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Lettera aperta a Simone Perotti

1 February 2009 ore 12:00

Il nome di Filippo Mennuni è comparso innumerevoli volte sulle pagine di questo sito. In alcune occasioni per mano della redazione; in seguito e sempre più spesso di proprio pugno. Già amico di Patrizio e Cino Ricci e skipper di Adriatica per molte tratte e avventure, Filippo ha rivelato fin da subito oltre alle doti marinaresche una certa predisposizione per le Lettere, inviando alla redazione reportage di esperienze invidiabili dai quattro angoli del globo.


Questo, oltre alla sua amicizia personale con Simone, ne fa un ottimo testimone per fare con noi il punto della situazione nel giorno della partenza di Pasaya. Anche quando non è ai comandi di Adriatica, campeggia comunque spesso in Homepage con la sua rubrica Gli appunti dello skipper. 

 

Il mio amico Simone Perotti

di Filippo Mennuni

 

Simone é un grande personaggio. E' stato su Adriatica a settembre/ottobre navigando da Marsiglia a Genova ed ha fatto con noi l'arrivo del viaggio dei "Porti del Mediterraneo", evento di chiusura dell'estate genovese e apertura del Salone Nautico. E a questo proposito vorrei parlare dell'aspetto umano del viaggio, quello che rende il comandante una persona sola, l'unico responsabile della condotta della barca e della vita del suo equipaggio. Il successo del viaggio e la sicurezza delle persone imbarcate dipendono dalle sue scelte, che non può né deve condividere con nessuno. Dal momento in cui molli gli ormeggi per una lunga navigazione la barca diventa una vera isola. Un mondo a parte dove molte regole cambiano, così come cambia la condizione di vita della gente che che ci vive e naviga. Turni di guardia, gestione della stanchezza, gestione degli spazi e del cibo. Un trasferimento non é una vacanza, anche se ti può regalare momenti indimenticabili di vita di mare. Se gli uomini dell'equipaggio possono, dopo aver assolto al servizio, dedicarsi alle proprie occupazioni, leggere, riposare, mangiare, il comandante invece non "molla mai".

 

Dopo aver organizzato la navigazione, verificato la rotta, analizzato i pronostici meteo, fatto le verifiche tecniche dell'attrezzatura, scritto il libro di bordo, controllato per l'ennesima volta scotte e drizze, allora cercherà di riposare un po', ma il suo sonno sarà leggero, all'ascolto di ogni rumore che significherà un cambio di assetto delle vele, un rinforzo del vento, un cambio nello stato del mare. Pronto a saltar fuori dalla sua cuccetta anche in pigiama per partecipare o dirigere una riduzione di vela o una manovra complicata. Il comandante non dorme mai, sembra. Il comandante sa prima degli altri quello che sta per succerede. Ecco, voglio sottolineare questo aspetto della figura dello skipper, che porta da solo il peso della responsabilità e dei rischi della navigazione. E a proposito dei rischi che potrebbe correre Simone, i pirati saranno uno di questi, per tutto l'equipaggio. Simone dovrà quindi organizzarlo molto bene, il passaggio del Corno d'Africa. Il ritorno alla pirateria non é una cosa recente. Chi, come me, naviga da oltre un quarto di secolo, ha sentito parlare di pirati da sempre. Molti navigatori sono scomparsi a causa di assalti di pirati o di popolazioni ostili quando sbarcavano su isole fuori dalla civiltà occidentale. E parlo di fatti accaduti fino agli anni settanta e ottanta. Certo che oggi ci sono molte più persone che navigano in giro per il mondo e questo crea più possibilità di incidenti. Ma non bisogna creare allarmismi: le percentuali che riguardano il diporto sono bassissime e il più grande pericolo in mare non sono i pirati, ma l'impreparazione e l'incoscenza. 

 

Le tappe vanno quindi studiate e preparate con cura. Ormai siamo abituati a leggere e sentire di traversate oceaniche, e ci siamo abituati. Ma non bisogna pensare ad esempio, che delle tappe di una sola settimana come quelle previste da Simone siano corte; una settimana di intensa navigazione, 24 ore su 24, lontano da terra e da ogni possibile soccorso, in mari lontani, sono una forte avventura per ogni persona che non ha mai fatto più che una traversata verso la Sardegna. E tappe così per Pasaya ce ne sono almeno tre. E poi aggiungerei una cosa. Il gusto dell'avventura é dato anche da come si affronta interiormente un viaggio. Viaggiare per turismo oggi e spesso del "turismo monitorato", ma é per questo che molte più persone hanno accesso ai viaggi, e questo é positivo. Il fatto di avere molta strumentazione elettronica aiuta nella navigazione ed é un supporto utilissimo al marinaio. Però il mare non é meno difficile (o romantico) per questo. Anzi, forse questi ausili ti permettono di essere più rilassato e sicuro e quindi hai più tempo da dedicare alle altre sensazioni. E ti assicuro che, se penso a come navigano molti diportisti... meglio che ci sia l'elettronica, sennò sai quanti interventi dovrebbero fare quelli della Guardia Costiera? L'attrezzatura della barca di Simone é più che sufficiente. Quello che farà la differenza non é la macchina, ma l'uomo. Pasaya é una barca ben preparata e adatta per quel viaggio. Certo la mia esperienza di preparatore di barche mi insegna che una barca nuova ha sempre dei difetti di gioventù e che lo skipper deve essere pronto a risolvere questi possibili problemi, anticipandoli. Poi, in mezzo al mare, una volta partito, ci sarà lui con la sua barca e nessun altro. Le barche sono tutte diverse l'una dall'altra e hanno una personalità che non tutti sanno o possono cogliere. E come per le persone ci sono barche a cui sono più o meno legato o barche che mi stimolano e incuriosiscono più o meno. Ci sono barche che mi hanno divertito e altre che mi hanno fatto soffrire o arrabbiare. Ma con le barche le storie si costruiscono, come con le persone. E quindi l'affezione aumenta navigandoci sopra e condividendo le stesse avventure. Per effettuare tutto il viaggio, Simone avrà bisogno da sei a otto settimane, senza contare le soste. 

 

Le previsioni meteo sono molto attendibili oggi. Soprattutto in zone dove i venti sono costanti come i tropici o il Mar Rosso. Meno in Mediterraneo, mare notoriamente capriccioso. Ma un buon marinaio deve sapere interpretare i segni del tempo locali, della zona dove sta navigando, perché le previsioni ufficiali si riferiscono comunque a zone ampie della terra. Troppo ampie. Io guardo il mare, le nubi, il vento. Ascolto il loro rumore, ne guardo i colori, ne annuso l'odore. Guardo il comportamento degli uccelli marini. Cerco di scorgere i cambiamenti della natura, che a volte sono repentini e altre subdolamente lenti, ma sempre chiari. Però devi saperli leggere. E medio queste sensazioni con l'esperienza mia e di altri prima di me. L'auguri a Simone é solo quello di... buon vento!

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