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Incontri nuragici a Nora

9 July 2010 ore 20:00

Quando ho saputo che Adriatica avrebbe fatto tappa in Sardegna sulle tracce dei Popoli del Mare, a Nora, ho pensato che ci avessero messo lo "zampino" il Capotribù di Uta e la Sciamana di Teti! Eh sì, perché, caso strano, la mia mostra "Il popolo di Bronzo" con le ricostruzioni a dimensione reale dei costumi nuragici era esposta nel Museo Archeologico "G. Patroni" di Pula... proprio a pochi km da Nora... finalmente Maurizia (Syusy, nda) avrebbe visto i costumi completi, il lavoro finito! 

Nel nostro ultimo incontro (maggio 2008) Syusy aveva visitato il mio laboratorio a Cagliari e filmato le fasi iniziali del progetto finanziato dalla Provincia di Cagliari. Ne nacque un bellissimo filmato, commissionato dalla Provincia, che in ultima parte propone una divertente scena di rituale nuragico: la benedizione della Spada nelle sacre acque della fonte nuragica di Su Tempiesu di Orune. Spada poi infissa nella roccia. Altro che Re Artù!!

La sera dell'8 luglio, io e mio marito Enrico ci siamo recati al porto di Cagliari per rivedere la cara Maurizia e per conoscere finalmente anche i mitici Patrizio e Zoe, eroi di mille avventure televisive!! Che emozione salire sul ponte di Adriatica! Maurizia non è cambiata per niente, sempre spumeggiante e piena di energia, Patrizio è esattamente come si vede in tv, simpaticissimo! Zoe, un misto di dolcezza e timidezza e con un gran cuore (grazie ancora per aver salvato quella tartaruga in Polinesia!). Seduti sui divanetti abbiamo chiacchierato e fatto conoscenza anche col resto dell’equipaggio: l'operatore Anapì (che anche se ha un nome strano è un gran bravo ragazzo), e i due statuari skipper Carlotta e Mattia. Siamo poi andati a cena in un rinomato ristorantino del quartiere Marina, e davanti a dei bei piattoni di culurgiones, bottarga, fritto misto, sebadas e pane carasau annaffiati con vino arrùbiu Carignano, ci siamo accordati sui dettagli per il giorno dopo: missione Nora, antico porto sardo, e incontro coi Nuragici a dimensione reale.

 

Venerdì 9 luglio 2010:

Appuntamento al porto di Cagliari, ore 9.15.Mi accompagna la mia cara amica Maria Stefania Sanna, la naturalista che ha collaborato al progetto di ricostruzione dei costumi nuragici. Si è occupata di una parte molto importante della ricerca, quella sulle specie botaniche presenti in Sardegna in epoca antica (quindi dei tipi di legni utilizzabili dai nuragici, le piante tintorie, i vegetali da intreccio), le tecniche di concia delle pelli, la produzione e colorazione dei tessuti. Maurizia, Anapì, Stefania ed io partiamo verso Nora. Patrizio e Zoe ci raggiungeranno di pomeriggio con Enrico. Durante il tragitto, circa 40 minuti, si parla di arti femminili, tessitura, simboli, antichi porti impaludati... insomma, tutti quegli argomenti che appassionano sia me che Maurizia. Un fantastico paesaggio ci accompagna: a sinistra il mare, a destra lo stagno di S.Gilla abitato dai fenicotteri rosa. Giunti a Nora siamo accolti dall’Assessore alla Cultura Porceddu, e dall’Architetto Romoli della Soprintendenza che illustra a Maurizia la storia del sito archeologico che stiamo visitando. La parola passa poi ad Andrea Lintas, bravissima guida della Coptur che gestisce il sito, che ci racconta tanti particolari su Nora e sulla splendida torre a picco sul mare che andiamo a visitare.

Il sito di Nora, storicamente molto importante, è uno dei porti-citta più antichi dell’Isola insieme a Bithia, Solki e Tharros. Una delle teorie sull’origine del nome afferma che derivi da Norace, un re iberico che venne in Sardegna con la sua gente e fondò la città. Altri sostengono che invece sia più antico perché contiene la radice "nur" e quindi di origine nuragica. A Nora fu trovata una stele di pietra (VIII sec. a.C.) con delle iscrizioni in alfabeto fenicio dove vi è incisa la più antica attestazione del nome Sardegna: B-SHRDN…praticamente il suo codice fiscale! Lo stesso tipo di “codice fiscale” che si ritrova in Egitto quando i faraoni nominavano gli Sherden, un particolare gruppo etnico compreso nei Popoli del Mare.

Passano le ore e mi rendo conto che forse non ne usciremo vivi dal sito... infatti la giornata è ideale per un bel colpo di sole: caldo torrido (forse sfiorati i 40°), assenza totale di vento, nessuna zona d’ombra, zero acqua da bere. Mi adatto come posso, tipo topo, a cercare ombra sotto i cespugli... ma senza successo! Beata Maurizia che, da esperta viaggiatrice, si è portata appresso un ampio cappello cinese parasole!!
Il colpo di grazia finale: sulla balaustra della torre, nonostante sia mezzo “stontonata”(stordita) dalla calura, Anapì riaccende la telecamera e mi riprende in veste di "arciere nuragico che scruta attentamente l’orizzonte"... sempre sotto il sole cocente naturalmente, mentre Stefania se la ride. Oddio, chissà che filmato ne verrà fuori?
Nel frattempo Maurizia egli altri si sono dileguati alla velocità della luce ritornando alla biglietteria dove hanno trovato ombra e acqua fresca.

