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Il mistero dell'asciugamano blu

18 September 2006 ore 18:00

Da stamattina si comincia a ragionare su questa barca. No, intendiamoci, per mangiare su Adriatica si mangia e bene, ma far colazione ieri dopo una nottata passata in coma per il mal di mare mi risultava difficile, così sono passato dallo sgranocchiare un paio di Marie in maniera svogliata a mangiare con gusto pane tostato con la Nutella, le cialde con la caramella mou, la frutta, il caffellatte... insomma si comincia a ragionare, dai.
Prima di colazione però è d'obbligo farsi un bagno a mare buttandosi di sotto dal parapetto di Adriatica con gli occhi ancora cisposi, come Dario consiglia, senza star lì a pensarci troppo. Io col fatto di non pensarci troppo mi tuffo senza maschera e boccaglio.

Però ci ripenso, torno su e faccio per agguantare la mia attrezzatura da snorkeling dalla cesta nella quale sta accatastata con quella degli altri e con le mollette per i panni quando, proprio queste ultime mi richiamano fulmineamente in testa che la sera prima avevo steso i panni in coperta. Alzo la testa e controllo. Avevo steso il costume, una maglietta e uno dei preziosissimi asciugamani di Adriatica. Costume e maglietta erano ancora diligentemente al loro posto, l'asciugamano no. Evidentemente aveva deciso di farsi un bagno anche lui portandosi dietro le mollette. Ora dovete sapere che son due giorni che si stendono gli asciugamani sulla barca e son due giorni che ci riesce di volarne qualcuno in mare.

 

Va anche detto che su Adriatica esistono asciugamani blu ed asciugamani bianchi; ovviamente cascano sempre in mare quelli blu che si mimetizzano meglio col fondo. Ieri avevano fatto il tuffo l'asciugamano di Mauro e quello di Angelo. L'equipaggio di Adriatica si era adoperato come un'autentica squadra di soccorso per il recupero dei preziosi manufatti. Va detto che il recupero del secondo aveva richiesto addirittura l'intervento del capitano in persona, il quale in apnea era sceso fin quasi a quindici metri e tornato su con il peso dell'asciugamano bagnato. Oggi a sparire è stato il mio, come dicevo. E con tutto che dopo le esperienze negative di ieri ci avevo messo ben cinque mollette! Dario mi dice che secondo lui la barca non si muove finchè non viene recuperato l'asciugamano, sicchè mi tuffo subito cercando di trovarlo il prima possibile. Giro a vuoto per un quarto d'ora facendo cerchi intorno ad Adriatica prima di arrendermi. Sul fondo non mi era riuscito di vedere nulla di asciugamaniforme. Elisabeth si unisce a me nella ricerca. Nulla. L'asciugamano non lo troviamo, in compenso lei ad un certo punto mi chiama perchè aveva avvistato una tartaruga. Raggiungo Elisabeth più velocemente che posso, e rimango incantato anch'io dallo spettacolo dell'animale che nuota lento ed elegante verso il blu profondo delle profondità marine.

Sconsolati saliamo di nuovo sulla barca per fare colazione, io scusandomi un po' con tutti di aver perso un'asciugamano blu. Per farla breve, poco dopo colazione salta fuori Angelo che dice che nella sua cabina ci sono due asciugamani blu. Uno deve essere per forza il mio. Mistero parzialmente risolto... infatti sembra che l'asciugamano sia andato a finire da solo nella cabina di Angelo. 


La giornata è molto bella ed invita a veleggiare sulle coste dell'isola di Bonaire. Ci muoviamo dall'ormeggio e facciamo rotta verso uno dei punti dell'isola nei quali si può fare diving e snorkeling. Per me si tratta di cose completamente nuove. Sono salito due giorni fa nel porto di Caracas su una barca a vela per la prima volta in vita mia, ho passato tutto il tempo della traversata da Caracas a Bonaire in preda al mal di mare e ora che finalmente le condizioni della navigazione mi permettono di stare bene, voglio godermi ogni singola sensazione che questa settimana può regalarmi. Si chiacchiera allegramente fra di noi mentre la barca naviga. Una lenza è stata calata in acqua dietro alla barca con la speranza di pescare qualcosa. Federico ci assicura che spesso pescano qualcosa. Come scrittore di gialli non vengo bene, perciò chiudo l'argomento dicendovi che per oggi all'amo non è rimasto attaccato nulla, senza farvi avere inutili aspettative.

