci siamo fermati per osservare il duro lavoro dei contadini, che possono contare solo sulle proprie forze, non avendo nessun mezzo meccanico che li aiuti.Ripreso il nostro giro, abbiamo iniziato il tratto più difficile da guidare, con pendenze ripidissime in sentieri strettissimi o addirittura assenti, in mezzo ad una fittissima vegetazione. Ne è valsa la pena la fatica fatta, visto che abbiamo raggiunto la cima di alcuni crateri con le pareti ricoperte da un vegetazione impenetrabile dove al loro interno si trovano dei laghi. Il panorama era strepitoso.

 

Dopo una breve sosta fotografica, abbiamo iniziato la discesa per raggiungere uno di questi. Sulle loro rive abbiamo visto molti coccodrilli. Prendendo la via del ritorno, abbiamo attraversato un villaggio di contadini; è stato toccante vedere in che condizioni di estrema povertà riescano a vivere. In quel momento, mi sono ricordato di quanto noi siamo fortunati, purtroppo spesso lo dimentichiamo. Raggiunta la costa, abbiamo aspettato il tramonto che si è mostrato a noi con i colori tipici africani, lasciandoci come sempre senza fiato. Poi siamo rientrati in tempo per cenare. L’indomani l’ho dedicato interamente al mare. Per la prima immersione abbiamo scelto manta point; in quel sito si trovano due mante giganti stanziali, infatti a circa metà immersione, qualcosa mi ha oscurato, ho rivolto lo sguardo verso la superficie e subito ho visto uno di questi giganti che nuotandomi sopra ha coperto il sole. Risaliti in barca, il nostro divemaster, c’ha spiegato che quella manta aveva circa sei metri di apertura alare. La seconda immersione non ha offerto incontri speciali. Durante la navigazione, si vedono tantissime barche tipiche, essendo uno dei mezzi di trasporto di merci e persone più usatiNel pomeriggio abbiamo fatto due immersioni particolari, con lo scopo di vedere le cose più piccole. Le ho trovate molto interessanti, ti permettono di vedere molte cose, che generalmente sfuggono all’attenzione. Ho trovato tantissimi tipi di nudibranchi, piccoli granchi, paguri e spirografi bellissimi.

 

Risaliti da queste esplorazioni, abbiamo aspettato il buio, per poter fare una notturna. Questo tipo di immersione è di interesse particolare, per il fascino che è dato dall’oscurità, ma soprattutto, per il fatto che di notte si vede una vita marina completamente diversa. Con il buio, la maggior parte dei pesci diurni si nascondono, prendono il loro posto i predatori notturni. Dopo aver ammirato uno spettacolare tramonto, ci siamo tuffati. Arrivati sul fondale a meno venti metri, il nostro divemaster c’ha indicato una coppia di rarissimi cavallucci marini; sembravano dei rametti ricoperti di foglioline. Poco dopo ho incontrato un gruppo di grosse aragoste, vicino a loro c’era un coloratissimo riccio velenoso. In un anfratto dalla sabbia usciva la testa di una rhinomuraena quaesita, un tipo di murena che si trova solo nei mari caldi e difficilissima da avvistare. Vicino ad un gruppo di gorgonie ho notato un pezzo di corallo che si muoveva, non riuscivo a capire, fino a quando avvicinandomi, ho appreso che era un paguro bernardo, che per mimetizzarsi, trasporta al posto della conchiglia un pezzo di corallo. Interessante vedere i vari metodi di mimetismo, come ad esempio il pesce foglia, il quale sembra una fogliolina che si fa trasportare dal movimento dell’acqua. Purtroppo l’aria iniziava a scarseggiare costringendoci ad una lenta risalita. Ma gli incontri non erano ancora finiti, un granchio con la bizzarra colorazione a pois camminava sul corallo in cerca di cibo.

 

Tornati in barca, il mare ha voluto farci un ultimo regalo; lo sbattere dell’acqua contro lo scafo, faceva brillare di bioluminescenza il plancton, di cui questo mare è ricchissimo, dando la sensazione di volare su dei neon azzurri. Arrivati al villaggio, cena e poi subito a letto perché eravamo molto stanchi. Il giorno successivo ho deciso di dedicarlo allo scoperta dell’isola; io ed alcuni nuovi amici, con pochi dollari, abbiamo preso un taxi, che c’ha fatto fare un tour nei luoghi principali dell’isola. Siamo partiti, verso le otto, per la città di Hell Ville, lungo il tragitto abbiamo fatto alcune soste, la prima sulle rive di un lago dove abbiamo trovato un ragazzino che portava al pascolo alcuni zebù. Arrivati in città siamo passati davanti alle carceri, poi ci siamo diretti al porto dei pescatori, dove abbiamo trovato, a causa della fortissima bassa marea, moltissime barche in secco, appoggiate su un fianco con l’equipaggio pronto a partire, appena si sarebbe alzata l’acqua. Proseguendo per una strada sterrata, abbiamo raggiunto l’unica piccola fabbrica dell’isola, dove c’è stato mostrato il processo di distillazione del ylang-ylang, un fiore da cui si ricava un olio che viene usato dalle ditte di profumi più famose.

 

Continua...

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