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Esplorando il fiordo e la riserva naturale

18 February 2007 ore 18:00

Posizione: 45°28',9S - 072°50',2W. Rada di Chacabuco. All'ancora. Ore 20:35 LT.
Vento da Sud-Ovest a 15 nodi. Pressione 1015,3 Mb, in leggera flessione, copertura del cielo 5/8. Secco. Freddo.


Chacabuco é il porto ufficiale di Puerto Aysen che vede oramai condannato il suo destino marittimo a causa dell'insabbiamento del Rio Aysen, antica via di accesso alla città. Questa città, una delle poche del sud cileno, fu creata per popolare questa regione allora disabitata e per lo sfruttamento a pascolo del territorio. Una zona di un milione di ettari fu destinata al pascolo e migliaia di persone si trasferirono in zona per lavorare al servizio di due società che dovevano sviluppare l'allevamento. Le due società iniziarono a litigare per le concessioni negli anni '40 e a causa dell'assenza del controllo dello stato iniziarono a disboscare a forza di incendi la foresta, fino a compromettere 3 milioni di ettari di terre. Dell'allevamento se ne fece poco o nulla. La deforestazione si ritorse contro gli abitanti che videro il loro fiume colmarsi con le terre erose dalle acque delle piogge non più trattenute dalla vegetazione. Oggi la nuova minaccia é data dalla volontà di costruire due dighe sui fiumi che sboccano nel golfo e dalla richiesta di una azienda canadese che intende installare una fabbrica di lavorazione dell'alluminio, con gravi conseguenze ecologiche.


Adriatica spesso raccoglie i racconti delle persone che incontra nel suo lungo viaggiare. E noi ci facciamo volentiere portavoce o testimoni delle loro esigenze, sebbene non abbiamo mezzi per aiutarli oltre alla divulgazione. Il golfo é spettacolare, rovinato solo dalla presenza di alcune salmonere (allevamento intensivo di salmoni di cui il Cile é il secondo produttore mondiale) e dalle moderne costruzioni che stonano un po' con l'ambiente tipico che hanno gli altri villaggi che abbiamo incontrato sulla nostra rotta come Melinka e Puerto Aguirre. Le montagne sono a picco su questo lungo canale che termina in un paio di golfi chiusi da due isole lunghe, a protezione della corta ma fastidiosa onda che si produce quando spira il freddo sud-ovest. Le cime sono innevate e due stupendi ghiacciai sovrastano a ovest la baia. Il fiordo, che qui chiamano "estéro" assomiglia al lago di Como. Ma lungo tutto il suo percorso avremo incontrato non più di 10 casette al fondo di piccole baie. I colori sono gli stessi del Lario in primavera, quando ancora le nevi coprono i monti circostanti fino a 1000 metri di quota. Le nubi basse, nembi o cumuli per lo più, avvolgono le montagne in un abbraccio suggestivo che mescola i grigi ai verdi dei boschi e ai bianchi dei nevai.

 

Abbiamo ancorato alle 19:00 con 60 metri di catena su 14 metri di fondo sabbioso. L'ancora deve essere penetrata di buoni 50 centimetri, da come resisteva al vecchio volvo che tirava in marcia indietro a 1.200 giri. I ragazzi di Padova hanno deciso di partire subito in esplorazione con il gommone. La spiaggia e il piccolo fiume che sbocca proprio davanti alla prua di Adriatica sono un terreno di scoperta inestimabile per questi giovani biologi.  La loro giornata di oggi é stata eccezionale. Lungo la rotta di 50 miglia che unisce Puerto Aguirre, dove abbiamo sostato per la notte, a Chacabuco é stata interrotta da una spettacolare sosta in un piccolo arcipelago di 5 isole e alcuni scogli chiamati Cinco Hermanos (i cinque fratelli). Parco ufficiale all'interno di una zona che meriterebe di esserlo totalmente, queste isole offrono una diversità biologica di notevole interesse. Un gruppo di cormorani osservava la scena dell'ancoraggio indecisi se abbandonare impauriti la roccia su cui si erano posati o fare finta di nulla, sopportando la presenza intrusa di questi 12 umani vestiti di rosso su una barca rossa.