Mauro lavora molto con la sua macchina fotografica, Angelo gira con sicurezza sul ponte fornendomi gentilmente delle nozioni sulla navigazione a vela, Dario scherza volentieri mentre cerca un po' dell'ombra proiettata dalla randa per ripararsi dal sole caraibico e intanto scatta foto al panorama. Mia moglie Barbara, dal canto suo, sta seduta nel pozzetto e strizza gli occhi per la troppa luce. Si doppiano un paio di promontori dell'isola osservando un panorama che è un misto di scogliere, spiaggette brevi e chiare, cactus grigiastri, bassa vegetazione, villette e ville dei più disparati stili e stati di avanzamento dei lavori e petroliere enormi ormeggiate di fronte ai sebatoi di una raffineria. Nell'aria il profumo del mare si mescola all'odore dei carburanti. Ogni tanto si incrociano piccole barchette di pescatori locali che ci salutano con grandi gesti il passaggio di Adriatica. Qualcuno apre le braccia sorridente per mimare le dimensioni del pesce più grosso da lui pescato durante la mattinata, qualcun'altro scuote la testa sconsolato e ci fa dei gesti come per dire che non ha preso nulla.

 

I pesci volanti continuano, come del resto nei giorni scorsi, ad accompagnare il passaggio della nostra barca con i loro voli a stormi sulla superficie azzurra del mare. Vedere i loro corpi scuri sopra e argentati sotto planare sulle onde col loro frullare d'ali quasi da colibrì, facendo lunghi voli o tanti piccoli balzelli, da soli o in grandi gruppi è sempre uno spettacolo emozionante. Si ormeggia Adriatica di fronte ad una deliziosa spiaggetta che si apre sulla scogliera color ruggine. Elisabeth si fa prestare la muta da Barbara e esce a fare diving con Angelo e Federico. Io mi dedico allo snorkeling insieme agli altri. Si cerca di andare sott'acqua in apnea con lo scopo di scattarci reciprocamente delle foto con una macchinetta usa e getta subacquea, intanto si vedono pesci di diverse specie che sul fondo del mare nuotano, mangiano e fanno gli affari loro.
Si pranza come sempre in maniera stupenda. La novità è che oggi ai fornelli c'è Federico e va detto che la pastasciutta che ha preparato era veramente da leccarsi i baffi. Il nostro capitano ci da quindi un'ultima mezz'ora per fare un ultimo tuffo in quel posto prima di mollare gli ormeggi.

Si riparte per tornare a Kralendijk, dove Damiano ha avvistato dal giorno prima un paio di localini che si affacciano sul lungomare ai quali non vede l'ora di dare un'occhiata più da vicino. Durate il rientro sperimento la mia prima navigazione di bolina. Angelo mi spiega che le barche non possono andare completamente controvento, perciò è necessario fare dei "bordi" con un'angolazione minima di 35 gradi dello scafo rispetto al vento. Federico mi consiglia di andare a prua e di girarmi per godermi al meglio lo spettacolo dello scafo di Adriatica che avanza veloce e maestosa, inclinata sulle onde mentre il sole si avvicina sempre di più all'orizzonte colorando l'atmosfera di un caldo colore dorato che precede il tramontare vero e proprio. Barbara mi raggiunge e insieme rimaniamo rapiti ad ossevare quello spettacolo curioso, nel quale è difficile decidersi se sia sbagliata l'inclinazione della barca o la linea dell'orizzonte. Ossevare la cima delle vele di Adriatica con quella prospettiva dà quasi le vertigini. Angelo intanto stringe con sicurezza la ruota del timone e, assistito da Federico e Damiano, ci riporta all'ormeggio di fronte alla steak house di Kralendijk. Non so se l'abbia fatto per farmi gettare in acqua un'ultima volta o se era veramente convinto di aver visto qualcosa, fatto sta che non appena la barca si ferma Federico mi indica qualcosa sul fondo vicino allo scafo dicendomi che secondo lui si tratta di un asciugamano blu. Sapevo benissimo che anche il mio asciugamano era stato rinvenuto, ma oramai ero in preda alla psicosi da asciugamano in mare, perciò mi sono buttato di sotto dalla barca con maschera e boccaglio senza neanche levarmi la maglietta per andare a vedere cosa fosse la "cosa" avvistata da Fede. Spugne simili a lunghi tubi, pesci, sabbia e sassi... di asciugamani nemmeno l'ombra, nè blu nè di altri colori.

Mi sono fatto la doccia ripromettendomi di non stendere ad asciugare mai più un aciugamano in vita mia e non mi è parso vero di concludere la serata andando a mangiare un bel filetto in salsa di formaggio con le patatine in un localino sulla costa assieme a tutto l'equipaggio, i velisti e i tubisti, mentre Adriatica occhieggiava nel buio lasciando sul mare nero come l'inchiostro il riflesso mielato delle proprie luci.

 

Simone, Velista per Caso

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