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10 Giorno: Il ritorno

La Polinesia resta nel cuore e negli occhi

8 giorno: Un safari a Bora Bora

di Benedetta Bianchi.


30 Novembre 2012

Mi alzo prestissimo per godere del sorgere del sole nella laguna di fronte al bungalow, la vista toglie il fiato, il sole spunta lentamente dal mare e colora tutto di rosa, poi di un arancio intenso, poi la luce quasi ti acceca e capisci che anche oggi la natura ti regalerà una splendida giornata. Siamo ben rosolati dal tanto sole preso ieri sulla barca e in acqua, così dopo colazione decidiamo di restare un po’ all’ombra della piscina dell’hotel, che quasi non riesci a vedere quando finisce ed inizia il mare, tanto è vicina alla spiaggia e graduata l’acqua... Prenotiamo un’escursione nel pomeriggio, perché dopo tanta acqua, abbiamo voglia di vedere un po’ di vita sulla terra, qualche volto polinesiano, qualche bambino che corre in bicicletta, qualche emporio colorato e qualche scorcio di vegetazione verdissima.

Il nostro safari in 4x4 parte dall’hotel guidato da un autista tanto simpatico quanto pazzo, siamo solo noi due sulla jeep, il che renderà la cosa ancora più divertente. La macchina si infila in strade davvero molto impervie e tra saliscendi vertiginosi e corse per discese sconnesse e salite arrampicate tra gli alberi raggiungiamo dei meravigliosi belvedere dove lo sguardo si perde verso l’orizzonte e la laguna di Bora Bora ci appare in tutto il suo splendore contornata dalle montagne. Il motu Tapu visto da lontano sembra sempre più un’isoletta deserta da immaginare come rifugio dei sogni più profondi, le baie brillano di sfumature del blu ed il sole picchia sempre forte. Riprendiamo la strada principale e passiamo per la capitale, Vaitape, dove i maggiori punti di interesse sono un emporio cinese ed un grande supermercato che l’autista ci segnala entusiasticamente. Il centro più grande di Bora Bora, con anche una scuola, un distributore di benzina, una chiesa, ma soprattutto tanta vita vera, che ci piace osservare e fotografare.

Lungo la strada asfaltata incontriamo il celebre locale Bloody Mary’s dal 1979 visitato da star dello show business a quanto sembra, ma poi ci ributtiamo subito all’interno per raggiungere un’altra zona dell’isola dove due degli otto cannoni installati dagli Americani durante la seconda guerra mondiale dominano la baia sottostante. Intorno dei bunker ormai nascosti dalla vegetazione che li ha ricoperti, la nostra guida ci dice che sparsi per l’isola ce ne sono circa 200! Saliamo sui cannoni e facciamo delle foto davvero particolari, perché un bestione di ferro del genere costruito dall’uomo accanto a tutta quella poesia creata soltanto dalla natura stride un po’ e ci fa uno strano effetto. L’autista si sbizzarrisce tra massi e strade accidentate e ci accompagna in una casetta dall’aspetto magico e sorprendente, che naturalmente si affaccia a strapiombo su una vista mozzafiato. E’ la casa del pareo, dove un’artista locale dipinge a mano dei coloratissimi parei con su fiori, pesci di varie forme e misure, scritte e molto altro. La casa è circondata da una rigogliosa vegetazione, dove il verde non è il solo protagonista. L’interno invece è pieno di quadri originali appesi alle pareti e parei stesi che riempiono una stanza. In un altro angolo invece ce n’è uno in preparazione, vicino uno scaffale pieno di bottiglie di colori diversi, pronti per dipingere altri soggetti. Compro un pareo, che la ragazza mi fa indossare in almeno 3 modi differenti facendomi sentire una Vahine, e delle conchiglie che tiene vicino alla porta d’ingresso. Quasi ce le regala, sono così belle che le prenderei tutte.

Siamo quasi pronti per ripartire, l’autista, molto ghiotto di papaya, si ferma per scuotere un albero e far cadere due bei frutti maturi che porterà con se nella jeep! A noi invece regala un’ananas, così anche per stasera avremo il nostro dolcissimo finale! Lungo l’ultimo tratto asfaltato del tragitto ci fa scoprire alcune curiosità della vita locale, ad esempio ci spiega che a Bora Bora non esistono cimiteri comunali, bensì ognuno tiene i propri cari defunti in giardino. Ci fa notare infatti delle tombe in marmo presenti in alcuni giardini di case che costeggiano la strada. Poi incrociamo dei camioncini che, ci spiega, sono dei minimarket ambulanti, infatti un piccolo gruppo di gente vi si avvicina, vi sale sopra e scende con buste di cibo e frutta. L’ultima sosta prima di tornare in hotel è alla Pearl Farm, dove ci mostrano come vengono coltivate le perle nelle ostriche e dove una ragazza italiana che lavora nello shop ci illustra i tipi e le qualità di perle che possiamo trovare. Sono diverse ed i gioielli creati con queste sono davvero molto belli, anche se molto cari.

Sono quasi le 18:30 e per quell’ora non vogliamo assolutamente perderci il tramonto a Matira Beach! Ce l’hanno descritta come la spiaggia più bella di Bora Bora e devo dire che merita davvero. La sabbia è bianca e fina, l’acqua calda e calma è bassissima e se guardi verso il sole, non c’è altro che il mare. Ecco perché si gode di un tramonto senza pari, la palla di fuoco è completa, nascosta solo da qualche nuvoletta dispettosa, ma si può ammirare comunque fino alla sua discesa nelle acque. I turisti ed i locali iniziano ad arrivare quando inizia a rosseggiare. C’è qualche giapponese che ha già messo la sua macchinetta con cavalletto pronta per riprendere tutte le fasi del tramonto.

A noi basta guardarlo così, vicini, seduti sulla spiaggia, mano nella mano, ed occhi sognanti.  

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