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"Tu che ne sai di Buenos Aires?" risponde Pepe Carvalho: "Tango, desaparecidos, Maradona"

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Buenos Aires

“Tu che ne sai di Buenos Aires?” domandano a Pepe Carvalho, il celebre investigatore di Montalban, e lui risponde imperturbabile “Tango, desaparecidos, Maradona”.

Per quanto riguarda il primo, Borges racconta che nacque nei bordelli argentini fra il 1880 e il 1890 e che la buona società di Buenos Aires lo considerò un ballo osceno prima che si affermasse in tutto il mondo. Maradona lo consideriamo un po’ uno dei nostri, una sorta di “santino” napoletano ormai sovrappeso; a Buenos Aires è anche un cocktail: “bourbon, succo di pesca, di limone e di arancia, un rametto di menta fresca e fragole”. Quello dei desaparecidos è uno degli ultimi tragici capitoli della tormentata storia argentina e merita un discorso a parte.

 

Buenos Aires oggi è una metropoli ed è la città nel mondo con il più alto numero di cittadini di origine italiana (nel 1887 erano addirittura il 60%). Il fatto di essere una terra di immigrazione si può notare anche dalla lingua che vi si parla, il cosiddetto “lunfardo” che è un misto di spagnolo (prevalente), italiano, napoletano, ma anche francese, inglese, portoghese e idiomi amerindi come il quechua e il guarani.

Quando vi arrivò Darwin rimase affascinato dalla città, “ma che campagna! È tutta fango e non puoi andare in nessun luogo” e soprattutto così monotona da essere “stupida oltre ogni dire”. La città invece è bella, anche gli immediati dintorni “sono molto belli, con siepi d’agavi e boschetti di olivi, di peschi e di salici, che mettevano in mostra le loro verdi foglie nuove”.

L’impianto della città è regolare e armonioso: “ogni strada incrocia le altre ad angolo retto e le strade sono equidistanti”, al centro si trova una plaza con gli edifici pubblici e la cattedrale.

 

Un altro viaggiatore immaginario, Pepe Carvalho, ci porta invece in Avenida 9 de Julio creata nel 1936 per il quarto centenario della nascita della città (fondata nel 1536 da Pedro de Mendoza con il nome di Ciudad del Espiritu Santo y Puerto Santa Maria del Buen Ayre). L’avenida è un’attrattiva della città: ha una larghezza di 140 metri e “nella 9 de Julio, nonostante il traffico, le jacarande a novembre prendono un color lilla, a settembre i la pachi fioriscono tinteggiandosi di rosa e a febbraio i palos borrachos diventano bianchi e rosa”. Vicina si trova la Calle Corrientes “una scenografia invecchiata e caotica”, ma che è la patria del tango (M. Vazquez Montalban, “Quintetto di Buenos Aires”, Feltrinelli). Oppure il quartiere La Recoleta con “gli alberi della gomma […] con le stampelle di cemento che consentono ai vecchi rami di continuare ad essere tali” e il cimitero, dove si trova la tomba di Evita Duarte Peron.

 

Darwin è invece di gusti più forti e quello che lo colpisce maggiormente è il grande recinto del mattatoio che serve a soddisfare il grande consumo di carne, che definisce “uno degli spettacoli che più meritano di essere visti”. Difficilmente un viaggiatore di oggi, a meno che non sia di stomaco forte e non abbia alcun sentimento animalista potrebbe vedere uno “spettacolo” simile: “quando il torello – scrive Darwin – è stato trascinato nel posto dove deve essere accoppato, il matador gli si avvicina con cautela e gli taglia i tendini dei garretti: esso lancia allora un muggito di morte, il verso più espressivo che io conosca per esprimere la disperata agonia. Tutto questo spettacolo è orribile e rivoltante: il suolo è quasi interamente coperto di ossa, e cavalli e cavalieri sono insozzati di sangue rappreso”.

Dopo un simile diversivo, è molto meglio per Darwin andare in giro a cavallo per vedere le belle signore spagnole, che, con l’esperto occhio del naturalista, giudica migliori di quelle inglesi.

 

Una cosa unisce Darwin a Pepe, l’ammirazione per le piante di Buenos Aires. I pittoreschi boschetti di Darwin possono stare insieme alla considerazione che “Buenos Aires è piena di alberi eccessivamente belli, eccessivi: ombù, alberi della gomma, araucarie, palos borrachos”.

 

Classe 5^A Liceo Scientifico Tecnologico “E.Mattei” di Rosignano Solvay (Li)

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