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E' la natura che decide

26 December 2006 ore 11:00

Posizione: 10°51',1S - 081°30',8W. Costeggiando la costa del Perù a 300 miglia di distanza. Rotta 195°, verso Antofagasta. Velocità 4,4 nodi. Ore 10:35 LT. Vento da SE a 8 nodi. Mare lungo da Sud. Pressione 1015 Mb, copertura del cielo 4/8.

 

Il vento sta morendo. Abbiamo seguito la sua agonia tutta la notte. E' inevitabile. E' la natura che decide. La brezza leggera a sette o otto nodi non è sufficiente per smuovere il colosso che è Adriatica. Una barca in carbonio, lei sì che avrebbe fatto festa con una brezza leggera. Ma, senza andare a scomodare il pregiato composito, peraltro inadatto ad una navigazione come la nostra, dove il pericolo di collisione con tronchi, pezzi di ghiaccio, detriti alla deriva è costante, uno scafo in alluminio sarebbe stato ideale. Leggero (quasi la metà rispetto all'acciaio), resistente (si fa una bozza, ma non si rompe), non fà ruggine ed è riciclabile (ideale per la nostra filosofia dell'andar per mare!). Ma, in quel ormai lontano giorno di alcuni anni fà in cui Pat, Syusy e Zoe scoprirono lo scafo di Adriatica abbandonato in quel di Fano, fu amore a prima vista e... al cuor non si comanda: Adriatica risorse a nuova vita, quella che non aveva mai avuta, ed oggi siamo qui, a ciondolare nell'alta onda lunga oceanica che ferma ogni velleità di avanzamento del pesante scafo di acciaio.

 

In questi frangenti non so dire se si usura di più l'attrezzatura, che sbatte floscia nel vento calante o lo spirito del marinaio, che prova ogni soluzione, cambio di vela, di rotta, di prua, pur di avanzare e non sottomettere la barca allo sfinimento dei materiali.

Un piccolo refolo! 10 nodi, dai che si riparte... la velocità aumenta da 1 nodo a 1,2.. 1,5,... 1.8,... 2 nodi! Un minuto, due minuti... Equilibrio instabile che non vorresti turbare nemmeno con il peso delle parole. In silenzio quindi osservi, poggi uno o due gradi per fare acquisire un po' di abbrivio in più. Ti servirà a scavalcare le tre onde più alte che già percepisci a prua. Sempre, dopo una serie di onde di altezza media, ne arrivano tre di altezza superiore. Sono quelle che frangono a bordo durante la burrasca. Ora, sono quelle che stoppano Adriatica come se si fosse piantata in un fondo melmoso. Da 2 nodi scende a 0,5... Le vele sbattono... Tutto ricomincia per 10, 100, 1000 volte. Poco vento e mare lungo... Adriatica brontola in modo malsano. Gracchia la sua sofferenza. Vele, bozzelli, scotte, carrelli... Tutto sbattacchiato in ogni senso.

 

Ci sarebbe la soluzione del motore, ma a 1.000 miglia dall'obiettivo, 10 giorni di navigazione, con mare e corrente contro, la barca sbatterebbe ancora di più per avanzare appena. Il gasolio finirebbe proprio quando ne avremmo bisogno: in prossimità dell'atterraggio.

Allora la soluzione è cercare il vento. Cominci a scrutare l'orizzonte in cerca di un segno di aria più tesa. Una nuvola che si faccia anticipare da qualche raffica. Il timoniere gioca stancamente a questo rincorrersi assurdo. Io mi metto ad analizzare le carte meteo. Rifletto. Studio meglio. Leggo i bollettini e guardo la carta del satellite. Seguire a Sud o avvicinarsi a terra. Le Ande creeranno una termica che ci spingerà verso sud est? Oppure canalizzeranno il debole aliseo parallelamente alla costa costringendoci ad una bolina ancor più precaria, contro corrente e in mezzo a pericoli costieri? E questa calma quanto è estesa? Quanti giorni mi costerà sul totale... Siamo già in ritardo...

L'equipaggio sonnecchia ascoltando musica e facendosi sballottare nelle cuccette, trattenuti solo dai teli antirollio che impediscono rovinose cadute sui paglioli.

Chi è di turno timona, perchè il pilota non è in grado di gestire le basse velocità. I generatori eolici non caricano, perché la brezza non è sufficiente a farli girare. Allora risparmiamo energia per usare meno possibile il generatore.

Ci ostiniamo a fare avanzare la "rossa". Duro lavoro...

Ma domani ci sarà il vento... lo so!

 

Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica

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