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Archeologia sperimentale tra Baratti e Populonia

30 June 2010 ore 20:00

Syusy: Facendo lo stesso percorso che faceva il materiale ferroso fin dall’antichità, dall’Elba al Continente, si risale e si sbarca a Baratti, sulla costa della Toscana. Visto dall’alto dell’abitato di Populonia, il Golfo di Baratti appare come un perfetto rifugio per le navi. Quindi un Porto naturale. E allora si capisce perché Populonia sia stata densamente abitata dagli Etruschi fino al medio Evo, e si capisce come mai questo luogo abbia ospitato una Civiltà ancora più antica. Infatti, dopo aver visto le strutture dei Templi che dovevano svettare sull’Acropoli, giusto più sotto, le gentili guide-accompagnatrici del Museo di Populonia mi hanno mostrato una grande, recente scoperta: , anche a Populonia! E percorrendo il perimetro di quella che doveva essere la città, queste mura te le trovi sotto ai piedi, quasi come mura fondanti di quella che è stata la civiltà pre-Etrusca, mura di contenimento che si affacciano direttamente sull’Arcipelago!



Patrizio: Beh, questo ha appassionato molto anche me. Per fortuna, di fronte al Golfo, abbiamo incontrato Giulia Pettena, una giovane archeologa che si occupa di storia della navigazione, che mi ha raccontato cose interessanti, fra l’altro ben spiegate anche all’interno del piccolo Museo. Per la particolarità geografica dell’Arcipelago, qui non a caso si è sviluppato un sistema avanzatissimo di navigazione e di scambi. Infatti, dalla terrazza naturale di Populonia, tutte le Isole dell’Arcipelago Toscano appaiono vicine e ben riconoscibili. Un sistema di segnalazioni, con fuochi e torri, permetteva di navigare a vista. E, in termini navali, le barche erano già molto tecnologicamente avanzate, per l’epoca. Pare addirittura che la bolena, cioè la scultura che alza la prua, fosse a suo modo un sistema di orientamento: serviva per traguardare il sole e le stelle. Che Syusy abbia ragione? Che gli antichi Etruschi avessero ricevuto nozioni di navigazione da altri, più antichi di loro? Non so se il virus filo-archeologico di Syusy mi stia contagiando: fatto sta che il panorama del Golfo, oltre al resto dell’abitato di Populonia, merita il viaggio! Tra l’altro noi abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in una giornata di tempo ventoso e perturbato: pessimo per la nostra navigazione, ma ottimo per la visibilità e la limpidezza. Peccato che mentre io me lo sto godendo, Syusy sia già salita ancora più in alto…

 

 

Syusy: Da non perdere qui nel sito di Populonia il luogo in cui sorgevano le antiche capanne, di cui sono stati trovati i fori nella pietra in cui erano infilate le travi e le colonne di legno. Le capanne – guarda caso – erano circolari, rotonde come le yurte dei Popoli dell’Asia. In uno di questi fori sono state trovate le ciotole rotte dai partecipanti al rito di insediamento di un nuovo Capo-Clan di tremila anni fa! Poi, nella parte bassa del sito archeologico, vicino al mare, lungo il Golfo di Baratti, ci sono le tombe dei grandi personaggi dell’epoca. Siamo entrati in una delle più grandi, a tumulo, con una grande volta. Assomiglia in modo straordinario a New Grange, in Gran Bretagna. Questo è significativo, e anche l’archeologa esperta di navigazione Giulia Pettena annuiva, quando le parlavo di un collegamento con le popolazioni del Nord Europa! La Tomba di Populonia, oltre che esser uguale a quella di New Grange, funzione allo stesso modo: al solstizio il sole entra nella tomba stessa attraverso il corridoio che va dall’entrata fino al luogo delle sepolture. L’effige simbolica della spirale è presente qui e là. Questo potrebbe significare che questa civiltà Megalitica potrebbe venire dal Nord Europa. Vuol dire che navigatori esperti navigavano dall’Atlantico fino al Mediterraneo attraverso le Colonne d’Ercole! Quindi forse, ancora una volta, hanno ragione coloro (Felice Vinci, Widmer Berni) che sostengono che l’origine dei Popoli del Mare è nordica. Come dice appunto Felice Vinci l’Iliade e l’Odissea potrebbero essere una storia vera, che accadde nell’antichità nel Baltico - dove si ritrovano toponimi, dove ritroviamo le stesse armature e dove effettivamente la battaglia di fronte alle porte di Ilio si sarebbe potuta svolgere davvero in piena notte, visto che lassù d’estate il sole non tramonta mai del tutto.

