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Dura la vita per Adriatica nei mari australi

27 March 2007 ore 18:00

Posizione: 54°48',3S - 064°22',10W. Isla de Los Estados. Puerto Parry. Ore 17:30 LT.
Vento da Sud-Ovest 35 nodi. Pressione 992,3 Mb, stazionaria bassa, scrosci di pioggia intensa e raffiche di vento (Williwaws).

 

In questa zona dove il Pacifico del sud incontra l'Atlantico del sud le perturbazioni si susseguono da ovest verso est con una frequenza inconcepibile per noi europei del Mediterraneo. Libere di circolare intorno al continenete Antartico le depressioni si scatenano in un girotondo senza fine esaurendo la loro forza mentre allo stesso tempo si ricaricano di nuova potenza. Nessuna terra si oppone alla loro folle corsa. Ma quando giungono all'altezza della Terra del Fuoco lo spazio disponibile per la loro corsa diminuisce, giacché a sud, giusto di fronte alla punta meridionale del Sud America, si prolunga l'unica protuberanza terrestre del continente antartico. Per questo il corridoio a loro disposizione, ampio di migliaia di chilometri, si restringe a un passaggio di soli 900 chilometri. La potenza accumulata si concentra. Le Ande formano una formidabile barriera che spinge verso sud il vento.

 

Le isobare si avvicinano, la pressione atmosferica precipita e il vento aumenta, aumenta, aumenta... fino ad esplodere in tempeste talmente forti che costrinsero molte navi che cercavano di passare da est a ovest a optare, dopo giorni di lotta ìmpari, a fare rotta sull'Australia e compiere il giro del mondo piuttosto che naufragare cercando di rimontare il vento. L'Isola degli Stati si trova proprio sul bordo settentrionale di questa "bocca di cannone". Basta guardare la carta di questa zona per rendersi conto della situazione geografica. Da una settimana le depressioni si concentrano qui, rincorrendosi, raggiungendosi, fondendosi, sovrapponendo la loro forza ed esplodendo in venti inconcepibili. Adriatica é ormeggiata alla boa di Puerto Perry, e agguanta da 48 ore ormai le forti raffiche che scendono dalle pendici scoscese del fiordo che ci accoglie. Ho fatto legare la prua con tre cime. La prima lavora. La seconda di sicurezza se la prima si rompesse e la terza di ulteriore sicurezza se anche la seconda dovesse cedere. E speriamo che non ceda la boa.

Nessuna possibilità di salvare la barca, se dovesse succedere. Il fondale é a 60 metri e la nostra ancora non potrebbe fare presa a quella profondità. Inoltre le rocce accanto a noi sono a non più di 100 metri da ogni lato. Non avremmo nemmeno il tempo di rendercene conto, nonostante gli allarmi elettronici e le ronde di guardia continue giorno e notte. Ma é meglio non pensarci. L'equipaggio ha messo in atto tutte le precauzioni disponibili. Per il resto siamo nelle mani di Dio, quel dio che ha protetto tanti marinai in difficoltà. Il vento si alterna. Per una dozzina di ore soffia da sud, scavalcando le montagne che sovrastano la baia e precipitando con forza irregolare che scaricano tutta la potenza sul nostro scafo rosso. Per altre dodici ore soffia da nord, entrando dalla stretta 'passe' che ci protegge dalla forte onda oceanica e alzando in meno di 500 metri almeno mezzo metro d'onda.


Fra le due burrasche alcune ore di pausa, che ci permettono di scendere a terra a visitare i ragazzi dell'avamposto militare. Ieri abbiamo bevuto un 'mate' con loro al caldo della loro saletta diurna. Un piccolo bilocale di legno con tetto di latta dipinta di bianco che avevano appena finito di inchiodare dopo che il vento della notte lo aveva completamente sollevato.

