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Stiamo continuando i lavori per cambiare il look di Adriatica! Naturalmente, avendo rifatto completamente le cabine di poppa abbiamo dovuto scegliere quali materiali utilizzare e ci siamo chiesti "Perché usare sempre quelle cose sintetiche?". Abbiamo quindi deciso di provare le vernici naturali. Meno puzzolenti (avete presente l'odore della vernice fresca... dentro una barca!?) e più rispettose del mare e dell'ambiente. Abbiamo cercato un produttore e l'abbiamo trovato proprio sotto casa, a Bologna! Quindi, perchè non provare? Lui si chiama Gualberto Cappi. Gli abbiamo chiesto di raccontarci com'è nata Naturacrea  e gli abbiamo chiesto alcuni consigli sull'uso di questi materiali. Ad essere sinceri, abbiamo provato a metterlo in difficoltà con alcune domande da neofiti, da veri velistipercaso, ma come potrete vedere non ci siamo riusciti!

 

VPC: La prima domanda è d'obbligo: cosa sono le vernici naturali e in cosa si differenziano da quelle classiche? Hanno la stessa efficacia?

Gualberto: "Naturali" sono quelle vernici realizzate a partire da ingredienti così come reperiti “in natura” (es. le cere naturali, alcune resine/gomme, le terre, ecc.) o estratti attraverso operazioni pre-industriali (es. gli oli vegetali, gli oli essenziali, alcune resine, la stessa calce, gli ossidi minerali, ecc.) o infine elaborati da questi attraverso particolari e più moderni processi produttivi (es. alcune resine prodotte facendo reagire oli e resine vegetali, il blù oltremare, ecc.). Certo, detta così, e ho cercato di semplificare, può sembrare una definizione complicata, ma è sufficiente leggere una qualsiasi etichetta di un prodotto naturale per riconoscere immediatamente la naturalità dei suoi ingredienti. Per quanto riguarda l’efficacia, posso sicuramente affermare che su legno le vernici “naturali” rappresentino già oggi una validissima alternativa alle vernici “sintetiche” (a base cioè di derivati del petrolio), in termini di durata e di facilità di ripristino, oltre che di salute per l’applicatore e l’ambiente.

 

VPC: Naturacrea è il nostro complice in questa “sperimentazione”: le va di raccontare ai nostri lettori la storia delle vostre vernici e, più in generale, di Naturacrea?

Gualberto: Non so se rallegrarmene, ma la mia storia personale con le “"vernici naturali" nasce molto tempo fa. Inizia nella seconda metà degli anni ’70, quando “giovin virgulto” incontro le tesi ecologiste che in quegli anni iniziavano a circolare; sono gli anni della “militanza” (con una personale predilezione per le politiche territoriali) all’interno di quello che fu probabilmente uno dei primi gruppi ambientalisti della mia città (Bologna). Ma è alla fine degli anni ’80 che vengo “folgorato sulla via di Damasco”. Ciò avviene a Berlino, dove mi trovavo per una famosa esposizione di architettura contemporanea; qui, incappando per caso in alcuni “strani” negozi di materiali edili, scopro che c’è gente che produce, vende e acquista vernici e materiali da costruzione “naturali”, dando a questi un peso altrettanto determinante nel costruire una “ecologia” dell’abitare. Se si pensa che io ero rimasto alla bio-climatica, cioè allo studio delle “forme architettoniche” per sfruttare l’energia solare resa disponibile dal clima locale e risparmiare così petrolio e inquinamento, limitandomi a nutrire seri dubbi nel perseguire questi obiettivi usando materiali derivati dal petrolio, si può immaginare il mio stupore.

Rientrando in Italia sapevo di cosa mi sarei occupato negli anni a venire, finalmente potevo “svecchiare” le mie conoscenze in materia, nozioni che si rifacevano alle “tecnologie appropriate”, ossia a sistemi e tecnologie costruttive in cui o per scelta “politica” (comunità “alternative”) o per condizioni economico-sociali (PVS) si voleva, o si era costretti, a ricorrere all’utilizzo di materiali “poveri” e “locali”, e quindi naturali e/o riciclati. Cominciai subito una collaborazione con una piccola ditta tedesca fin quando, a cavallo tra ’93 e ’94, decisi di camminare con le mie gambe, iniziando una piccola produzione a mio marchio.

Circa 6 anni fa formulai i primi prodotti naturali “ad acqua”, senza utilizzare solventi (anche se erano di origine vegetale); oggi tutta la mia produzione è totalmente priva di solventi. Finalmente un paio d’anni fa intravidi la possibilità di dare sfogo ad un’idea che mi frullava in testa fin dall’inizio, quella cioè di realizzare “semi-lavorati”, concentrati, da fornire a “punti vendita” convenzionati e “non convenzionali” che avessero voglia di “finire” il prodotto in loco, avvicinando così la produzione al luogo di utilizzo finale; una produzione “orizzontale” e “diffusa”, vicina all’utilizzatore, senza sprechi e trasporti inutili (acqua, contenitori, ecc.); questa rete di “fabbriche locali” che sta nascendo è a sua volta organizzata per formare alla auto-produzione, con gli stessi “semi-lavorati”, le persone che sono interessate a conoscere i prodotti naturali e a “far-da-sé”. Questo progetto, che comincia a prendere consistenza ora, si chiama Naturacrea.