Si pranza tutti assieme al punto di ristoro di Nora... una pausa ci voleva proprio. Arrivano Enrico, Patrizio e Zoe giusto in tempo per assaggiare una fetta di freschissima anguria. Arriva anche l’ora di andare verso Pula a vedere la mia mostra. La mostra ha esordito il 15 aprile ospitata dentro il Museo Archeologico di Cagliari, una location veramente fantastica, un vero privilegio poter esporre i miei 10 manichini abbigliati da nuragici vicino ai bronzetti originali. In due mesi, circa 20.500 persone hanno visto l’esposizione (dati della biglietteria del museo). Una bella soddisfazione! Ospitata a Capoterra (Casa Melis) e Pula (Museo Archeologico), poi la mostra andrà a Barumini nel nuovo Centro Espositivo "G. Lilliu"... a due passi dal nuraghe Su Nuraxi, per poi continuare il suo tour in Sardegna e oltre. Entriamo nella sala, l’esposizione è strutturata coi 10 personaggi disposti a cerchio e ogni nuragico ha di fronte il proprio pannello esplicativo che illustra la ricostruzione del costume con immagini, citazioni storiche che attestano l’uso in antichità dei materiali, i testi sono tradotti anche in sardo campidanese e inglese. Due pannelli introduttivi illustrano la “moda” antica nel Mediterraneo e in Sardegna, altri quattro pannelli citano le antiche tecniche e i materiali usati dai popoli antichi per ottenere gli oggetti d’uso quotidiano, gli abiti, le armi. Con me hanno collaborato al progetto ben 13 persone che si sono occupate dei loro specifici settori di competenza, come per la consulenza archeologica e naturalistica e come per le armi di bronzo e i cappelli in vegetali da intreccio. Tutti i gli oggetti sono stati fatti a mano con le antiche tecniche di lavorazione compresi gli abiti e le corazze cuciti personalmente a mano dalla sottoscritta. Una grossa operazione di archeologia sperimentale a tutto tondo!

Il gruppo dei nostri eroi si trova davanti a imponenti guerrieri armati di tutto punto, alle donne eleganti, al capotribù, al fornaio e all’acquaiolo. Subito Maurizia si cala nei panni della regista: dobbiamo spostare i manichini per poterci camminare agevolmente in mezzo e filmarli bene. Enrico ed io ci guardiamo negli occhi spaventati... sappiamo quanto pesano i manichini carichi di bronzo! Obbediamo alla regista, spostiamo faticosamente i manichini... Microfonata ed emozionata inizio a rispondere alle domande che Maurizia mi rivolge, descriviamo l’abbigliamento e le armi del Guerriero di Uta, l’Arciere di Teti, il Guerriero di Padria (che secondo me è più “celtico” che sardo) mettendone in evidenza i vari dettagli. Da vero professionista Anapì riprende tutto e anche di più, facendo tutti gli stacchi sui dettagli e spostandoci di posizione, secondo l’esigenza di inquadratura, quasi fossimo due pedine degli scacchi. Interviene anche Stefania e parla della tintura naturale facendo vedere dei campioni di stoffa (lana e lino) tinti con la robbia, melograno, noce, ecc., tutte piante che i nuragici potevano usare per tingere i filati. Facciamo quindi una carrellata solo sui personaggi maschili, per donne le nuragiche Maurizia ha in mente qualcosa di più interessante che si farà dopo…

Passiamo davanti al Fornaio ogliastrino e all’Uomo di Serri con vaso per arrivare davanti al…Capotribù di Uta! Nei “non freschi” panni del capotribù ci troviamo Patrizio con addosso un pesante mantello di lana orbace, la spadona di bronzo e il bastone-scettro. Ragazzi, il capotribù che si anima e parla! Divertentissimo!! Infine, Zoe e Stefania vestono gli abiti di due donne: la “Donna col Sombrero” e “la Sciamana di Teti” splendidi esempi di eleganza femminile nuragica. Sembra proprio che si trovino a loro agio con addosso i mantelli decorati e i copricapo in fieno intrecciato. Posizionate ad arte in mezzo ai manichini ad un tratto le due nuragiche si muovono, magicamente si animano ed escono dal museo tra lo stupore della gente. Una visione meravigliosa! Mi sono commossa, erano proprio belle. Poi, è toccato a me, vestita di nuovo da arciere, questa volta ho indossato l’elmetto cornuto... e nel ripetere una fantozziana sequenza di tiro con l’arco la corda mi ha provocato un enorme ematoma nell’avambraccio sinistro... capito perché gli arcieri antichi usavano il parabraccio? Bene, il mio l’avevo dimenticato in laboratorio! Che stupida che sono!

Unica nota dolente della giornata è che purtroppo Patrizio si è sentito poco bene durante le riprese finali, quando le due nuragiche si sono “animate”. Dopo averlo accompagnato alla guardia medica di Pula, Maurizia, sentito il parere del medico, ha convenuto che fosse meglio fare controlli supplementari in ospedale. Mentre noi, preoccupati, rimettevamo a posto tutti i manichini della mostra, Patrizio veniva portato in ospedale a Cagliari. Noi abbiamo riaccompagnato alla barca Zoe e Anapì. Il giorno dopo, Adriatica doveva partire con l’ultimo gruppo di ospiti del concorso Q8, fare tappa a S. Antioco e Carloforte per completare il percorso sui Popoli del Mare. Siccome Maurizia per forza di cose doveva completare il viaggio, e Zoe con lei, nei giorni successivi io e Enrico siamo andati a trovare Patrizio in ospedale per cercare di alleviargli un po’ la noia. Lunedì, fortunatamente è stato dimesso e ha potuto prendere il traghetto con la famiglia e Anapì al seguito.
Anche questa è fatta, chissà cosa combineranno la prossima volta i nostri eroi?
Un caro saluto a tutti!

 

Angela Demontis

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