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La barca a vela può essere un'isola

5 July 2008 ore 18:00

In navigazione verso Napoli. 9 miglia a Nord del Canale di Piombino.


Adriatica ricomincia a solcare il mare. Dopo 3 settimane di stop tecnico a Rosignano, periodo durante il quale ha subito una ulteriore mano di refitting da parte dell'equipaggio, la rossa più famosa dei mari italiani ha ripreso il largo per navigare in direzione della città partenopea dove un gruppo di bimbi delle scuole medie, accompagnati da alcuni vulcanologi, ci aspettano per andare a scoprire la storia della terra e le vicende delle rocce magmatiche direttamente nei luoghi dove avvengono questi misteriosi sconvolgimenti. 5 bimbi saranno protagonisti insieme a noi dell'equipaggio di un viaggio di due settimane che toccherà il Vesuvio, i Campi Flegrei, le isole Eolie e l'Etna, che in questo momento è in piena attività.

La partenza è stata simpatica. E' avvenuta in pieno raduno dei VpC che festeggiavano i 10 anni del sito di Turisti per Caso. Abbiamo rivisto tanti amici che sono stati su Adriatica (Cristina, Salvatore, Costanza, Paolo, Antonio...) e conosciuto tanti altri che normalmente scrivono sui forum.

Il porticciolo di Rosignano è stato bello attivo. Ci hanno fatto visita anche altri amici. Per esempio Franco Donatini e signora, Massimo e Irene, tutti dell'ENEL protagonisti con noi del viaggio di Darwin e dell'avventura ecologica della nostra barca; Stefano Grande e il Professor Musio Sale della facoltà di Architettura di Genova, i ragazzi del nautico di Livorno che avevano navigato con noi più volte e che ora sono già inseriti nel mondo del lavoro e diventeranno dei seri professionisti della marineria italiana accompagnati dal simpatico e sempre sorridente professore Silvestro. Poi abbiamo ritrovato Riccardo e Andrea, i due amici che avevano raggiunto Adriatica ad Ushuaia e avevano navigato con noi fino a Mar del Plata sopportando i sei giorni di confino meteo all'Isola degli Stati e la forte burrasca che ha aggredito Adriatica a sud delle Isole Falklands. 

Quanti amici. Quanti sorrisi. E quanta gente a visitare la barca.

Gente di ogni età. Questa è una cosa bella. Perchè significa che il nostro lavoro interessa tutti e che non ci riferiamo solo ad una piccola élite di lettori e telespettatori. Ma che ciò che facciamo ha un senso per molta gente. Grazie gente. Grazie VpC.

 

Quindi Carlotta, Mattia (che per l'occasione ha imbarcato i suoi genitori, Stefania e Umberto) e Salvatore si sono dati da fare insieme a me per mollare gli ormeggi alle 17 di oggi.

Il mare è calmo. Una piccola onda di un metro da Nord Ovest residuo del vento che ha soffiato stanotte fa rollare Adriatica che avanza a sette nodi con tutta Randa e Genoa. Andrà a calare, è quasi certo. Ma per ora ci godiamo questa spendida fine pomeriggio della calda estate mediterranea con il solo sottofondo sonoro dell'acqua che scorre lungo lo scafo. Parliamo poco. E' così inutile parlarsi durante una navigazione così piacevole. Oziamo un po'. Ogni tando una sbirciatina alle vele per vedere se sono a punto. Sguardi di intesa tra Mattia e me: tutto è OK! Non c'è nemmeno bisogno di dirselo.

Intorno altre barche, tutte a vela, che si dirigono chissà dove. Capraia, Elba, Corsica... Quella va dritta a Ovest. Forse... Sì, deve essere diretta in Costa Azzurra. Non c'è altra terra in mezzo.

Doppiamo le secche di Vada, tre miglia al largo della costa toscana e poggiamo di 30 gradi. Adriatica è equilibrata. Metto una ritenuta alla randa, cioè una cima che agganciata sotto il boma lo tira verso prua ed evita che sbatta quando un'onda un po' più alta fa ondeggiare lo scafo. Un paio di delfini si affacciano tra la schiuma. Non faccio in tempo ad avvisare Umberto che già sono scomparsi. Probabilmente erano in caccia, sennò avrebbero giocato sotto la prua, come fanno sempre.

Tutto è calmo. Equilibrato. Perfetto. Il pomeriggio ideale per oziare. Per perdere un po' di tempo. Avete mai pensato a l'utilità del perdere tempo? Tutti dovremmo "non" utilizzare un po' del nostro tempo. O meglio, usarlo per fare cose poco impegnative. Lo spiega bene Silvana Gandolfi nel suo libro "l'isola del tempo perso" edito da Salani nella collana Gli Istrici.Me l'ha consigliato una cara amica, Paola di Lampedusa. E io lo consiglio a tutti voi. Sembra un libro per bambini. Ne parlavo proprio ieri con un'altra carissima amica, Cristina.

Le raccontavo, come ora lo racconto a voi VpC, che la Gandolfi ha fatto dell'arte di 'fare il meno possibile' una vocazione di vita. In realtà ha fatto molte cose, ma con lo spirito di chi ha un vero talento per non fare nulla. Sembra un paradosso, ma vi invito a leggere questo libro che è stato scritto per i bambini, ma che parla al fanciullo che c'è in ogni adulto. O almeno... in molti adulti! Ve ne cito un passaggio. Si tratta di una lettera dell'autrice alla protagonista della storia, con cui ha un rapporto molto particolare e complice


"Secondo te: - dice rivolgendosi alla protagonista, Giulia - faccio capire che cosa intendono gli abitanti dell'isola per 'ozio'? Oppure, a libro terminato, salterà fuori qualche adulto a vietarne la lettura ai propri figli? Magari tuonando che i bambini non devono restare mai con le mani in mano, perchè l'ozio è il padre dei vizi e chi dorme non piglia pesci e persino la fata turchina di pinocchio dice che è una bruttissima malattia che va guarita fin da ragazziNaturalmente l'ozio dell'isola è diverso: è riuscire a stare con se stessi senza annoiarsi, è rivolgere l'attenzione alle cose insignificanti, come il volo di una zanzara (io direi il susseguirsi infinito delle onde!) per scoprirvi la melodia del sole e le leggi dell'universo. E' anche decidere che se per caso si vuole fare qualcosa, qualsiasi cosa, allora vale la pena di farla con energia e passione affinchè riesca bene. Senza dimenticarsi, però, che il fare è solo un altro modo di stare al mondo, non l'unico".


Bè, ecco, riprendendo questo concetto la barca a vela può essere un'isola. E su un'isola è più facile perdere tempo. E perdere tempo può essere un guadagno. E se pensate che il sale mi abbia dato alla testa, ecco, anche Hesse, Stevenson, Rousseau, Nabocov, Dovstojievsky ed altri si sono impagnati a... perdere tempo. Qualcuno penserà che il tanto viaggiare ha fuso il Comandante. Del resto anche Fitz Roy impazzì e si suicidò. Lo abbiamo raccontato durante le puntate TV sulla Rotta di Darwin. Ma, a parte gli scherzi, penso che se tutti quanti ci dessimo una calmata forse la qualità della nostra vita e dei rapporti interpersonali migliorerebbero.

Ora torno a poppa, a controllare se la barca è in rotta e poi mi butto a prua, dentro il gommone appoggiato in coperta, a non fare assolutatemente nulla.

Ciao VpC.


Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

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