 

L'equipaggio si é diviso in 3 gruppi: i prof sono sbarcati su una spiaggia a caccia di conchiglie e altri animali acquatici (bivalvi... dicono!). I ragazzi sono andati in gommone con Marcone a perlustrare un paio di baiette e noi dell'equipaggio siamo rimasti a bordo, a sorvegliare l'ancoraggio precario. La fortuna ha voluto che i 4 giovani padovani fossero accolti da due leoni marini che giocavano intorno al gommone. Una femmina e un giovane che si divertivano a non più di due metri di distanza. Anche Mariella e Rudy, i due prof, hanno avuto fortuna. Nel breve tratto esplorato hanno potuto raccogliere i resti di almeno 9 specie differenti. Una vera manna per loro. L'ambiente era davvero primitivo. Non un segno di presenza umana disturbava l'occhio nel dedalo di canali dove il vento teso da nord ovest giocava con i mulinelli della corrente di marea. Un leggero odore di umidità sopraggiungeva nei momenti in cui la pioggia fine avvolgeva Adriatica, dondolante a meno di 20 metri dalla roccia grigia. Al ritorno degli esploratori li aspettava un riso fumante e il pane fresco fatto a bordo che é stato divorato accompagnando l'ultimo pezzo di parmigiano e dell'affettato. Un brivido dopo la partenza!

Sollevata l'ancora, che era stata opportunamente agganciata a un grippiale* per poterla spedare* se si fosse incagliata, ho deciso di percorre una "passe" poco dettagliata sulla carta. Da 40 metri, all'improvviso, 7 metri!... Macchina indietro e un grido nel VHF portatile che mi collegava a Ric, a prua: "Ric, controllo visivo! Cerca scogli o pericoli... Il fondo mi é salito all'improvviso..."

Dopo un'attimo lo scandaglio indicava 2 metri. "2 METRI!" Impossibile... Forse delle alghe, così spesse in questa zona, da costituire una barriera al segnale sonoro dello strumento. No, un attimo, ragioniamo. Ho pensato rapidamente che se davanti a me si stagliava una barriera non poteva che essere rocciosa, data la conformazione delle isole. In un secondo mi si é visualizzata la chiglia di Adriatica che cozzava contro una roccia accuminata ferendosi gravemente. Ho visto la fenditura nello stucco come una profonda ferita. Ho sofferto come soffre chi vede un suo caro colpito fisicamente... Ma é durato solo un attimo. Un momento dopo la ragione ha ripreso il sopravvento e già davo macchina indietro, quasi istintivamente. Fermavo la barca per avere qualche secondo utile a ragionare. Ho preso due rilevamenti a terra e ho chiesto a Ric conferma di ciò che vedeva. "Tutto libero!" mi confermava. Pian piano, con la fresca memoria di ciò che avevo letto sulle istruzioni nautiche per quel tratto di mare, ho accostato a sinistra, dove oltretutto l'orografia del terreno mi lasciava intuire una maggiore profondità. A mezzo nodo, in marcia avanti e con il Sonar che Damiano aveva opportunamente acceso, siamo usciti dall'area pericolosa, per ritornare alla tranquilla navigazione nel canale principale, in direzione di Chacabuco, dove siamo arrivati 3 ore dopo.

Ora Mariella sta preparando degli spaghetti con un profumatissimo sugo. Per fortuna che noi italiani abbiamo la cultura della cucina. E' un grande aiuto la gastronomia!
A presto, da Adriatica

 

Filippo Mennuni

Skipper di Adriatica


Grippiale: cima agganciata all'ancora, dalla parte opposta alla catena, che serve letteralmente per rivoltarla o sfilarla nel caso si incastri sotto una roccia.

Spedare: sollevare l'ancora dal fondale, liberandola, con il verricello.

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