 

VPC: Abbiamo deciso di usare queste vernici in ambito nautico. Le era già capitato? Ci dà il suo parere in proposito?

Gualberto: Mi era già capitato, ma per caso. Un caro amico che si stava rifacendo la barca (a vela), avendo tutte le parti interne in legno, mi chiese se avevo qualcosa che potesse utilizzare “senza problemi”. Era da poco che avevo iniziato ad emulsionare in acqua gli oli, le resine e le cere naturali che uso nei miei prodotti, senza ricorrere ai solventi, mi sembrò quindi una buona occasione per dare una mano ad un amico, certo di dargli la soluzione che cercava per i suoi interni, priva di emissioni nocive, e “senza problemi” per nessuno, mare compreso.

Per le barche, ancora più che in altre situazioni, la differenza fra interno ed esterno è enorme. Come si adattano le vernici naturali ai diversi utilizzi? Verissimo, in esterno infatti, va da sé, abbiamo condizioni molto gravose, dal sole all’acqua, dalla salsedine alle varie forme di vita acquatica che attecchiscono sullo scafo (alghe, denti di cane, ecc.). In interno, le condizioni sono sicuramente molto più simili a quelle di una casa, o meglio, di un “camper”, con però ricambi d’aria ridotti al minimo e tassi di umidità molto più elevati. Per l’esterno quindi la possibilità di impiego delle vernici naturali si limita alle parti in legno sopra-coperta dove, oltre alle buone prestazioni che offrono, presentano grande facilità di manutenzione, mentre per lo scafo vengono ancora preferite pitture di tipo sintetico abbondantemente arricchite di additivi “antialghe” e “biocidi” vari (immaginate solcare le onde con un strascico di alghe, come correre in bicicletta con un paracadute aperto!); il problema è che questi potentissimi “biocidi” sono anche estremamente inquinanti e nei porti si accumulano in modo molto pericoloso per la catena alimentare marina, ritornandoci di conseguenza sul piatto. Per l’interno invece mi pare che consigliare un prodotto naturale significhi ragionare sullo spazio angusto e poco arieggiato in cui, anche se per poco tempo, si è costretti a vivere; spazio in cui certe “esalazioni” tendono a concentrarsi, favorite anche dall’elevato tasso di umidità; l’alternativa di una vernice naturale mi pare qui particolarmente valida, essendo comunque all’altezza delle esigenze di protezione e pulizia delle superfici.

 

VPC: Ci sono delle controindicazioni o delle situazioni da evitare?

Gualberto: Non in particolare. Le vernici naturali per legno hanno modalità d’uso simili a quelle sintetiche: i trattamenti di “fondo” vanno applicati su supporti sufficientemente assorbenti, mentre i trattamenti di “finitura” possono essere applicati su supporti poco assorbenti; i prodotti naturali vanno stesi in mani molto sottili (per questo motivo hanno anche un’ottima resa) e richiedono un po’ di tempo in più per asciugare.

 

VPC: Pensando alle vernici classiche, una delle preoccupazioni principali (anche per Syusy e Patrizio!) riguarda l'odore. Cosa cambia se si utilizzano le vernici naturali?

Gualberto: L’odore non sempre è segnale di “pericolo”. Certo che se usiamo vernici contenenti solventi “classici”, l’odore si avverte eccome, e non è piacevole, ma soprattutto non è sano. Molte vernici sintetiche “ad acqua” hanno ridotto tantissimo l’impatto olfattivo, avendo non solo ridotto il quantitativo di solventi, ma anche la loro natura chimica (utilizzando solventi meno “odorosi”), ciò non significa che il prodotto non rilasci solventi e altri composti volatili poco raccomandabili, pur se al di sotto di una soglia di odore che definiremmo “fastidioso”.

Le vernici naturali che produciamo non contengono né solventi nè altri ingredienti potenzialmente dannosi, anche se l’odore, soprattutto per quei prodotti a base di oli, può indubbiamente ricordare quello tipico dell’olio vegetale, con un livello di “rischio” quindi pari a quello che si può temere respirando a pieni polmoni … dell’olio extravergine di oliva. Trattandosi comunque di oli naturalmente siccativi, questo odore, che si può avvertire in un primo momento in ambienti angusti e poco ventilati, svanisce ad essiccazione conclusa.

 

VPC: I velisti per caso sono sempre alla ricerca di soluzioni alternative e naturali. Quali sono i suoi consigli per chi vuole provare questo genere di materiali? 

