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Oltre latitudine 40° siamo nel sud del Cile

4 February 2007 ore 18:00

Posizione: 40°10',9S - 073°56',8W. 20 miglia a Ovest di Valdivia, in rotta per Ancud, isola di Chiloé. Rotta 195°. Velocità 6,1 nodi. Ore 00:35 LT.
Vento da Sud-Ovest a 25 nodi. Mare lungo da Sud-Sud Ovest con onda persistente di 3 metri. Pressione 1013,3 Mb, copertura del cielo 2/8. Sereno, ma umido.


Ci siamo, ufficialmente siamo entrati nel Sud del Cile. Abbiamo passato la latitudine 40° sud, il faro di Punta Galera (ce n'è sempre una in giro per il mondo! In Mediterraneo saranno almeno 5 a chiamarsi così...).
La mattina era iniziata peggio di come si era chiusa la serata. Nebbia, freddo. Umidità dentro e fuori. Guardie intabarrati come dei G.I. in missione in Alaska! Onda forte, e barca squassata dai colpi delle onde. Poi, mano a mano che la giornata avanzava, lo strato di nubi si é assottigliato e, verso mezzogiorno, é spuntato il sole! Caldo, asciutto, amichevole. Chi era di guardia si é potuto togliere il berretto e gli stivali, pur restando ben coperto per il vento fresco. Ma chi era di riposo, al riparo della capottina o del pozzetto, dove il vento freddo non riusciva a intirizzire la pelle, é riuscito a prendere anche un po' di sole. Fernando, che ha ricevuto in dono da una spasimante cilena coltivatrice di frutta una partita di non meno di 150 avocados (tutti acerbi!), ha pensato bene di esporre al sole il suo regalo, per vedere se matura prima di Pasqua! Sono duri come la scorza di un'anguria... anche dentro!

 

Il bel tempo ha ridato la voglia di chiacchierare a tutti. Finalmente in coperta insieme, abbiamo potuto recuperare quei rapporti sociali comuni all'equipaggio di una barca che ultimamente erano ridotti a mugugni e cenni silenziosi del capo. In 4 giorni io e Marco credo che ci siamo detti non più di 5 parole... in due... E comunque non le ricordo. Le cerate umide sono state appese ad asciugare. Il cielo si é riempito di uccelli marini di ogni tipo, taglia e colore. Una foca, cioé... una specie di foca, grande, oltre i due metri, seguiva Adriatica , la superava e poi restava in panciolle ad aspettarla, come dicendo: "... ma siete proprio lenti, voi umani. E anche un po' ridicoli..."

Alcuni pinguini hanno sbirciato curiosi per poi tuffarsi e sparire in profondità. Siamo proprio in un altro mare.
Il bel tempo é stato anche l'occasione di alcune riparazioni urgenti. Ho inviato Damiano sull'albero a riparare il sostegno del Radar, che minacciava di staccarsi. Purtroppo abbiamo avuto un inconveniente con la randa: due carrelli si sono rotti e non possiamo alzarla oltre la seconda mano, ma vi dirò che, con il vento che c'é, non avrei comunque dato più tela.

Questa riparazione é rimandata a Ancud, tra 3 giorni. Ho avuto la tentazione di entrare a Valdivia, ma a parte il fatto che con 4 metri di pescaggio non riusciamo a risalire il fiume fino alla città, rischiamo di restare lì per molti giorni. Da domani é atteso un salto di vento a NW, che qui significa che entro 48 ore arriva una batosta da sud. E chissà fino a quando dura! Quindi, azzardando un po', corriamo su queste ultime 150 miglia, ancora di bolina, cercado di arrivare col l'inizio del cattivo tempo a Chiloé. Per festeggiare, e per mantenere alto il morale dell'equipaggio, che vive di sandwiches e frutta, stasera pizza! La pizza del capitano. Di solito viene buona. Dall'Italia mi giungono le ultime mail concitate di Pat, dei prof, degli operatori, degli organizzatori. Entriamo nel vivo del viaggio, i Canali della Patagonia Cilena e tutte le loro bellezze. Ghiacciai che terminano direttamente in mare. Laghi incontaminati. Fiumi dall'acqua purissima. Fiordi dove entrare ad esplorare calette ancora senza nome.

A proposito: sapete che Ricardo, che é già stato due volte in queste acque, ha dato il nome a un fiordo e a una cala? Si, più a sud, verso Ushuaia, un fiordo porta il nome di "Fiordo de los delfines leales", perché ogni volta che ci tornava, un branco di delfini era sempre lì ad aspettarlo ed accompagnarlo. E la "Bahia Brumas Patagonia", dal nome del catamarano su cui navigava con Bruno Nicoletti, altro argentino con cui aveva appena terminato un giro del mondo in due navigando per i 40 ruggenti (cioé le latitudini australi).
Ora é il mio turno di guardia. Dalle 2 alle 4 del mattino. Soffia forte, adesso. Ma siamo in dirittura d'arrivo. Ancora un paio di notti. Tre al massimo.

Chissà cosa pensava Fitz Roy, il comandante del Beagle, navigando in queste acque...

A domani.


Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

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