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Direzione Messico (con qualche stop)

24 March 2002 ore 20:00

Partiti Pat, Zoe e Syusy, rimaniamo soli in attesa di un pezzo di ricambio del motore in arrivo dall’Havana. Si tratta di un ingranaggio di una pompa che dalle nostre parti è reperibile in 30 secondi, qua a Cuba invece ci sono volute 24 ore. Montato il pezzo, finalmente possiamo riprendere la navigazione verso la marina di Maria la Gorda 135 miglia più a nord lungo la costa sud ovest di Cuba, porto nel quale possiamo espletare le formalità doganali per poter lasciare il Paese.


Arriviamo a Maria la Gorda (posizione 21 gradi 49 primi nord – 084 gradi 30 primi ovest), nel primo pomeriggio del 23 marzo.

Anche qui le autorità – sempre molto cordiali ma asfissianti – effettuano un controllo scrupolosissimo dei nostri documenti e della barca e per la prima volta ci vengono anche requisiti i passaporti che ci rilasceranno al momento della nostra partenza.

Per poter lasciare Cuba dobbiamo attendere un visto che arriverà solo domani mattina. Ne approfittiamo per scendere a terra con il tender ( la barca è ormeggiata alla boa date le scarse profondità dell’unico moletto di attracco), ad esplorare un po’ la zona.


Si tratta di un marina creato appositamente per le immersioni subacquee, vi è un unico ristorantino, un bar, una decina di villette e un grandissimo generatore che fa un rumore infernale. Nella zona infatti non arriva la linea elettrica e devono provvedere ad alimentare i boongalov, e le altre strutture con un potente e vecchio generatore alloggiato all’interno di una costruzione in cemento per ridurne il fastidioso rumore. Il posto è molto bello, spiaggia bianca, palme da cocco, acqua turchese e le villette subito dopo la spiaggia danno l’idea di vacanze tranquille all’insegna di relax sole e mare.


A terra facciamo amicizia con il solito gruppetto di italiani e scopro che abbiamo amici in comune… come è piccolo il mondo. Alcuni di loro propongono di acquistare delle aragoste e di cucinarle a bordo di Adriatica visto che da alcune settimane che non mangiano una “pasta come si deve”. Prese le aragoste le porto in barca e comincio a preparare il soffritto per la pasta. Con gli altri ci diamo appuntamento al molo per le 13, li andremo a prendere con il gommone. Alle 12,30 riceviamo a bordo l’ennesima visita delle autorità cubane che ci portano “el Despacio de salida” il documento che ci autorizza a lasciare il Paese. Tra aragoste, sole, mare e mojitos (tipica bevanda cubana a base di rum, foglie di menta e acqua) ci eravamo dimenticati della burocrazia cubana.

Consegnatoci il documento e fatto l’ultimo controllo dei passaporti, ci confermano che siamo autorizzati a partire. Vista l’ora chiedo se possiamo rimanere ancora un po’ alla boa e partire dopo pranzo. Non fanno difficoltà però ci avvertono che non possiamo più scendere a terra, non possiamo fare salire nessuno in barca che non sia incluso nella lista equipaggio, e che d’ora in poi è proibito l’uso del gommone.

E gli amici italiani rimasti a terra in attesa degli spaghetti all’aragosta? Non c’è verso di farli salire a bordo, nemmeno offrendo ai doganieri una piccola “mancetta”. Siamo costretti a mangiarci una quantità incredibile di aragosta ormai cucinata e riprendere il largo, destinazione isola Cozumel in Messico. Dal molo ci salutano sconsolati e affamati con la manina e noi rispondiamo sazi e sonnolenti con i soliti tre colpi di tromba ricambiando i saluti.

 

Marco Covre

Comandante di Adriatica

 

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