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Le previsioni vanno intepretate

17 February 2009 ore 12:00

Giunto ormai alla terza settimana di viaggio (con annessi e connessi), Simone si ritrova nel Mediterraneo, alternando riparazioni e navigazione. A giudicare dalle fotografie, la qualità di questa deve prevalere sulle scocciature derivanti dai guasti tecnici, e l'equipaggio sembra in piena forma e ottimista. Forse a qualcuno di voi possono sembrare tante tre settimane per uscire dal Mediterraneo. Le parole di Simone serviranno a convincervi del contrario: la navigazione trae il suo fascino dal piegare ai propri scopi i capricci del mare e del vento. Ma non è sempre possibile.


Interpretando le previsioni del tempo

di Simone Perotti

 

Cari velisti per caso, una delle cose che si imparano navigando è la sfiducia verso le previsioni del tempo. Sia chiaro: meno male che esistono e che, nel corso degli anni, sono diventate così ben fatte e sostanzialmente attendibili. Tuttavia, come sempre accade, si tende a considerarle un'indicazione scientifica del tutto attendibile. Cosa che invece non è. Le previsioni del tempo, anche quelle dei siti più affidabili, costituiscono un "ausilio alla navigazione" e vanno interpretate. Soprattutto vanno prese con il beneficio del dubbio, in particolare riguardo il "timing", cioè il momento esatto in cui quel che viene previsto si verificherà. Se la previsione per una certa zona di navigazione dice "in arrivo burrasca dalle 00.00 di stanotte" cosa dobbiamo pensare, e soprattutto, cosa dobbiamo fare? Navigare fino alle 23.59? Direi proprio di no. Ho visto burrasche arrivare 18 ore prima del tempo previsto o 24 ore dopo. Occorre tenerne conto. Ma a parte questi particolari, la previsione stessa deve essere incrociata con altre (spesso diversissime) e bisogna soprattutto verificare la carta meteo, guardare le isobare. Se le isobare tendono ad avvicinarsi, vuol dire che il vento sta per aumentare. Le isobare sono come dei canali. Canale largo: aria che scorre lenta. Canale stretto: aria che per passarci dentro deve accelerare. E' semplice, tutto sommato.

 

Sapendo che le depressioni girano in senso antiorario e gli anticiloni (le alte pressioni) in senso orario, abbiamo anche la direzione del vento, che sarà un vettore che marcia tangente all'isobara nella direzione del ciclone o dell'anticiclone. Quello che vediamo nella carta meteo è a monte delle previsioni, che sono già un'interpretazione che qualcuno ha fatto di quella certa figura. Fatta la nostra interpretazione, dobbiamo incrociarla e verificare quel che altri hanno dedotto dalla stessa figura. Perché vi racconto queste cose? Perché è quello che è capitato a noi di Pasaya stanotte. Eravamo a Porto Santo Stefano per far sfogare il vento a 40 nodi con raffiche che nella mattina erano arrivate a 50. Le previsioni dicevano calo del vento per la serata, e noi ci siamo predisposti a salpare. Due indicazioni, tuttavia, contrastavano tra loro. La prima: le previsioni per le ore e i giorni a seguire indicavano chiaramente un calo progressivo del vento. La seconda: le carte meteo mostravano isobare ancora moltovicine.


Come interpretare tutto questo? Forse il fronte di vento forte stava andandosene ma in modo più lento del previsto? Forse... Fatto sta che abbiamo deciso di salpare. La mia valutazione ha seguito una serie di variabili: a bordo ci sono velisti esperti, capaci di gestire un eventuale vento forte. La barca sembra a posto, dunque capace di reggere almeno a un primo rinforzo. Lungo le prime sette ore di navigazione notturna saremmo stati in prossimità di un paio almeno di porti accessibili con 3 metri di pescaggio. Il vento forte sarebbe venuto comunque da nord, dunque sostanzialmente da terra, senza onda pronunciata. Valutazioni, queste, necessarie per assumere qualunque decisione importante. Anche una o due diverse condizioni tra quelle elencate, nonostante le previsioni di calo, sarebbero bastate a farmi decidere di non partire. Detta così, mi pare che sia l'immagine della saggezza nautica e della prudenza. Bravo bravo. Ma che è successo, dunque? E' successo che il vento è calato ancora mentre partivamo. Poi, dopo un paio d'ore, si è svegliato ancora, è salito da 18 a 25 nodi, poi rapidamente è andato a 40. E' vero che veniva da nord, ma con una leggerissima rotazione a nord ovest, abbastanza per creare un'onda fastidiosa di un metro e mezzo sul nostro giardinetto (il lato della poppa). Morale: fiocco messo a dura prova mentre ammainavamo, randa che faceva difficoltà a scendere, e necessità di ripararci. Il tutto in piena notte, con un gran freddo (il nostro termometro segnava 1 grado), il vento etc.

 

Ma allora? Il Comandante ha sbagliato a salpare? Penso ancora di no, perché ripararci è stato semplice, la protezione della terra dopo Roma ha funzionato, il porto poteva accoglierci (anche se all'imboccatura del porto di Roma in questo momento ci sono appena tre metri e non cinque come dice il portolano) e gli uomini a bordo hanno saputo reagire al problema con qualche fatica ma con buon ordine e adeguata esperienza. Ecco servito un esempio fresco fresco (ieri notte) di come le previsioni servano, siano essenziali, siano anche spesso attendibili, ma non esimano il Comandante dalla responsabilità di sapere quando è opportuno salpare e quando no. L'unica previsione che conta, in mare, è quella che fa un comandante prudente. Quello che cerco di essere io in questo viaggio. Speriamo sempre, con tutta l'umiltà del caso, di essere all'altezza del compito.

 

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