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Galapagos o "tartarughe giganti"

14 December 2006 ore 12:30

Darwin si fermò alle Galapagos prima di proseguire il lungo viaggio di ritorno verso l'Inghilterra. Già da tempo alcuni pensieri "inaccettabili" per la mentalità del tempo che giustificava la genesi della terra secondo la stretta interpretazione biblica stavano affollando la mente del giovane naturalista. Un terremoto avvenuto nel Cile meridionale aveva sollevato la costa di circa 2 metri e questo giustificava pienamente l'esistenza di conchiglie e fossili marini in alta quota, sulle Ande: e se la terra galleggiasse su un enorme lago di lava fusa e incandescente che ogni tanto riesce a bucare la superficie? E come erano arrivati, si erano generati animali e piante simili in continenti diversi? E l'uomo stesso? Inutile convincere Fitzroy, radicato nella sua cultura religiosa. Fu difficile convincere il mondo 20 anni dopo!

Dal 16 settembre al 20 ottobre 1835 i nostri protagonisti sostarono alle Galapagos (che significa Tartarughe Giganti), un gruppo di isole assai frequentate dove ogni anno sostavano dalle 60 alle 80 baleniere americane per procurarsi acqua dolce e carne di tartaruga. Stoccate nella stiva riescono a sopravvivere molti mesi senza cibo ne acqua. Ovunque c'erano iguane e tartarughe, cormorani e leoni marini. Uccelli di ogni tipo si rincorrevano in cielo senza particolare timore dell'uomo.

Mentre l'equipaggio del Beagle si dedicava alla solita opera di cartografia, al riposo e alla pesca, il giovane Charles elaborò nella sua mente l'abbozzo di una teoria nuova sull'origine della vita sul nostro pianeta e il suo svilupparsi. Riordinando la sua raccolta di animali e piante si accorse che la maggior parte delle specie erano uniche, pur assomigliando a quelle del Sud America. Inoltre le stesse specie differivano da un'isola all'altra sebbene lontane di poche miglia. La specie che maggiormente lo stupì era quella dei fringuelli, che avevano un becco diverso a seconda del cibo differente che potevano trovare sulle diverse isole. La ragione gli apparve chiara da subito: attraverso le successive generazioni un processo di adattamento li aveva sviluppati adattandoli. L'isolamento aveva favorito questa evoluzione.

Lo stesso accadde con le tartarughe, diverse tra le isole e le iguane, diventate marine da terrestri. La sua teoria era ormai questa: il mondo non poteva essere stato creato in un solo istante o in una settimana, ma era il frutto di una evoluzione continua di qualcosa di infinitamente primitivo.

Le isole Galapagos dovevano essere assai recenti rispetto alla costa continentale sudamericana. Gli uccelli erano stati i primi colonizzatori, poi le tartarughe nuotando e le iguane, arrivate su tronchi d'albero alla deriva. Gli uccelli avevano trasportato semi nei loro escrementi. Questi erano attecchiti e si erano poi sviluppati in modo autonomo dalla specie madre americana. Ecco come, probabilmente, anche i grossi bestioni di cui aveva trovato ossa fossili in Patagonia potevano essersi estinti: quando l'istmo di Panama si era chiuso specie più forti era giunte dal nord che ne avevano causato l'estinzione. E si spinse anche oltre, ipotizzando che anche l'uomo - scandalo! - avesse dovuto essere quanto mai primitivo e si era evoluto grazie all'adattabilità e all'aggressività.

Adriatica ha visitato 2 delle 4 isole dove discese Darwin. San Cristobal e Isabela. Poi è stata anche a Santa Cruz. Ha dato fondo sulla stassa sabbia che accolse l'ancora del Beagle. Il paesaggio é immutato, a parte la zona antropizzata. Per il resto l'immagine naturale é identica e preservata. Scesi a terra, Ric, Ferdi, Marco, Emanuel, Gianni e io abbiamo ripercorso sentieri che sicuramente incrociano quelli su cui si mosse il naturalista inglese. I panorami sono identici: rocce vulcaniche, boschi apparentemente secchi o foreste rigogliose nel lato sopravvento delle isole che risaltano nel sole equatoriale. I colori sono vivi, sebbene più uniformi rispetto a quelli a cui siamo abituati in Mediteraneo. Abbiamo riscoperto piante come il pomodoro (che abbiamo assaggiato: é proprio uguale, nel sapore), originario delle Americhe e importato in Europa solo da pochi secoli, che qui cresce selvaggio come un'erba.

Navigando tra le isole abbiamo incontrato iguane che nuotavano a miglia da terra, razze che spiccano salti fenomenali al di fuori dell'acqua. Squali (ne abbiamo intravisto solo le pinne) e balene. Delfini a decine e decine che festeggiavano Adriatica dividendone allegramente la scia. Fregate, Gabbiani, cormorani delle galapagos, pellicani, pinguini... Ci sentiamo dei privilegiati per essere qui. Le autorità ci hanno concesso libera navigazione in quasi tutte le aree. Normalmente i velieri che giungono alle Galapagos devono sostare senza muoversi in uno solo dei tre porti autorizzati e lasciare le acque entro 3 giorni. Al massimo possono prolungare fino a 15 se hanno dei problemi. Noi avevamo un permesso rinnovabile di 2 mesi. Peccato dover partire. Come Fitzroy ho degli impegni da rispettare. Lui doveva rientrare in Inghilterra e cartografare ancora parte del Pacifico e dell'Indiano. Io ho tanti appuntamenti lungo le coste Cilene, Argentine e Brasiliane per realizzare immagini da mostrarvi e racconti da scrivervi.

Ciao a tutti.

Adriatica come il Beagle.

 

Filippo Mennuni
Skipper di Adriatica

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