Gualberto: Sicuramente di provarli, ne vale la pena. Si tratta ovviamente di essere guidati inizialmente nella scelta del prodotto giusto, adatto al tipo di applicazione per la quale si cerca l’alternativa “naturale”. In questo, può essere utile rivolgersi direttamente all’azienda, scegliendo ovviamente quelle ditte che, come la nostra, fanno solo questo e lo fanno da tanti anni. Non è un caso che, come accennavo prima, noi abbiamo scelto di aprire un canale privilegiato con l’utilizzatore finale, non professionista, dando tutta l’attenzione possibile all’informazione e al supporto tecnico a chi è alle prime armi, ha bisogno di capire e, perché no, vuole non pagare “cara” (sia sotto il profilo economico che tecnico) la scelta.

 

VPC: Cosa pensa dei lavori fai-da-te, magari più difficili e con risultati non sempre ottimali, ma che danno al velista la sensazione di aver costruito da sé la propria barca?

Gualberto: Credo che il prodotto naturale abbia le caratteristiche ideali per il fai-da-te: non presenta particolari difficoltà d’applicazione, non presenta nessun tipo di pericolosità né per sé né per l’ambiente in cui si colloca (è bio-degradabile), dà comunque buoni risultati ed è molto semplice da mantenere. Quest’ultimo aspetto, di norma trascurato in fase di acquisto/scelta del prodotto, si rivela invece un “boomerang” quando ci si accinge a rimettere mano sul lavoro fatto; e siccome prima o poi ciò diventa necessario, pena la marcescenza del legno, si scopre come quella benedetta vernice, sfogliata e consumata in vari punti ma ancora ben salda in altri, sia terribilmente ostica da eliminare, pena l’inefficacia della nuova applicazione. Bene, con i prodotti naturali è possibile mantenere la superficie trattata/protetta semplicemente sovra-applicando una nuova mano sulla “vecchia”, quando questa cominci a risultare “arida” e consumata; procedimento facile, veloce, in una parola, ideale per il fai-da-te.

 

VPC: Può dare qualche consiglio ai velisti per caso che si vogliono cimentare nella verniciatura della propria barca?

Gualberto: Senza meno. Come prima cosa consiglierei di mantenere trattate le tavole di legno (di norma in teak) del pozzetto e della coperta. Il teak è una specie naturalmente resistente all’acqua, ricca com’è di sostanze “idrofobe” (oli e resine), ma col tempo il sole (il vero “nemico” del legno), unito alla salsedine, avvia inevitabilmente un processo, che può anche essere lento nel caso del teak, di “destrutturazione” della lignina (e l’ingrigimento è segnale di ciò), che rappresenta il “cemento” del legno; gli oli naturali contrastano bene questo processo, a patto di mantenere “ingrassata” la superficie. Ciò in realtà è molto più facile di quello che si può pensare, basta passare periodicamente sulle tavole un rullo (del tipo di quelli usati per tinteggiare) bagnato del prodotto messo a punto per questa banale operazione. Per quanto riguarda gli ambienti interni, fatto il primo trattamento con le vernici naturali scelte tra le disponibili (trasparenti -che lasciano la venatura del legno “a vista”- o coprenti, tipo pitture/smalti), la riapplicazione del prodotto può essere fatta, sempre altrettanto facilmente, molto più avanti nel tempo, non dovendo queste superfici subire lo stress “meteo” delle superfici esterne.

 

VPC: Le viene in mente qualche aneddoto particolare?

Gualberto: A dire la verità nessuno in particolare. Tuttavia vorrei approfittare dell’occasione per riportare una considerazione che mi ritrovai a fare insieme all’amico “velista” quando mi chiese di fornirgli vernici, dove possibile, “senza problemi”. Ho sempre pensato che chi va per mare, e ancor più in barca a vela, ami profondamente questo luogo fisico e meta-fisico (“… quant’è profondo il mare …”) e la sua immensità imprevedibile, così soggetta ancora, in modo pieno e quasi dispotico, ai voleri della Natura.

Questo sentimento di amore, reso “cosciente”, dovrebbe essere in grado di posizionare la barra (usando un gergo marinaresco) delle nostre scelte, anche quelle piccole e quotidiane, in modo conseguente, con la consapevole certezza che tutto prima o poi arriva, tristemente, al mare, destino ultimo e senza voce dei nostri consumi e specchio impietoso del nostro stile di vita. Questa attenzione, mi piace pensare, ci dovrebbe accompagnare anche quando il mare ci accoglie con la nostra piccola struttura galleggiante. Da qui un piccolo e spero non pedante galateo di ecologia marinara: non abbandonare i propri e possibilmente raccogliere i rifiuti altrui, abbandonati da vacanzieri “distratti” e “falsi” marinai, usare detergenti naturali e bio-degradabili, e perché no, trattare la coperta della nostra fedele e precaria dimora acquatica con oli e resine naturali, che il mare accarezzi senza pericolo … e che il vento soffi gentilmente sulle nostre vele, renda leggeri i nostri cuori e spinga in alto i nostri pensieri! Così sia. Un caro saluto.

 

Speriamo di avervi tolto alcune curiosità.

In ogni caso ci sembra chiaro che anche per i velisti sono sempre di più le possibilità per scegliere materiali più naturali ed ecocompatibili!

 

Buon vento,

 

Serena Canu

Redazione di Velistipercaso.it

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