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Analizziamo insieme la rotta!

25 January 2009 ore 12:00

Filippo Mennuni, dopo averci presentato il suo amico-skipper-scrittore Simone Perotti, analizza a tavolino il percorso di Pasaya, con l'occhio attento di un Comandante che si prepara a salpare.

 

La rotta di Simone é una delle classiche per chi si dirige in Mar Rosso e poi in Indiano, e Simone ha le qualità per affrontarla. Io conosco bene la parte orientale del Mediterraneo, fino a Cipro, e poi la parte dell'Oceano Indiano, dove ho già navigato e di cui ho affrontato sia le acque che le difficoltà della pianificazione di un viaggio. Non ho invece mai navigato in Mar Rosso. Affrontiamo il viaggio come lo farebbe un navigatore (anche se in modo più succinto!).

 

Prima di tutto il tema metereologico. Dalla partenza a Suez la difficoltà é prevalentemente legata alle depressioni che in inverno spazzano il Mare Nostrum con burrasche anche di forte intensità e onda pericolosa. Di positivo c'é che Simone avrà la possibilità di ripararsi in uno dei molti porti esistenti lungo in percorso nel caso la meteo dovesse degradarsi molto. Un'altro aspetto é quello della temperatura atmosferica in Mediterraneo, che costringe l'equipaggio a organizzarsi in modo tecnicamente appropriato perché l'ambiente della barca, l'umidità, il freddo, la salsedine, mettono a dura prova anche marinai sperimentati.

Il Mar Rosso poi, é un mare piuttosto ventoso, ma caldo. Venti da nord che spingono. Pochi porti dove atterrare e molte difficoltà burocratiche nel caso si abbia a che fare con le autorità di una delle nazioni che vi si bagnano. Poi il passaggio di Gibouti, il Golfo di Aden e Socotra. La zona più pericolosa. Come dice Zanobetti, si tratta della zona più complicata e conviene aggregarsi ad un convoglio che é protetto dalle navi militari. Un solo problema... in questo periodo non ci sono convogli che passano di lì! Simone dovrà trovare la soluzione più sicura.

Poi L'Indiano settentrionale, con il suo regime monsonico e le onde alte che si formano a sud dello Yemen che possono rendere molto difficile la navigazione fino alle Maldive. In quella zona, un anno fa, nel novembre 2007, naufragava lo sloop italiano "Gi.go...2" e solo per miracolo lo skipper Pierpaolo Mori - mio caro amico - e la marinaia si salvarono dopo 9 giorni alla deriva su una zattera... ma questa é un'altra storia. Poi, l'ultima parte, é abbastanza facile, sempre che il monsone non sia troppo forte, ma avrà solo Colombo, capitale dello Sry Lanka, dove poter atterrare in caso di problemi tecnici.


Filippo Mennuni

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