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Giobbe Covatta: il mio Yucatan!

5 April 2002 ore 20:00

Abbiamo intervistato Giobbe Covatta appena tornato dal Messico, che molto gentilmente ci ha raccontato la sua esperienza dopo due settimane con la truppa di Velisti per Caso.


 

Tullia Benati: Sei stanco?

Giobbe Covatta: Stanco, ma felice, come si dice nella tradizione.

 

 

TB: Hai ancora il jet lag?

Giobba: No, no, il jet lack l'ho già superato, quello lo supero facilmente.

 

 

TB: Allora, ti è piaciuta Adriatica, la nostra barca? Parlaci dei suoi pregi e difetti da skipper professionista quale sei.

Giobbe: Adriatica è una barca bellissima, ha un bellissimo passo, un bel abbrivo (velocità che una barca prende con i suoi mezzi di propulsione, n.d.r.), taglia bene le onde, l'unico difetto che ha è un'infinità di accorgimenti. Naviga molto bene, c'ha solo qualche problema di pesantezza: c'hanno messo sopra qualsiasi cosa! Dal punto di vista tecnico - nel senso per fare tutto quello che fa, cioè riprese, messe in onda, ecc. - c'è un utilizzo di spazio e di pesi spaventoso. Poi c'ha un sacco di accorgimenti che sono eticamente apprezzabili, ma dal punto di vista pratico- tecnico diventano faticosi. Le casse delle acque scure e delle acque grigie, per esempio, sono ovviamente molto apprezzabili, perché scarichi in mare e non nelle vicinanze della costa, però sono metri cubi di spazi e di pesi che... tanta cacca, tanta cacca alla fine si accumula.

 

 

TB: Beh, ok, parliamo della cucina? Si mangia bene su Adriatica?

Giobbe: Si mangia bene, c'è la squisita Marianna...

 

 

TB: Ne parlano tutti bene.

Giobbe: E giustamente!

 

 

TB: Parlaci un po' del Messico...

Giobbe: Del Messico?

 

 

TB: Sì, della penisola dello Yucatàn dove sei stato...

Giobbe: Perché eravamo in Yucatàn? Roba da matti, non mi hanno avvertito! Era lo Yucatàn?

 

 

TB: Come non hai visto i Cenotes, quei pozzi sacri per i sacrifici dei Maya? Non c'è caduto nessuno?

Giobbe: Nicolò c'ha fatto il bagno. Io ci avevo fatto delle immersioni. Non sto scherzando. Tu sai che lo Yucatàn è una rete di canali sotterranei e che è calcareo, no? Se non lo sai, te lo dico io: lo Yucatàn è un'immensa pianura calcarea, il monte più alto dello Yucatàn misura 101 metri, quindi le cose più alte dello Yucatàn sono le piramidi Maya. E in tutta quest'immensa pianura c'è un'altrettanta immensa e sconfinata rete di canali di acqua dolce, che ogni tanto collassano e formano i Cenotes - questi buchi attraverso i quali ci si mette in comunicazione con i canali interni sotterranei. E alcuni anni fa feci delle immersioni all'interno di questi canali.

 

 

TB: Quindi lì l'acqua è cristallina?

Giobbe: E' di una purezza totale, perché sotto è priva di forme di vita, ci sono soltanto alcuni pesciolini, dei pescigatto che mangiano dei microrganismi.

 

 

TB: Quindi quando facevano i sacrifici umani, la gente poteva sguazzare dentro e poi tornare su?

Giobbe: Beh... peccato che quando facevano i sacrifici umani ci buttavano quelli già morti dentro. Potevano sguazzare dentro e tornare su, ma serviva un buon medium. Tant'è che siccome loro non sapevano di questi collegamenti interni del Cenotes, succedeva che spesso facevano dei sacrifici umani, buttavano la gente dentro un Cenotes, poi bevevano l'acqua di un altro Cenotes e si ammalavano perché comunque l'acqua era la stessa.

 

 

TB: E poi hai visto anche Chichén Itzá?

Giobbe: E' un posto di grande magia, molto bello. Ci sono tanti templi Maya, molti dei quali non ancora scoperti. Quelli che sono riaffiorati non sono moltissimi, tipo una trentina, in realtà credo che ce ne siano oltre trecento in quella zona ancora inesplorati.