All'interno, usate dal tempo, 4 poltrone intorno a un tavolino da soggiorno. Di fianco una TV nemmeno recente, un videoregistratore con un armadio pieno di video cassette (almeno 100, direi), uno stereo con lettore CD. Su una tavolino antico, o meglio... vecchio, un computer. Nell'angolo più lontano dalla porta d'ingresso un tavolo a 6 posti con delle sedie traballanti di legno e pelle imbottita, ormai al limite della resistenza. Alle pareti spiccano diverse iscrizioni dipinte o incise, lasciate dai ragazzi dei precedenti turni che hanno presidiato la stazione. Due finestre non molto grandi, con i vetri e gli infissi segnati dal tempo, guardano direttamente la baia, attraverso alti alberi che assomigliano a dei pini marittimi, ma che non sono conifere. Da lì si potrebbe avvistare chiunque entri nella baia, ma... chi entra? 4 barche a vela l'ultimo anno e la 'Patrullera' della marina una volta ogni 45 giorni, quando arriva il cambio. Su un mobiletto c'é un quaderno, il "libro delle visite". Raccoglie i racconti e le dediche di tutte le barche che hanno rilasciato qui. Se si va a fondo della lettura si scopre che non sono più di 4 o 5 l'anno e che tutte si sono fermate almeno 6 o 7 giorni, prima di potere avere le condizioni meteo per poter ripartire.


Intorno alla casetta un bel giardino, ben tenuto, con gli immancabili pali su cui sono inchiodate delle tavolette con il nome e la distanza delle città argentine. Ognuna é diversa sia nel materiale che nel carattere. Sicuramente aggiunte di volta in volta dai marinai che apponevano ciascuno il nome della propria città, ammalati di nostalgia. La bandiera argentina svetta sul palo più alto, cambiata da 15 giorni e già frastagliata dal vento. Altre 4 costruzioni: il dormitorio, l'officina, il 'galpon' dei gruppi elettrogeni che danno energia alla base e un deposito. Dei sentieri si addentrano nel bosco, scavalcando su dei ponticelli di legno i ruscelli che scendono dalla montagna. Sono corti, questi sentieri. Dopo un centinaio di metri le pareti rocciose sono così a picco che nemmeno le capre potrebbero arrampicarvisi. Un grosso bidone di metallo raccoglie l'acqua portata da due grossi tubi neri direttamente dalla cascata. Acqua fresca tutti i giorni! Il sentiero principale scende per una ventina di metri fino al pontile galleggiante che accoglie il tender di Adriatica durante le nostre escursioni terrestri.

Ieri sera i militari hanno organizzato una cenetta a terra: pane fresco e empanadas, una sorta di calzone ripieno di carne o formaggio tipico argentino. Ho dato libertà a Martin, Andrea, Ferdy, Riccardo di Rosignano e Paola, una francese amica di Martin che ci accompagna per qualche giorno. Alle 22:00 ho dovuto chiamare per radio e dirgli di non tornare a bordo, anzi: "Non provate nemmeno a tornare!" Il vento a 35 nodi sollevava un'onda di oltre mezzo metro nel buio totale della rada. Impossibile per il piccolo gommone percorrere i 400 metri di distanza senza rischiare di capovolgersi. Quindi si sono fermati a dormire nella base, un po' accampati, ma felici di essere tra i pochi civili che abbiano mai potuto pernottare sull'isola. Per me, Ric, Damiano e Marco un'altra notte di inquietudine svegliandoci ogni mezz'ora a controllare se eravamo ancora agganciati alla boa.

 

E tutto é andato bene. La notte è passata e stamane i ragazzi che erano a terra, dopo la colazione sono andati in escursione al lago che é situato a 400 metri di altitudine in un bacino a picco sulla baia. Da qui, in basso, si intuisce l'esistenza del lago. 

Una cascata stupenda schizza improvvisa dalla parete piatta di roccia che sembra una diga artificiale. Si indovina, là dietro, la forma del bacino scavato dai ghiacci che hanno asportato una parte della montagna, così come farebbe un enorme cucchiaio affondato e rivoltato in una torta di panna. 40 minuti di cammino scosceso per uno spettacolo dell'altro mondo. Due militari li accompagnavano.

Oggi a pranzo ricambiamo l'invito e riceviamo tre dei quattro a bordo per una pasta italiana. Le chiacchiere si prolungano... Caffé, mate, un rhum... E mentre io scrivo, i racconti seguono intorno alla tavola del salone di Adriatica. Storia, ecologia, politica, navigazione. Ogni argomento é soggetto di discussione. Che voglia di incontrare qualcuno che avevano questi militari. Che voglia di sentire che esiste altra gente in questo mondo che abbiamo noi, soli su Adriatica, piccola isola solitaria.

Fuori il vento ricomincia a soffiare. Raffiche a 40 nodi che fanno vibrare l'albero come se fosse scosso da una mano gigante. Forse dovremo contraccambiare l'ospitalità di ieri notte e dividere le cuccette di Adriatica con i militari?

Questa é la vita su Adriatica nei mari australi.

 

Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

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