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A Chiloè con Patrizio e gli studenti di Padova

14 February 2007 ore 18:00

Posizione: 42°28',9S - 073°45',3W. All'ancora nel Golfo di Castro, capitale di Chiloé, lato orientale dell'isola. Ore 20:00 LT. Vento da Nord-Ovest a 15 nodi. Pressione in calo a 1007,3 Mb, copertura del cielo 8/8. Nuvoloso, pioggia.


Siamo ancorati nella rada di Castro, un cittadina di 30.000 abitanti, sulla costa est di Chiloé. E' la capitale dell'isola, ma ben piccola. Anche se molto caratteristica, con le case di legno su palafitta che due volte al giorno hanno i piloni immersi nell'alta marea. La temperatura dell'acqua é di 13 gradi. Questo non ha però impedito a Damiano di tuffarsi due volte. La prima per andare a ingrassare l'elica della barca, ben bardato nella sua muta da 7 mm con bombole, GAV, pesi e pinne gialle. La seconda volta meno volontariamente, causa un errore di manovra del tender che é partito senza di lui. Un carpiato e successivo tuffo. Nulla di grave, ma tanto freddo. Patrizio é con noi da ormai 5 giorni e insieme ai 2 professori e 4 alunni dell'Università di Padova stiamo percorrendo l'isola in lungo e largo (in 10 in un pulmino da 8) alla ricerca di animali interidali (...o qualcosa di simile), conchiglie, pesci abissali o quasi e varie specie marine e terrestri dalla forma e dalla storia genetica strana.


Ci accompagnano amici ciloti che ci raccontano delle tradizioni, della storia e della cultura di questa splendida zona del Sud America. Scopriamo panorami fantastici. Spiagge lunghissime aperte all'onda oceanica che accolgono colonie di pinguini e leoni marini. L'altro giorno, camminavamo sulla battigia di una spiaggia del nord, scoperta dalla marea, alla ricerca di specie a noi sconosciute di bivalvi e altre conchiglie, quando accanto a noi, a pochi metri, é apparso un leone marino che ci ha accompagnato incuriosito. Si muoveva parallelamente a noi, lungo la costa, sbirciando incuriosito il nostro lavoro. Le "gite" si sono susseguite all'infernale ritmo imposto da Patrizio: sveglia alle 6, almeno 4 luoghi al giorno da visitare e rientro non prima che faccia buio. Estenuante, ma necessario. Sia per le riprese di Velisti per Caso che per il lavoro di ricerca degli universitari.

E' così che abbiamo parlato con pescatori, artigiani, commercianti alla scoperta di tradizioni antiche. Il direttore del museo del piccolo borgo di Dalcahue ci ha raccontato la storia dell'isola e alcuni miti, che qui resistono solidi nella mente dei padri, ma che rischiano di perdersi nella memoria dei figli, costretti ad allontanarsi sempre più dalla tradizione famigliare e dai lavori tradizionali da una occidentalizzazione e una globalizzazione dei costumi e delle abitudini. Storie indie si fondono a tradizioni europee importate nei secoli scorsi. Così la leggenda dell'Olandese Volante diventa il mito del veliero Caleuche. La storia delle sirene di Ulisse si trasforma nella favola di una regina del mare, metà donna e metà pesce, che semina la fecondità tra le onde affinché i pesci possano riprodursi numerosi. Cai Cai Vilù e Tai Tai Vilù, i due serpenti di mare e di terra, lottano per la supremazia nella costruzione del mondo e finché Tai Tai Vilù vincerà, Chiloé, la terra, esisterà più alta dei flutti dell'oceano. E così via, tra credenze ancestrali, stregoni, miti nuovi o rivisitati e vita al contatto con la natura. Selvaggia, dura, ma già troppo antropizzata.


3 sere fa, al nostro arrivo da Ancud, altra cittadina dell'isola, ci ha accolto la festa del paese. Castro festeggiava i 440 anni di esistenza con musica e fuochi d'artificio. Così vicini alla barca che le esplosioni erano praticamente sopra l'albero di Adriatica. Il mio equipaggio alterna i lavori di preparazione al viaggio a momenti di riposo, indispensabili prima del lungo periodo di navigazioni australi. I ragazzi dell'Università si accomodano a bordo iniziando a conoscere la vita di una barca, i suoi ritmi, le sue particolari modalità: risparmio energetico, risparmio dell'acqua, trattamento dei rifiuti organici, spazi ristretti. Già iniziano a esaminare campioni con il loro microscopio e la formalina diffonde il tipico odore di laboratorio tra le cabine. Alcuni campioni verranno stoccati in barca e riportati in Europa alla fine della navigazione.

Marco, Ric e Damiano si occupano di riparare il supporto del Radar mentre Mauro, il nuovo operatore, fà pratica con un mondo a lui sconosciuto dove dovrà realizzare le immagini che relazioneranno il nostro viaggio. Che vantaggio rispetto a Darwin. Lui aveva un disegnatore che lo seguiva ovunque e lui stesso disegnava ciò che vedeva di interessante. Così gli ci vollero più di 20 anni per diffondere al pubblico le immagini di ciò che aveva visto. A noi basteranno alcuni mesi.

Domattina partiamo per Melinka, altro villaggio su un'isola più a sud. Patrizio ci lascerà per qualche giorno, diretto in Ecuador, dove lo aspetta Fabio Tonelli, amico già frequentato alle Galapagos, per una spedizione all'interno del paese. Ci ritroveremo a Puerto Natales il 2 marzo, con tante cose da raccontarci.

 

Ciao,

Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

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