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Abbiamo chiesto a una vecchia conoscenza di Velisti per Caso, il nostro amico Giovanni Salvador, di parlarci della sua esperienza su Adriatica... E di dare qualche consiglio agli aspiranti giromondini!
Carissimi velisti, io ed Eliana vogliamo raccontarvi e farvi partecipi di qualche emozione vissuta a bordo di Adriatica.
Partiti da Venezia, dopo circa 27 ore di volo, siamo arrivati all'aereoporto di Nadie, isole Figi. Ad accoglierci alle 3 di mattina c'erano Patrizio e Daniele e l'incontro è stato la materializzazione di un sogno che mai avremmo pensato di esaudire. Un breve tratto in taxi ed eccoci in marina, una passeggiata su un lungo pontile e alla fine, ormeggiata all'inglese ed illuminata dal faro, Adriatica. Io ed Eliana non avevamo mai visto una barca a vela così grande, le nostre esperienze si limitavano alle derive da spiaggia e ai piccoli cabinati, sui quali avevo fatto il corso di vela per non vedenti.
Saliti a bordo Patrizio ci accompagnò nella nostra cabina e chiusi gli occhi, eravamo ancora increduli di essere a bordo di una barca che da tempo per TV seguivamo con tanta ammirazione. Il mattino mi ricordo il piacere che provavamo nel respirare il fresco profumo dell'oceano e nel sentire il calore del sole che riscaldava il legno della nostra cabina.
L'ansia di voler esplorare Adriatica prima di partire per la Nuova Zelanda era forte e per questo, dopo essere salito in pozzetto ho cercato le draglie e seguendole con la mano, ho iniziato ad orientarmi contando i passi che dividevano il pozzetto dalla prua e dalla poppa. L'impressione che subito ho avuto era di essere su una nave bella lunga, con due agevoli corridoi laterali, due grandi e comodi pozzetti, tanto spazio a prua, sulla quale c'era il gommone e a poppa, la grande ruota con tutte le strumentazioni ed accanto, le bombole da sub. Sotto coperta un primo salottino, un divano e la scrivania sulla quale c'erano le radio, con cui successivamente durante la navigazione, ascoltavamo i bollettini e parlavamo con altri italiani a spasso per gli oceani, che come noi componevano il piccolo popolo dei naviganti.
Due gradini in giù e c'era la cucina con un grande rettangolare tavolo, sopra il quale mi sembra ancora di vedere, ma in particolare di sentire il profumo delle tagliatelle e l'allegria con cui si mangiava, tra risate, racconti e varie esperienze di vita.
Eliana è rimasta affascinata, oltre che dalle imponenti onde del Pacifico che inizialmente gli avevano creato qualche disagio, dalla sabbia bianchissima, dalle verdi palme delle isole e dai pescatori locali in piedi sul reef, che sembravano sospesi sopra un tappeto multicolore, circondato da infinite tonalità che partivano dall'azzurro chiarissimo al blu della notte.
Per entrambi veleggiare è una sensazione bellissima perché tutt'attorno senti e vedi il mare che pulsa, che ti accompagna e che di notte ti addormenta. Senti il vento sulla pelle che ti spinge e che ti fa partire ed arrivare sempre in punta di piedi, con una natura circostante che sempre ti soddisfa offrendoti un intreccio di sinestesie.
A Bordo in navigazione qualcuno legge, altri parlano, se vuoi stacchi l'automatico e puoi timonare così hai modo di sentire come è vivo tutto quanto, puoi spaziare con la mente e con gli occhi, sogni, pensi, fantastichi, provi emozioni che mai penseresti di provare.
Infine non potremmo mai dimenticare come lo spirito a bordo ben presto diventi di fratellanza, le mani forti di Marco Covre, l'agilità di Vanni Chessa, la gentilezza di Marianna, la simpatia di Daniele, e Patrizio, una persona eccezionale che ci ha permesso di godere queste sensazioni ed emozioni, che per noi resteranno uniche.
Con il motto che la vita è da vivere, un abbraccio a tutti e per coloro i quali partono,
Buon Vento!
Giovanni e Eliana