Il sito navigabile dei Velisti per Caso!
twitter facebook friendfeed flickr youtube scrivi a

velisti tv

> newsletter

> cerca

> credits

iscriviti alla
newsletter


cerca nel sito

Ci ripariamo dalla "bomba" all'Isola degli Stati

25 March 2007 ore 18:00

Posizione: 54°45',8S - 064°26',60W. Isla de Los Estados. Ore 07:30 LT.
Vento da Nord-Ovest 30 nodi. Pressione 997,3 Mb, in calo a precipizio, umido intenso e piovaschi.


Adriatica non é passata. Purtroppo la grossa depressione che vedevamo sulla carta del MeteoFax ci sarà addosso tra poco. Ieri sera ho dovuto decidere di ripiegare sull'unica zona nel raggio di 200 chilometri che ci offra un po' di riparo: l'Isola de Los Estados (Isola degli Stati). Quanto riparo non lo sappiamo. Ma almeno non saremo in alto mare quando arriverà la 'bomba'. Ormai tutta la costa della Tierra del Fuego non é più praticabile. Si tratta di una costa bassa e sabbiosa, lunga 400 chilometri nel suo lato nord orientale. Le maree raggiungono i 13 metri e il vento soffia indisturbato a forze inaudite dopo avere scavalcato le Ande e preso la rincorsa sulle sue pendici argentine. Non esistono né porti né città. In realtà questa caratteristica si prolunga poi per tutta la parte costiera della Patagonia continentale. Nessun porto per Adriatica per i prossimi 1500 chilometri, o 800 miglia. Ovvero, un paio di porti militari all'interno di fiumi improponibili con banchine alte quanto la metà del nostro albero!


L'Isola degli Stati é un'isola mitica per i naviganti. Quasi inaccessibile a causa della meteo costantemente sfavorevole, con le coste percorse da correnti incostanti e circondata da pericolosi scogli e bassifondi, rappresenta un luogo mitico alla pari di Capo Horn. Sulla sua parte orientale é stato eretto il "Faro della Fine del Mondo", dai francesi. Pochissimi sono coloro che lo hanno potuto visitare. Nei suoi fondali centinaia di relitti. Sull'isola vivono solo 3 marinai della Marina Argentina, in una base nascosta in fondo a un fiordo, Puerto Perry. Raramente qualche barca a vela da Ushuaia si spinge fino qui, pronta a trascorreci anche una settimana in attesa delle condizioni per potere salpare per tornare al suo porto. La costa é scoscesa, ricca di fiordi. Verde nella parte bassa e con alcuni altipiani a prateria ha le sommità dei monti completamente pelate e rocciose. Decine di delfini vivono nelle sue acque e molti di loro hanno circondato Adriatica al suo arrivo. E' grande come due volte l'Isola d'Elba e rappresenta il prolungamento naturale della Tierra del Fuego.

E' questo luogo unico che ha accolto lo scafo rosso ieri sera. Come al solito l'àncora é filata a prua e la poppa guarda verso terra, agganciata saldamente con due cime a una albero e a una roccia. Una terza cima é pronta all'uso. I ragazzi ne hanno subito approfittato per organizzare una bella cenetta e stappare due bottiglie di rosso. Stanotte si é potuto dormire abbastanza tranquilli. Stasera, quella che sta per arrivare intendo, non si sa. Forse dovremo fare delle guardie per curare l'ormeggio. Andrea Pilastro, uno dei Prof che fanno parte del nostro progetto Darwin ci aspetta il 4 aprile a Puerto Madryn per salire su Adriatica e proseguire una parte del viaggio con noi. Chissà se arriveremo in tempo. 

Siamo ancorati davanti ad a una piccola spiaggetta di sassi. Non più di 40 metri di lunghezza per 6 o 7 di larghezza. Lateralmente la costa si prolunga ad anfiteatro circondando Adriatica per 3/4. Le pareti sono quasi a picco, tanto che solo sotto di noi il fondale é inferiore a 20 metri, ma altrove sprofonda ben oltre i 30 nonostante siamo in un porto naturale di forma quasi rotonda e non molto grande.

