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Il diario del mozzo Riondino

20 June 2002 ore 20:00

Per intanto ringrazio tutto coloro che mi hanno inviato gli auguri. E li ricambio a tutti, per ognuno dei loro compleanni. Che abbiano intorno lo stesso orizzonte, e la stessa vastità, e la medesima amicizia. Poi procedo col diario del mozzo.

Oggi nessun pesce volante ha centrato il mio oblò. A dire il vero lo avevo chiuso precauzionalmente, onde evitare di svegliarmi in un guazzabuglio di sardine con le ali. In compenso non sembrava più di essere in una turbolenza dentro un aeroplano, ma stranamente dentro un pendolino che corre a tutta birra in galleria. In cabina tutto sembra fuorché di essere in barca, a parte le piattonate sotto la chiglia di una mano enorme che sembra passare uno strofinaccio gigantesco in senso circolare sullo scafo, per lucidarlo.

 

Ci sono circa ventitre movimenti contemporaneamente, ognuno diverso dall’altro, come nel sorriso della Gioconda; i grandi capitani stanno sottocoperta e senza batter ciglio decifrano la provenienza di ogni onda, da che terra viene e quante ragazze ha visto piangere. Forse per questo il nostro capitano Covre passa molto tempo a giocare a scacchi, triturando con manovre implacabili i marinai che gli si schierano contro. Egli ha lo sguardo verde da lupo di mare, sovente si rade il cranio con un coltellaccio e uno specchio rotondo sul barcarizzo (non so che sia ma ci sta bene) di poppa, e talvolta si mette una papalina turca. Tutti lo ammirano e lo temono.

Oggi in coperta (che si chiama così anche se sta allo scoperto, ma non ho il coraggio di chiedere perché) ho cercato di decifrare la musica del mare. Si direbbe un valzerone, con le onde lunghe degli archi che vengono dal fondo e le sonorità in primo piano degli ottoni, quando ti appare l’onda poco sopra la fiancata. Peraltro alcune onde hanno spume molto eleganti che si avvitano in alto con svolazzo da ballerina classica e oplà ti fanno il loro numero, davanti al naso. In certe ore l’Oceano pare molto contento che tu ci sia, e sfoggia diversi numeri e colori, benevolo. Per il resto del tempo e dello spazio, lavora, intento nella sua continua ruminazione, attività fisica che ha oscuramente qualcosa di spirituale.

I sobbalzi della barca sezionano i movimenti dell’equipaggio in movenze da danzatori che piacerebbero a Pina Bausch. Ogni passo si ferma in una pausa d’appoggio, a un cavo una scala una corda. Ricordano vagamente il gioco delle belle statuine, questi percorsi con stop in posizioni strane. Credo che filmeremo questa danza del passaggio da poppa a prua, molto suggestiva. Per il resto si legge molto: va forte Hemingway, e anche il Corsaro Nero. Le ragazze stanno imparando a suonare la chitarra, la qual cosa innervosisce il capitano.

Penso che tra poco obbligherà qualcuno a giocare con lui a scacchi.

 

Davide Riondino

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