 

 

Patrizio: Avviso ai naviganti, e ai turisti per caso a cui magari poco importa se Troia fosse collocata vicino a Costantinopoli o alla periferia di Oslo: guardate che anche un Museo può essere davvero divertente, appassionante e coinvolgente. Provare per credere. Giù, a Baratti, c’è un gruppo che fa la cosiddetta “archeologia sperimentale”. In pratica, usando le stesse tecnologie e gli stessi materiali in possesso degli antichi, si prova a riprodurne i gesti della vita quotidiana, si prova a risolverne i problemi di sopravvivenza, e a vedere l’effetto che fa. L’effetto è oltremodo divertente, oltre che importante dal punto di vista scientifico. Perché solo così si può ricostruire un dato storico concreto. Il gruppo di operatori e di archeologi qui ha ricostruito perfettamente una capanna, fatta di pali di legno composte da telai per le pareti riempiti di terra. In pratica hanno usato l’adobe, come l’abbiamo visto in Messico e in altri posti. La capanna è completa di focolare e di “soppalco”, dove la gente dormiva, ed è bella e accogliente. Poi hanno ricostruito e rifatto i processi di tessitura, di oreficeria, di fusione dei metalli e della ceramica. Interessante la scrittura, e naturalmente l’alfabeto. Intanto che uno “gioca” a farsi un vasetto o a scrivere il proprio nome da destra a sinistra usando le lettere etrusche, gli vien spontaneo fare un sacco di domande e in questo modo ottiene un sacco di risposte. A proposito: pare che tra gli Etruschi le donne facessero un sacco di cose, e comandassero loro. Come ai giorni nostri del resto: non sono riuscito a finire il mio nome sulla tavoletta di cera, perché Syusy era già da un’altra parte…

Populonia un porto così antico e importante e le Mura Megalitiche. Capisci cosa significa? Potrebbe essere la prova che le origini delle nostre Civiltà, e in particolare quella Etrusca, derivano dalla migrazione qui in Mediterraneo di Popoli più antichi, grandi navigatori, che venivano dal Nord, o anche dall’Oriente. Questo è il mistero dei Popoli dei Mare, ed è un mistero affascinante, anche senza scomodare altre teorie atlantidee.

 

 

Patrizio: Io volo meno alto, e se non ti dispiace continuo sulla via dell’Archeologia sperimentale. Nel Museo di Piombino, che in sé merita una visita, si organizzano anche manifestazioni di… archeo-gastronomia! Il metodo – squisitamente scientifico-filologico! – è lo stesso delle ricostruzioni della ceramica o dell’edilizia o della fusione dei metalli. La domanda è: cosa avevano a disposizione gli antichi Etruschi? Quali ingredienti? Quali materie prime? Dopodichè, i moderni post-etruschi, si provano a combinare questi ingredienti, immaginando – ma soprattutto sperimentando – quel che poteva essere stato un pasto etrusco. Gli ingredienti erano cereali di vario tipo, soprattutto farro. E poi carne di selvatico, soprattutto cinghiale. Poi c’era una sorta di vino, molto acido e piuttosto acetico (non conoscevano alla perfezione il processo di vinificazione e si limitavano ad una prima fermentazione) che andava allungato con acqua e aromatizzato (cioè reso potabile!) da spezie varie e soprattutto miele. Ovviamente non c’erano i pomodori, non c’era il mais. C’era l’olio. C’erano latticini, derivati dalla lavorazione del formaggio. C’era pesce, che significava anche il famigerato garum, quella poltiglia di liquami di pesce andato a male, molto nutriente ma molto ammorbante, di cui si sarebbero cibati soprattutto i marinai e i soldati Romani. Escludendo il garum, gli appassionati e gli esperti del Museo di Piombino ci hanno organizzato una vera cena etrusca, interessante e anche assolutamente godibile!

 

 

Syusy: Noi però ci abbiamo messo del nostro: abbiamo sfoderato i nostri costumi da Argonauti, e abbiamo organizzato, assieme agli amici del Museo di Piombino che a loro volta erano in costume, una scena perfetta! Io ho fatto la parte della “domina”, della padrona di casa…

 

 

Patrizio: …guarda caso …

 

 

Syusy: …Guido (il nostro economista palermitano) ha fatto la parte di Ganimede, il coppiere, poi c’era Mataro che suonava meravigliosamente la lira e cantava le sue creazioni archeo-musicali, cioè ricostruzioni tratte da testi arcaici…

 

 

Patrizio: …il metodo è lo stesso: ricostruire al presente coi dati del passato…

 

 

Syusy: Ma anche tutti gli altri componenti della ciurma di Adriatica facevano la loro figura, in abiti Etruschi. Mancavi solo tu!

 

 

Patrizio: Beh, la mia montatura d’occhiali non era filologica. Io ero in cucina, a parlare coi cuochi. Ho seguito Mario e Barbara intanto che preparavano crostini di pane artigianale di segala conditi con caprino, noci, finocchio selvatico, olive, nocciole e prezzemolo. Oppure mentre preparavano un passato di ceci con carote, sedano e timo. Il tutto farcito con melograno e prugne. Poi c’era una sorta di purè di fave o di lenticchie, uovo e persino tonno al vapore. Alla fine come dolce pane con fichi o con amarene!

 

 

Syusy: Ho capito: hai molto assaggiato…

 

 

Patrizio: Sì, ma anche questo racconto non è che un assaggio: qui è finita la prima tappa del nostro viaggio. Poi viene il bello: da qui siamo salpati per Montecristo, per Pianosa, poi l’Argentario… Ma ne parliamo prossimamente.. Sulla Rotta dei Popoli del Mare!

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