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Bali è riuscita a stupirmi!

5 September 2003 ore 12:00

Bali per me è stata una grande sorpresa perchè sapevo che era un posto molto affascinante, che era una meta turistica, culturale e non solo, sapevo in pratica tutto ciò che i normali turisti sanno leggendo qualche cartolina o vedendone delle immagini. Però in realtà Bali è riuscita a stupirmi... nel senso che tu arrivi nella prima cittadina, dove ti lascia l'aereoplano e ti fai l'idea di un turismo di massa, quasi incontrollato, ti fai l'idea di un luogo che ha fatto del turismo una delle sue risorse maggiori e, se non ho capito male, più del 20% delle risorse economiche di Bali arrivano attraverso il turismo. Ho trovato sì una situazione gradevole, ma molto, forse anche troppo sfruttata dal punto di vista turistico. In realtà però fai dieci km e ti trovi in una situazione meravigliosa in cui i turisti sono pochi, in cui la natura è quasi totalmente incontaminata, e i villaggi sono immersi in delle situazioni magiche, e ciò è stato una piacevolissima sorpresa...anzi c'è da sfatare due pregiudizi che sono quello della bomba e quello della S.A.R.S..

 

Il turismo infatti è molto calato a Bali negli ultimi periodi, ma in verità è un ottimo momento per visitarla: sia perchè è stato accertato che la bomba è derivata da una iniziativa esterna alla realtà balinese, voluta da un gruppo di terroristi islamici, e come è accaduto a Bali poteva succedere ovunque. Io inoltre ho visto il luogo in cui hanno fatto l'attentato. È terribile: c'è ancora un varco enorme dove sorgeva il locale, in cui si recavano per lo più solo gli occidentali, che si pensava avessero un comportamento poco rispettoso della civiltà. E quindi penso sia stato indicato quello come luogo simbolico. È una cosa venuta da fuori che non ha nulla a che fare con Bali, tanto è vero che a Bali non c'è tensione di alcun tipo, proprio perchè con Bali non hanno nulla a che fare.

A Bali il 95% della popolazione è indù e il restante 5% è assolutamente tranquillo e pienamente inserito nella società e quindi in realtà, anche grazie alla tranquilla situazione religiosa, a Bali non si sente tensione di alcun tipo.

L'altro problema da chiarire è il discorso della S.A.R.S., che riguarda anche il Vietnam. La S.A.R.S. c'è stata e questo è innegabile. Ha fatto delle vittime purtroppo, anche se il numero di queste è relativamente basso rispetto al numero di vittime che provocherebbe un qualsiasi altro cataclisma o malattia e quindi ora non c'è traccia di problemi, nè tantomeno di mascherine anti-sars, anzi di maschere ce ne sono, ma sono quelle che usano in questi posti per la danza. L'allarme è ormai rientrato e non ho percepito alcun tipo di tensione in questo senso. È una situazione in cui si può andare tranquillamente.

 

Naturalmente qui ho avuto vari incontri, di cui uno molto particolare è stato quello con Andrea Centazzo, che è un musicista molto famoso, un percussionista per la verità che ha trovato nella musica balinese uno stimolo enorme. Andrea lavora in Italia ed è stato diverse volte a Bali dove ha conosciuto diversi musicisti e, molto gentilmente ci ha guidati, a me e Giuseppe, l'operatore. Siamo stati accompagnati anche da una new entry molto disponibile, Gabriell, che per nostra fortuna, conosce bene il posto perchè passa a Bali metà del suo tempo. I due ci hanno accompagnato in una serie di villaggi in cui è davvero forte la tradizione musicale legata alla danza e non solo. È una tradizione molto particolare, molto flessibile; tu guardi queste danze e ti chiedi quanti anni abbiano. Ti dicono che potrebbero avere 200 anni, ma in realtà la versione che stavamo guardando era stata rivista sette anni prima, e questo ci fa capire che è una tradizione antica ma in continua evoluzione.

Abbiamo visto le orchestre composte o solo da donne o da bimbi, non sono professionisti, e accompagnano solitamente all'attivita di artigiano o di agricoltore quella di musicista. Difatti a Bali particolare è l'artigianato del legno e abbiamo scoperto che il 98% dell'arte tipica dei vari luoghi, per esempio le statue che tu vedi vendere in Africa o in Polinesia, in realtà sono tutte fatte a Bali, perchè ai balinesi vengono proposti dei modelli e la loro abilità è tale che li riproducono identici. Qui tutti fanno più di un lavoro e il riso è alla base sia dell'economia che della cucina, poi ci sono le attività artigianali e quelle turistiche.

 

La popolazione è squisita, di una dolcezza incredibile, e a questo contribuisce sicuramente anche la religione induista, che celebra qualunque fenomeno. Ricordo, infatti, che visitando una risaia vidi un tempietto e mi dissero che quello era il tempietto del dio dei topi. Nella loro tradizione, mi dissero che era giusto uccidere i topi perchè altrimenti avrebbero rovinato il raccolto, ma non potevano farlo semplicemente perchè era comunque sempre un'offesa alla natura, e quindi, per propiziarsela, facevano sacrifici al dio dei topi. Questo è il sintomo di un atteggiamento sempre molto rispettoso nei confronti della natura. È una civiltà permeata di misticismo. Sulla spiaggia, per esempio, vedi bellissimi fiori raccolti e posti graziosamente in cesti di bambù, che secondo me rappresentano dei sacrifici al mare, e da questo capisco che i balinesi passano un terzo del loro tempo a fare sacrifaci agli dei. È stato, in definitiva, un viaggio estremamente interessante, denso, anche se per motivi economici e di tempo siamo stati una sola settimana a Bali.

 

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