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E la strumentazione?

27 January 2009 ore 12:00

Per vivere al meglio l'avventura di Simone Perotti, ascoltiamo anche il parere di Andrea Zanobetti, esperto skipper e appassionato di rotte e strumentazioni (di cui all'occorrenza ama fare a meno). Andrea esprime il suo parere sul viaggio che attende Pasaya. 


Velisti per Caso: So che oltre che un appassionato di mare in genere sei anche skipper, con una predilezione particolare per la tecnologia di bordo. Cosa ne pensi dell'equipaggiamento di Simone?

Andrea Zanobetti: Da quello che ho visto visto Simone è dotato di una splendida barca, uno Sleeker 14 metri da crociera, da cantiere 2007, molto manovrabile (dislocamento: 9.5 tonnellate) dotata di ogni confort, e quindi non certo estrema come chi affronta una traversata partecipando a una regata per vincere (ove si va, per esempio, con un solo libro in 'brossura', per limitare il peso!).


VpC: Cosa non deve assolutamente mancare per una traversata intercontinentale?

Andrea: Chi parte per una traversata che prevede non solo lunghe tappe, ma anche soste nelle quali si troverà scarsa assistenza ad una barca da diporto, deve prima di tutto effettuare un accurato e lungo check up. Non dimentichiamo che basta una copiglia che si sfila su una crocetta e si disalbera! L'acqua di mare digerisce, in tempi abbastanza brevi, qualunque cosa, salvo l'acciaio inossidabile e la plastica. Per fortuna, così possiamo avere dei mari ancora decenti su cui navigare! Inoltre In mare le barche sono sottoposte a sollecitazioni meccaniche imponenti, e spesso ci domandiamo come mai restiamo a galla lo stesso! Ma poi, arrivati in porto, occorre controllare che non siano lesi elementi stutturali non direttamente visibili. In barca, tutto, a cominciare dalle vele, dall'albero, sempre di alluminio, che in tutte le giunture può essere corroso, al timone, al motore, che è lo stesso che c'è su una Fiat diesel, ma che spesso riceve o addirittura aspira delle secchiate di acqua, è a lungo andare incompatibile con l'ambiente circostante, quindi richiede: se va bene, riparazione, altrimenti sostituzione. Però tutto questo l'ho scritto prima di scoprire che la barca è del 2007; quindi mi sa che Simone è in una botte... di alluminio!


VpC: Come prevedi che sarà una traversata del genere di questa stagione?

Andrea: L'inverno, che attenua il suo freddo pungente a livelli accettabili ai piedi dello stivale, in mediterraneo ha il vantaggio di offrire condizioni abbastanza tranquille e venti in prevelenza da nord, di scarsa intensità. Diciamo che costeggiando l'Italia si 'terrà su' la cappottina, e poi ci si accontenterà della cerata sino a Suez! In Mar Rosso il vento è sempre da Nord. Quindi problemi ci saranno soltanto a risalire, al ritorno, quando occorrerà 'tirare bordi' in presenza di una discreta corrente, sempre da nord, ed evitando i pericoli delle barriere coralline. 


VpC: Quale sarà la tratta più a rischio, più dura?

Andrea: Le mappe diffuse da un'agenzia delle Nazioni Unite, mostrano le centinaia di attacchi che i pirati somali hanno effettuato negli ultimi anni. Sul loro sito ci sono anche foto satellitari di navi catturate alla fonda. All'anno 2008 la mappa mostra come in un "Risiko", per quanto noto, gli attacchi, i sequestri, le catture e le basi dei pirati. E' praticamente impossibile uscire dal Mar Rosso senza essere presi di mira dai pirati, che grazie ai riscatti hanno potuto investire in attrezzature sofisticate. L'unico modo per traversare questa zona è contattare per tempo le navi dell'EUNAVFOR per segnalare la propria posizione ed accodarsi ad un convoglio per imbarcazioni che navigano a max 7 nodi... se ne fanno... i 'cargo' non ti aspettano! 


VpC: In tempi di massimo sviluppo tecnologico, c'è ancora chi si imbarca all'avventura: non credi che forse cose come connessioni satellitari o ecoscandagli costosissimi tutto sommato rovinino un po' lo "spirito" della vela?

Andrea: Oggi ci sono alcuni apparecchi che costano relativamente poco e danno grandi vantaggi! Ma la lista può essere contenuta: un GPS con le sue mappette; un "EPIRB" registrato, che è una piccola boa galleggiante sulla quale basta girare una levetta e si segnala la propria richiesta di aiuto e posizione; un VHF con DSC che segnala oltre a posizione anche il tipo di problema che abbiamo (uomo a mare, incendio...) un telefono satellitare, da usare poco per chiamare casa: bisogna evitare sorprese in bolletta, ma utilissimo se abbamo veramente bisogno di aiuto in mezzo all'oceano... qualche pannello solare, per lasciare tranquillo il motore il più a lungo possibile. Però ricordiamoci che tutto questo deve essere in buono stato, e che noi dobbiamo saperlo usare! E se il GPS si rompe, piuttosto che un sestante che non riusciremmo ad usare, meglio un secondo piccolo GPS! L'EPIRB invece è di utilizzo facilissimo, ma non bisogna tenerlo in fondo a un gavone...


VpC: C'è chi dice che la vela da quando c'è l'elettronica non è più lo stessa; sei d'accordo? La tecnologia mina il brivido dell'avventura o si limita a riscriverlo e aggiornarlo inevitabilmente ai tempi che corrono?

Andrea: Joshua Slocum, non aveva neanche un buon cronometro, ma centrava senza problemi l'Isola di Pasqua o qualunque altra; e per arrivarci, quando ancora la parola 'timone automatico' non esisteva ancora, dormiva dopo aver legato il timone e bilanciato le vele sulle sue barche autocostruite. Più in piccolo, negli anni 70 si navigava ancora prima senza LORAN e senza GPS, ed "atterrare" un po' alla cieca su una costa, cercando di riconoscendone il profilo su carte e portolano, resta un piacere indimenticabile. Oggi, se non siamo imprudenti, di avventuroso nella navigazione da diporto, con previsioni del tempo a 3 gioni affidabili, c'è rimasto poco; ma l'imprevisto è sempre in agguato.... e si respira sempre lo stesso delizioso profumo di mare!


VpC: Vorresti condividere l'esperienza di Simone?

Andrea: Partirei subito! L'unica cosa che gli chiederei prima è come intende affrontare la questione 'pirati'!

 

Emiliano Frignani

Redazione Velisti per Caso

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