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Bienvenidos a Panama City

19 November 2006 ore 06:30

Posizione: 8°54'72N e 79°31'4W

Al pontile del Flamenco Marina. Ore 6:30 Local Time del 17 novembre 2006. Vento da 30° a 5 nodi. Parzialmente nuvoloso.

Temperatura esterna 29°. Abbigliamento interno: bermuda y nada mas!

 

"Bienvenidos a Panama City!". Questo è quello che ci ripetono tutti sul pontile del Marina Flamenco a Balboa, dove abbiamo ormeggiato alle 16:00 local time del 17 novembre.

All'inglese (cioè con il fianco alla banchina) nel pontile più esterno del porticciolo, dove ci sono almeno 4 metri di fondale a bassa marea. Qui, infatti, le maree possono superare i 3 metri e mezzo e il rischio di trovarsi piantati nel fondo melmoso con la barca che si inclina su un lato sono alti, se sbagli ormeggio.

Accanto a noi sono ormeggiate barche di ogni tipo, dai Mega yacht a motore a uno strano trimarano senza albero dove sta Maria, una piccola Panamense carina che vive con la figlia a bordo. Dalle golette per i turisti giornalieri alle barche a vela di americani girovaghi che navigano tra la california e i caraibi. Una ci ha colpita più delle altre: un barcone a vela in legno, più o meno di 25 metri di lunghezza, di origine olandese. Ha le linee d'acqua tipiche delle barche da trasporto che solcavano le acque dei canali fiamminghi, ma con due derive basculanti montate al baglio massimo (cioè nel luogo più largo dello scafo) che le permettevano di spingersi nel mare del nord senza derivare. Ella Maillard, navigatrice svizzero/francese dell'inizio del '900 navigò parecchio a bordo di una di queste strane golette e scoprì così la passione per il viaggio che l'avrebbe spinta in tanti bari e ad attraversare la Persia e l'Afganistan in auto, negli anni '20.

 

L'armatore intende risalire la costa del Centro America e poi degli Stati Uniti fino al Canada, a Vancouver, e poi raggingerà l'Alaska. A prua di Adriatica è ormeggiata una vela di una dozzina di metri. Una coppia di statunitensi naviga al caldo attendendo di decidersi a fare il salto verso le Marchesi. La barca è perfettamente tenuta. Loro anche. Forse ce la faranno, ma non ora. A marzo, che è il periodo giusto per quella navigazione. Monica, la segretaria del Club nautico ha già pronti i documenti per lo stazionamento (e anche la fattura! Apparenza panamense, ma efficienza Yankiees). Alle 17:00 si presenta l'autorità marittima. Gentile, affabile, con questo giovane ufficiale in 10 minuti sistemiamo le scartoffie. Poi lui si perde a raccontare di Panama e delle cose da vedere: il museo delle chiuse del Canale con i video della costruzione, il centro storico, i centri commerciali, il Palazzo della presidenza e soprattutto... la zona delle discoteche! Poi ci parla della natura e del tempo e chiude affermando con sicurezza "Si dice che dio sia Panamense. Noi lo crediamo".

 

La musica di Peter Tosh si diffonde leggera in tutta la barca mentre Ricardo si appresta a iniziare i suoi lavori quotidiani. Oggi sistemazione della Boa Sarsat/Cospas (EPIRB), regolazione delle chiusure degli oblò e cambio delle serrature e cerniere danneggiate e pulizia delle colature di ruggine che su una barca in ferro come Adriatica vanno trattate subito, prima che degenerino. Io riordino un po' la posta, scrivo qualche mail, organizzo le cabine per gli arrivi di oggi. Poi farò un tagliano al generatore piccolo.

Sabrina è arrivata alle 3 del mattino e... non ha avuto il coraggio di svegliarci, quindi è rimasta a chiacchierare con il guardiano fino alle 6, quando ci siamo svegliati noi. Salvatore è il primo ad accoglierla. Presentazioni, colazione insieme. Mano a mano tutti si svegliano. La giornata di tutti si organizza. Ieri hanno lavorato duro per pulire la barca e caricare la cambusa. Per darvi un'idea 100 litri di latte, 50 scatole di pomodori pelati e salse, oltre 150 tra scatolette e confezioni di conserve, marmellate, tonno, sughi, frutta sciroppata ecc. Non meno di 60 rotoli di carta igienica e rotoloni tipo scottex, prodotti di pulizia di ogni tipo, 40 bottiglie di vino, 200 tra lattine e bottiglie di bibite e birra. 40 chili di frutta e verdura. Formaggi, carne, salumi. La farmacia di bordo conta circa 90 scatole e scatolette. 50 chili di pasta, 30 di farina, 30 tra zucchero e sale. E così di seguito. Panama city è l'ultimo porto per i prossimi 2 mesi, cioé fino in Cile. Alle Galapagos potremo approvvigionarci di frutta e poco altro. Quelle bellissime isole non producono quasi nulla e tutto deve essere importato con i costi relativi. A bordo saremo in 10 per 20 giorni e poi in 7 fino al 14 gennaio, data di arrivo a Valparaiso.

 

La pianificazione dev'essere perfetta. Come pure i consumi. Non si può mangiare quello che si vuole. O quasi, via! Non è una nave negriera. Quello che intendo dire è che si consumano prima le cose che deperirebbero in fretta. Poi, mano a mano, cercando di mantenere una dieta variata, le altre cose. Delle vitamine integrative sono altamente consigliate per le lunghe navigazioni. Due mesi in mare possono debilitare i fisici più forti. E comunque non ci facciamo mancare nulla. Pizza, torte, quiches. Facciamo il pane da noi. La carne surgelata dura settimane. Le uova fino a 40 giorni. E poi il pesce, fresco di oceano. Dorados, tonni, pagri, barracudas. Gianfranco ha delle lunghe chiacchierate con i pescatori locali e cerca di carpire i loro segreti. Ami, esche, qual è il migliore? Che grandezza? Ma le piume vanno bene? O forse ci vuole il polipo. E il filo? Che diametro? A che velocità... Un vero lavoro per una vocazione sicura!

 

Ma sento una voce. Sì, devessere Marco, Marco Bombonato che arrivava con il volo delle 9:38. Sì, è lui. Il secondo dei VpC del turno delle Galapagos.

Ciao ragazzi. A domani.

 

Filippo Mennuni

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