 

 

TB: Quindi non è una zona molto turistica?

Giobbe: Lo è, lo è. Le piramidi che abbiamo visitato sono affollatissime, poi intorno c'è la foresta e gli archeologi vagano alla ricerca... perché la foresta mangia che è una bellezza, quindi non è che trovi un tempio nascosto tra gli alberi. Lì trovi un tempio dove gli alberi ci sono cresciuti dentro sopra attorno, le radici hanno sfasciato tutto, non sono cose semplici.

 

 

TB: Si dice che questi templi siano disposti con una forma riconoscibile nello spazio per gli extraterrestri, è vera questa storia?

Giobbe: Ma guarda, io ho parlato con alcuni extraterrestri che non ne sapevano nulla. No... nel senso che ci sono delle cose astronomico-matematiche molto interessanti. Poi, quanto questo abbia attinenza con gli extraterrestri, sinceramente non lo so, nel senso che io non c'ero.

 

 

TB: Non ti sei connesso con loro in qualche modo?

Giobbe: Non ci sono riuscito perché dalla barca avevamo delle parabole che in quel momento non arrivavano fino a lì. Però devo dire che dal punto di vista astronomico - come le piramidi egiziane - ci sono una serie di parametri che sono veramente impressionanti dal punto di vista della precisione matematica. Impressionante in maniera non fantascientifica, però bizzarra.

 

 

TB: E poi perché si parla di migliaia di anni fa...

Giobbe: Sì, credo che i templi di Chichen Itzà siano costruiti 500 anni prima della scoperta dell'America, quindi nel 1000 più o meno. Però sono di una cultura talmente diversa dalla nostra: erano un popolo che non aveva neppure inventato la ruota, però che è in grado di costruire una piramide con un'inclinazione di 18,5 gradi rispetto al nord geografico, che corrisponde esattamente al nord magnetico, senza conoscere la bussola... Ci sono cose bizzarre, però non sappiamo esattamente i loro metodi, anche perché non avendo la scrittura, quello che sappiamo lo sappiano attraverso le iscrizioni, che potrebbero significare tutto e il contrario di tutto.

 

 

TB: E' stata più una vacanza o più un lavoro?

Giobbe: Devo dire che è stata una vacanza gradevole, e un lavoro altrettanto gradevole.

 

 

TB: Non ti sei stressato come faceva Patrizio?

Giobbe: No, anche perché a differenza di Patrizio non avevo tutta quella responsabilità, io sono semplicemente andato a documentare una vacanza, per stare in barca e registrare una serie di programmi.

 

 

TB: Hai proprio timonato la barca?

Giobbe: Sì, sì, Covre mi ha lasciato via libera, ovviamente lui è sempre stato presente come si addice ad un vero capitano.

 

 

TB: E la tua famiglia?

Giobbe: Loro sono stati contenti, Nicolò è stato male come avrete letto dai Diari di bordo.

 

 

TB: Quindi i diari erano veritieri?

Giobbe: Diciamo che tutto aveva un aspetto leggermente romanzato, ma tutto quello che ho scritto era basato su persone e fatti realmente accaduti.

 

 

TB: Anche i giochi pericolosi di infilzare il mignolino nell'anello...

Giobbe: E' tutta roba vera, infatti zoppico ancora.

 

 

TB: Ah, allora sei stato tu il vincitore della gara?

Giobbe: Sì. sì.

 

 

TB: Tempo fa, avevi già fatto un lavoro sempre in barca, quella volta per Greenpeace...

Giobbe: Sì, io ho preso in affitto una barca, abbiamo fatto uno spettacolo sui porti d'Italia e poi si ripartiva in barca. L'incasso della tournée era tutto devoluto a Greenpeace. Fra gli argomenti dello spettacolo c'erano anche temi che riguardava la limpidezza delle acque, ecc., poi qualcuno ci ha detto se facevamo la Goletta Verde. No, non eravamo la Goletta Verde. Era un'operazione più promozionale, ma non tecnico-scientifica.

 

 

TB: I tuoi progetti futuri...

Giobbe: Ora sto andando verso Cattolica per iniziare uno spettacolo, ri-debuttiamo a Cattolica. Andremo avanti fino a metà maggio. Il titolo originale è "Double Act", sottotitolo "Circo a due" e il sottotitolo ancora è "Due atti a farsi male"...

 

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