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Cosa ne pensano i Mini Vulcanologi?

24 July 2008 ore 12:00

Dopo tre giorni nel Golfo di Napoli, tra Vesuvio, Campi Flegrei e scavi di Ercolano, i minivulcanologi sono partiti al tramonto del 9 luglio con Adriatica verso le isole Eolie. La navigazione è stata lunga, tutta a motore (ma dov’è il vento?), ma l’arrivo a Stromboli alle 14 di giovedi’ 10 luglio, come prevedibile, non ha deluso i nostri vulcanologi in erba. Il "Faro del Mediterraneo", in attività da 2000 anni, ha destato stupore, meraviglia e gioia con un crescendo di sorprese. Appena arrivati in vista dell’arcipelago, tutti hanno riconosciuto il palloncino di fumo sulla cima, preceduto dal classico botto e la caduta di frane lungo la Sciara del fuoco fino al mare.

Poi, assieme a Patrizia Landi, la vulcanologa INGV esperta di Stromboli che abbiamo trovato appena arrivati a terra, ci siamo avvicinati al bordo sud ovest della Sciara per assistere ancora più da vicino alla fragorosa caduta di "bombe" sputate senza sosta  dalle cinque bocche dei due crateri di Stromboli. Uno spettacolo, ma nulla in confronto a quello a cui avremmo assistito il giorno dopo.Stromboli è un vulcano unico al mondo, ha una sua tipologia eruttiva detta stromboliana proprio perché nessun altro vulcano è in attività da 2000 anni come lui, con eruzioni esplosive in media ogni 15 minuti. Uno spettacolo unico, per il quale tutto il gruppo, bimbi e adulti, rifarebbero la faticosissima arrampicata tra sabbia e residui vulcanici – 900 m di dislivello! -  con i nostri due vulcanologi Patrizia e Gianni, che ci accompagna dall’inizio del viaggio e la guida alpina.

 

Kai (olandese, 9 anni e mezzo): La cosa che mi é piaciuta di più di questo viaggio finora è stata la salita ai crateri di Stromboli a vedere la lava e i fuochi d’artificio del vulcano. Veramente incredibile. Le eruzioni più grandi facevano un rumore bestiale e persino del vento che mi spingeva indietro… ho avuto un po’ paura, ma la meraviglia è stata più forte della paura. Abbiamo fatto un picnic sul bordo del cratere. Quando siamo scesi avevo scarpe e calze piene di sabbia. Siamo arrivati giù alle 11 di sera e abbiamo mangiato una granita al bar. Mi è anche piaciuto molto lo snorkelling attorno a Strombolicchio e mangiare ricci e patelle pescati da Silvano. C’è un’altra cosa che mi piacerà molto fare: Tarzan dal tangone di Adriatica, non vedo l’ora!

 

Stromboli, assieme a tutte le Eolie, fa parte del progetto Isole Verdi dell’ENEL, che ha l’obiettivo di rendere le isole autonome dai combustibili fossili. E proprio a Ginostra, l’ENEL ha avviato il primo impianto fotovoltaico ibrido, pilota di tutto il progetto. Nell’anno Mondiale del Pianeta Terra, non poteva mancare una visita dei Mini Vulcanologi al sito, perché le energie rinnovabili sono uno dei grandi temi dell’iniziativa. Isole Verdi prevede il miglioramento degli impianti tradizionali, di cui non si può ancora fare a meno, e l’introduzione graduale di rinnovabile eolico e solare.

 

Ciaran (11 anni, inglese-italiano) è entusiasta di Stromboli: Mi sono piaciute le eruzioni di Stromboli. Le abbiamo viste il primo giorno dal bordo della Sciara del Fuoco, moltissime pietre franavano dall’alto fino al mare. Poi la sera dalla barca molto spettacolare vedere le eruzioni dal mare. Poi la seconda sera siamo saliti. La salita all’inizio era facile, poi sempre più difficile. Ma è valsa la fatica perché è stato uno spettacolo unico vedere tutte le eruzioni dai diversi crateri, e le incredibili esplosioni. Non ho avuto paura. C’era un piccolo cratere che eruttava per moltissimo tempo. Un altro invece faceva sempre grandi esplosioni. E un altro ancora era molto esplosivo e eruttava ogni 5 secondi. Poi un altro ancora che non ha eruttato.

 

A Vulcano la salita al cratere non è stata meno interessante di Stromboli. Guidati dal vulcanologo Paolo Madonia dell’INGV di Palermo e dal cagnolino Attila, che di vulcano non se ne perde uno assieme al suo padrone, i vulcanologi in erba hanno a turno misurato la temperatura di Vulcano, come racconta Amrit (9 anni, nepalese-italiano) nel suo resoconto:Oltre a Stromboli, mi è piaciuto moltissimo misurare la febbre di Vulcano, infilandogli un grosso ago sotto terra. Ai piedi della montagna la temperatura era di circa 35 gradi, ma su, dove uscivano le fumarole, il vulcano è bollente: 210 gradi! La “caldezza” di Vulcano dipende tutta dal gas che esce. Più ne esce e più la temperatura è alta. Misurare la temperatura di Vulcano è il lavoro del vulcanologo Paolo e del suo cane Attila. Serve a capire se erutterà, perché quando esce più gas, vuol dire che sale la pressione interna del vulcano e quindi potrebbe prepararsi un’eruzione.

 

Maxine (olandese, 7 anni) ha apprezzato molto lo snorkelling: Due cose mi sono piaciute più di tutte finora. Lo snorkelling a Strombolicchio, ho visto tanti pesciolini.  Poi ho adorato lo spettacolo dell’eruzione dello Stromboli. E’ stato un po’ faticoso salire, ma sono contenta di avercela fatta. La cosa più difficile è stata la polvere al ritorno, entrava dappertutto, negli occhi, nelle scarpe  e nelle calze, tranne nella bocca perché la guida ci ha dato una mascherina. Poi mi è anche piaciuto quando Mattia ha pescato un pescione verde blu e grigio il primo giorno, durante la traversata da Napoli a Stromboli.

 

Paolo, che è anche un esperto sub, ha poi portato i bambini  a fare il bagno tra le fumarole sottomarine della spiaggia di Vulcano e quelle degli isolotti di Bottaro, tra Panarea e Lipari. Nella foto Paola Catapano, capoprogetto dei Mini Vulcanologi, e Alberto tra le fumarole sottomarine.

Concludiamo il racconto con le impressioni di Alberto (10 anni e mezzo, italiano, vive in Francia):In questo viaggio ho imparato molte cose che non sapevo sui vulcani. Ad esempio, che esistono eruzioni pliniane, sub-pliniane e ultra-pliniane, che sono tutte esplosive; non mi aspettavo che il cratere di Stromboli facesse tante eruzioni di seguito e che Strombolicchio, pur essendo più piccolo, è in realtà il padre di Stromboli. E’ stato molto faticoso salire sullo Stromboli, 900 m di dislivello, ma ne è valsa la pena. Anche su Strombolicchio è stato faticoso salire perché bruciavano i piedi! L’altra grande sorpresa è stata arrivare di sera ai piedi dell’ETNA e vedere una colata in corso. Sembrava quasi fatta apposta per noi! Adriatica, essendo molto lenta, ci ha fatto fare questo magnifico giro molto comodamente. Non c’è niente da dire, Adriatica è la barca migliore del mondo!

 

Paola Catapano e Simona Cerrato

Comunicatrici scientifiche

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