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Finalmente lungo il Canale di Panama

30 April 2002 ore 20:00

Gran preparativi per la partenza, sempre sotto l’acqua (ma ogni tanto viene inspiegabilmente il sole). Ci mettiamo in rada in attesa che succeda qualcosa. Poi viene su un omino con la faccia buffa. E’ il pilota che ci guiderà nel canale. Ci mettiamo in coda ad un enorme navona tedesca. Sarà la nostra sorellina per tutto il canale. Faremo le chiuse con lei. Poi ecco la prima delle tre di Gatun. Saliamo di nove metri mentre pompano dentro alla chiusa milioni di litri d’acqua. Poi altre due e adesso siamo nel lago. 33 chilometri di navigazione in un posto sospeso nel nulla, fra le due Americhe. Incredibile.

 

Scendiamo le tre chiuse verso il Pacifico. Pedro Miguel e le due di Miraflores. Poi si spalanca l’ultima porta. Fa effetto. Sembra un marchingegno da film di Indiana Jones. Ecco il Pacifico, ecco il Ponte delle Americhe, ecco Panama. Cerchiamo un posticino in una marina fra quelli che stanno aspettando di buttarsi nell’avventura oceanica. Mettiamo a dormire Adriatica e usciamo a brindare in un ristorante lì vicino. Dicono che il Canale di Panama sia una delle sette meraviglie del mondo. Ebbene credo che sia proprio vero.

 

Il comandante porta Adriatica in un posto dove si possa scendere su un molo. Eccoci a Flamenco, una delle tre isolette di Panama. C’è un centro commerciale costruito da uno spagnolo. E sembra di essere in America del Nord. Ci buttiamo in giro per Panamà City, città incasinatissima, inafferrabile, ma di grande fascino. Giacomo, il nostro montatore-operatore, ha la forma di un omino disegnata dalle forbici dietro alla testa e lo guardano tutti.

 

Covre studia il piano per Las Perlas e Galapagos. Ma stiamo ancora aspettando un pezzo per riparare il generatore. Le previsione del tempo sono buone. Il comandante dice che il mare più difficile è il Mediterraneo perchè lì il tempo e il vento cambiano improvvisamente. Ma intanto qui dall’altra parte del Canale non piove più. C’è il sole e fa un caldo più sopportabile. Stasera su Adriatica, a prua, c’era un enorme pellicano. Ci ha fatto un po’ compagnia poi se ne è andato.

 

 

Giorgio Comaschi 

 

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