 

L'ingresso é dato da una spaccatura nella falesia con un isolotto in mezzo. Le due aperture non fanno più di 30 metri di larghezza ciascuna, ma si riducono notevolmente a causa del kelp che ne borda i margini. Dietro di noi, sulle pareti della montagna un fitto bosco dove cantano una quantità di uccelli. Poco più in alto, a non più di 70 metri di altitudine, la vegetazione si limita a delle praterie spazzate dal vento. Gli alberi, in certe parti della rada sono piegati di oltre 40 gradi a causa del vento costante e forte che li ha fatti crescere così. Il verde intenso degrada in un marrone chiaro e poi diventa grigio, con varie tonalità. E' una delle ultime terre prima dell'Antartide. Oggi, prima che si scateni la burrasca, ho dato la possibilità a chi vuole di andare in escursione il giro per l'Isola. Sembra ci siano dei panorami favolosi. Porteranno delle foto da inviare a Silvia per il sito.

 

più tardi

Posizione: 54°45',8S - 064°26',60W. Isla de Los Estados. Ore 16:30 LT. Vento da Nord-Ovest 30 nodi. Pressione 985,3 Mb, in calo ulteriore, lento, umido intenso e piovaschi.


"Una torta di mele. Sì, facciamo una torta di mele, del pane fresco e mettiamo un po' di musica buona!" E' la mia proposta all'equipaggio che immediatamente si attiva. C'era bisogno di una bella smossa a tutti per evitare di cadere nell'apatia e nella noia. Fuori piove, é vero. Le nubi sono così basse che sfiorano le cime degli alberi sulle collinette al lato di Adriatica. Le previsioni ci anticipano che resteremo bloccati qui almeno altre 24 ore, ma più probabilmente 48. Dopo aver dormito un po' più a lungo del solito, avere fatto un po' di pulizie a bordo, una doccia, letto un po'... che altro... una partitina a carte... la noia! Brutta bestia per un equipaggio. Questi momenti di attesa sono più deleteri del mal tempo. E quindi facciamo qualcosa: la torta di mele, per esempio. Marco monta il bianco delle uova, Riccardo (quello di Rosignano) sbuccia e taglia le mele a fette, Damiano organizza il forno, Andrea lava le stoviglie usate e io impasto gli ingredienti. Ecco. Il sorriso é tornato.

 

Già pensano se mangiarla con il latte o con il the. Fernando organizza un giro di "yerba" con la specifica 'calabasa' (contenitore di zucca scavata) per il 'mate', tipica bevanda argentina che ha fatto proseliti a bordo. I sorrisi si conquistano con poco. "Beh, giacché siamo di corvé, allora faccio una pasta! E chissenefrega se sono le 4 del pomeriggio". dice Marco, e giù di soffritto. Ah, la pasta! Tira su il morale a tutti gli italiani nel mondo. "Melanzane?" chiede. "Melanzane!" rispondono tutti. Ric ha acceso il computer e con Martin iniziano a fare scorrere le foto della Patagonia argentina e del sito di ricerca dei dinosauri che Martin ha visitato con i suoi amici archeologi. Gli racconto che anche noi di Adriatica abbiamo un'équipe che sta lavorando in Patagonia sui dinosauri. E iniziamo a chiacchierare tutti insieme. Ciascuno ha qualcosa da dire o da chiedere sui dinosauri o sulla paleontologia. Qualcuno, e non faccio nomi, é più interssato alla bella paleontologa che tiene in mano un grosso uovo fossilizzato in una delle foto. Beh, si comprende, dopo tanti mesi di mare!

 

E allora dalla paleontologa si passa alle ragazze e le ragazze dove le troveremo? In Brasile! "Bra-si-le!, Bra-si-le!" il coro si scatena. Ognuno dice quello che farà appena toccate le calde acque del paese carioca. Avete un'idea, no? voi VpC che leggete? Ecco come da una semplice torta di mele si passa alla... caiphirina e alla pina colada. Eccetera... Fuori piove. Dentro inizia una piccola festa. Fuori fa freddo. Dentro si ride. Fuori soffia. Dentro no! Sono contento quando i miei ragazzi sono allegri. Siamo una bella compagnia. Siamo un equipaggio forte. Siamo dei compagni di viaggio e di vita. Forse solo una piccola parte, ma che parte!

E Adriatica continuerà a navigare.


Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

Inserisci commento

Inserisci il codice

riportato qui a fianco

Questo website utilizza i cookie per migliorare la vostra esperienza d'uso. Proseguendo la navigazione date implicitamente il consenso all'uso dei cookie. close [ informazioni ]